La crescita delle imprese passa (anche) dal Pnrr e dal fisco

Nicola Dimitri
14.3.2022
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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'occasione unica per garantire un effettivo rilancio del sistema Paese. Allo stesso tempo, è necessario attuare importanti riforme

Non si può puntare tutto sulla dotazione economica legata al Pnrr se prima, o contestualmente, non si implementano interventi mirati atti a risolvere vecchi nodi che non permettono alle imprese di essere competitive

La riforma fiscale è strategica per la crescita del Pil italiano e l’attrazione dei capitali stranieri

Per stimolare il tessuto economico del paese, aprire a nuovi orizzonti di crescita per le imprese, attrare investitori e società estere, creare infrastrutture e con esse posti di lavoro, non è possibile trascurare il piano fiscale.
Questa è una delle conclusioni che è possibile trarre, tra le altre cose, dall'incontro organizzato da Ernst Young, nell'ambito dell'Ey Tax Day, del 14 marzo 2022 presso Palazzo Mezzanotte a Milano
L'incontro, strutturato nel solco nel precedente evento Ey – Riforma Italia, dello scorso settembre 2021, attraverso gli interventi di rappresentanti istituzionali, accademici e protagonisti della business community, è stata occasione per avviare una importante riflessione sulle principali questioni fiscali che, in questo momento, occupano l'agenda del legislatore e, in un certo modo, preoccupano contribuenti, imprenditori e investitori. A tal riguardo, si è provato a fare il punto, tra le altre cose, sul ruolo ricoperto dagli incentivi fiscali per la crescita delle imprese; sulla necessità di una riforma della giustizia tributaria; sulla competizione fiscale internazionale tra Stati e sulle aspettative legate al Pnrr.

L'incontro è stato anche – e soprattutto – l'occasione per comprendere perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza (approvato oltre sei mesi fa) è un'occasione unica per garantire un effettivo rilancio del sistema Paese e, allo stesso tempo, per quali ragioni - se non si compiono alcuni passaggi essenziali dal punto di vista normativo - le aspettative legate al miglior utilizzo di questa enorme dotazione economica potrebbero essere disattese.

Come ha messo in evidenza, in apertura dell'evento, Stefania Raddoccia – Managing Partner di Ey Tax & Law in Italia: "dopo anni di incertezza pandemica" e, inoltre, nel mentre delle crescenti "tensioni geopolitiche, non possiamo perdere il focus sulla trasformazione del Paese e del tessuto produttivo". Proprio per questo, "occorre non perdere di vista che la trasformazione passa anche e in gran parte dal Pnrr”.

E invero, a voler guardare da vicino le opinioni che si stanno formando nella business community attorno al Pnrr e alle prospettive ad esso legate, emerge che il sentiment generale non è dei più positivi. Al contrario: l'ottimismo è in rallentamento.

Da una survey condotta da Ey e Swg su un campione di oltre 1230 soggetti tra manager e opinione pubblica, emerge che un terzo dei manager intervistati afferma di non conoscere il piano di Ripresa e Resilienza in maniera adeguata.

Benché il 70% dei manager intervistati si dice fiducioso dell'azione svolta dal governo, è in crescita lo scetticismo sulle prospettive legate al Pnrr. Anzi, per quasi il 40% degli intervistati l'enfasi data al Pnrr è eccessiva e si corre il rischio di perdere di vista le altre priorità del Paese.

In buona sostanza, non si può puntare tutto sulla dotazione economica legata al Pnrr se prima, o contestualmente, non si implementano interventi mirati atti a risolvere i nodi che da tempo impediscono al Paese, dunque alle imprese, agli imprenditori, e alle attività economiche di spiccare il volo: è fondamentale investire in nuove infrastrutture, snellire l'apparato burocratico della Pubblica amministrazione, rendere più efficiente la giustizia anche tributaria

Più nel dettaglio, dall'analisi di Ey e Swg si apprende che le riforme percepite più importanti sono quelle che riguardano la realizzazione delle infrastrutture tecnologiche (che, secondo il 50% degli intervistati sono fondamentali per il rilancio economico del Paese), le riforme della pubblica amministrazione e della giustizia amministrativa (per oltre il 30%). Sono inoltre cruciali le riforme del fisco e della giustizia civile per aumentare l'attrattività del Paese nei confronti degli investitori esteri.

Il fisco, in effetti, nel nostro Paese è ancora per larga parte percepito come un ostacolo e non, invece, come potenziale volano per l'impresa. La maggior parte degli intervistati ritiene, non a caso, che la complessità del sistema fiscale italiano è un ostacolo alla competitività internazionale delle imprese italiane; che la complessità del sistema fiscale italiano ostacola l'ingresso in Italia di imprese straniere interessate ad investire nel Paese; che il fisco sia lontano dalle esigenze delle imprese e da quelle delle famiglie.

Per questa ragione, come sottolinea ancora Raddoccia, occorre guardare con favore al Pnrr ma non dimenticare di accelerare sulle riforme che, a partire dal fisco, sono la chiave per rendere “il Paese più attrattivo e competitivo a livello internazionale”.

Dello stesso avviso Davide Bergami, Partner di EY Tax & Law, secondo il quale la riforma fiscale è strategica “per la crescita del Pil italiano e l'attrazione dei capitali stranieri”.
Infine, nel rapporto tra sistema fiscale e Green Deal europeo, ad avviso della maggior parte degli intervistati nella survey anzidetta, la tassazione delle imprese dovrebbe presentare maggiore uniformità all'interno dei Paesi europei e l'80% dei manager concorda nell'affermare che le aziende che inquinano di più dovrebbero avere una tassazione più elevata a compensazione dei danni arrecati all'ambiente.

Sul fronte degli incentivi fiscali implementati negli ultimi anni, si registra invece un riconoscimento pressoché unanime del loro impatto positivo relativamente alla crescita dei consumi e alla capacità di rilanciare investimenti e volumi di affari in settori cruciali o che avevano subito forti impatti durante la pandemia.
Redattore e coordinatore dell'area Fiscal & Legal di We Wealth. In precedenza ha lavorato nell'ambito del diritto tributario e della fiscalità internazionale presso primari studi legali

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