Il tecnico leccese conquista la pole position della rosa dei possibili successori di Zinédine Zidane, accanto a Raul, Xabi Alonso e Pochettino
Iscrizione anagrafica, residenza e domicilio: sono queste le tre condizioni (alternative) da considerare affinché un soggetto sia considerato fiscalmente residente in Italia
Attenzione anche alla legge Beckham, che dal 2014 ha escluso espressamente dal proprio ambito di applicazione i calciatori professionisti
Una procedura che deve essere effettuata entro 90 giorni dall’espatrio se si intende spostare la residenza all’estero per un periodo superiore ai 12 mesi, presentando una dichiarazione agli uffici del Comune di ultima residenza o recandosi agli uffici dei consolati italiani all’estero. E “gli effetti dell’iscrizione decorrono dal momento della presentazione della domanda”, precisa Longo. Conseguentemente, i non residenti saranno soggetti all’imposizione italiana solo in riferimento ai redditi prodotti nella Penisola. Occhio però ai casi di doppia imposizione, vale a dire quando l’individuo è soggetto sia alle imposte sui redditi in Italia che in un altro paese (per esempio quando non ha provveduto a cancellarsi dall’anagrafe italiana). In questo caso, le Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni intervengono a “dirimere i casi di doppia residenza e a ripartire la potestà impositiva dei due Stati”, spiega l’esperto. L’articolo 4 del modello Ocse, per esempio, definisce quattro criteri sulla base dei quali il contribuente può essere considerato residente in uno o in un altro Stato: disponibilità di un’abitazione permanente, centro degli interessi vitali, soggiorno abituale e nazionalità. Per gli sportivi il cui trasferimento avviene di solito durante le finestre di mercato, continua Longo, “molto dipenderà dalla permanenza in Italia oltre il 2 luglio 2021, nel qual caso vi sarebbero i presupposti per essere considerati residenti fiscali in Italia nell’anno in corso”.
C’è poi anche un altro possibile aspetto da considerare, nel caso dell’allenatore leccese. Considerando l’ipotesi di un passaggio nelle mani dei Blancos e quindi di un trasferimento di residenza in Spagna, l’ex nerazzurro potrebbe andare incontro all’applicazione della cosiddetta “legge Beckham”. Un decreto legge inizialmente introdotto nel 2005, poi abrogato nel 2010 e successivamente reintrodotto con la riforma fiscale spagnola promossa dal governo Rajoy nel 2014 per favorire l’ingresso nel paese di lavoratori altamente qualificati. Tuttavia, la norma ha finito per attrarre principalmente giocatori di calcio (il suo soprannome deriva proprio da David Beckham, fra i primi ad avvalersene), al punto che nel 2014 si è deciso di escludere espressamente gli sportivi professionisti dal suo ambito di applicazione. “Bisognerebbe chiedersi se un allenatore di calcio possa rientrare in questa definizione. In generale, dall’agevolazione consegue che siano tassati in Spagna solo i redditi di fonte spagnola, mentre rimangono esclusi da tassazione i redditi di fonte estera, con l’eccezione dei redditi da lavoro che sono comunque tassati in Spagna a prescindere dal luogo di svolgimento dell’attività lavorativa, con un’aliquota ridotta pari al 24% fino alla soglia di 600mila euro di reddito e del 47% dai 600mila euro in su”.