Startup innovative, il ruolo dei finanziamenti bancari

Andrea Messuti
Andrea Messuti, Beatrice Diletta Cortesi
28.4.2023
Tempo di lettura: 3'
Cresce il ricorso al finanziamento bancario da parte delle startup. In fin dei conti, per le banche italiane finanziare startup innovative può rivelarsi più sicuro di altri tipi di impiego di fondi. Ecco perché

Il tema dei finanziamenti alle startup ha portato per lungo tempo a interrogarsi su quale fosse effettivamente la forma di finanziamento più conveniente. E, oltre alle possibilità comunemente note, il finanziamento bancario oggi ha assunto una posizione rilevante all’interno delle possibilità a cui ricorrere. 


La copertura del Fondo di garanzia 

In molti si sono interrogati sull’effettivo rischio per le startup di ricorrere all’indebitamento e, analizzando la loro strutturazione finanziaria e i dati statistici odierni, è possibile affermare che quel “rischio” di cui ci preoccupa in realtà sembra non essere così elevato. Le startup innovative e le pmi innovative godono, com’è noto, della copertura del Fondo di garanzia per pmi sui finanziamenti bancari: il Fondo garantisce – in via gratuita e prioritaria - l’80% del prestito erogato per quello che inizialmente era un massimo garantito di 2,5 milioni di euro, portato poi a 5 milioni con il decreto Liquidità. 

Dal rapporto è emerso che il Fondo ha già garantito a startup innovative oltre un miliardo e mezzo di potenziali finanziamenti bancari. Tuttavia, Il rapporto periodico del ministero dello Sviluppo economico del 2019 sul Fondo centrale evidenzia un dato che potrebbe sorprendere date le premesse: il tasso di sofferenza dei finanziamenti bancari a startup innovative è più basso delle pmi tradizionali, mentre quello delle pmi innovative è praticamente nullo. 

La tematica ad oggi ha assunto una rilevanza non indifferente dato anche quanto accaduto alla Silicon Valley Bank (Svb): uno dei centri più importanti per le aziende di tecnologia innovativa della Valley californiana, che nel 2021 era arrivata a gestire circa la metà di tutti i fondi confluivano nei finanziamenti delle società tech statunitensi. 


Il ricorso al finanziamento bancario avviene nella fase di scaleup

Seppur vero che l’Italia, in tema di finanziamenti bancari perlomeno, è in una posizione più svantaggiata di quanto non lo siano gli Stati Uniti d’America, anche nel nostro Paese il finanziamento bancario ha assunto una rilevanza tale da non poter più lasciare gli startupper indifferenti: le startup innovative che richiedono maggiormente debito bancario non sono nella fase iniziale come potrebbe pensarsi, ma in fase di scaleup. Il debito, quindi, non è finalizzato allo sviluppo del prodotto, ma piuttosto per aumentare le proprie dimensioni con il tentativo di internazionalizzarsi. Il motivo è semplice: queste società stanno facendo un passaggio fondamentale di accelerazione del business plan (dallo sviluppo alla commercializzazione o alla maggiore spinta sulla commercializzazione) che un nuovo round di equity non riuscirebbe a riflettere nella valutazione con conseguente eccessiva diluizione dei founder.  

Da notare come, rispetto alle pmi tradizionali, le startup possono accedere anche ad altri tipi di finanziamento statale e/o regionale, spesso costituiti con contributi a fondo perduto, rendendo il finanziamento bancario maggiormente tutelato. 

Per le banche italiane finanziare startup innovative con queste caratteristiche può rivelarsi come un asset class più sicuro di molti altri, per tre principali motivi: 

  • la probabilità di default è mediamente più bassa rispetto alle pmi tradizionali; 
  • l’esposizione al momento del default è notevolmente più bassa rispetto all'importo erogato inizialmente;
  • la perdita in caso di sofferenza è nettamente ridotta dalla presenza della garanzia del Fondo centrale.


Dato che le startup e le pmi innovative possono essere un’importante fonte di operazioni più strutturate, molte sono le banche che oggigiorno hanno una sezione di investment banking dedicata e competente. In conclusione, le società innovative sono sempre più spesso dotate di una solida struttura e di una competenza specifica, alla ricerca di un sostegno finanziario che ne capisca le enormi potenzialità di crescita e sviluppo. 


(Articolo scritto in collaborazione con Beatrice Diletta Cortesi, Lca Studio Legale) 

 

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Andrea Messuti
Andrea Messuti, Beatrice Diletta Cortesi
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È avvocato e partner di Lca Studio Legale, dove coordina il team di Emerging companies &
venture capital. È specializzato in operazioni di M&A e venture capital e in operazioni sui mercati
dei capitali nazionali o stranieri (con particolare riferimento alle Ipo nei settori tech e life science).
Assiste clienti italiani e internazionali operanti in diversi settori industriali e tecnologici.

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