Sos liquidità, Abi: velocizzare e semplificare le misure

L'Abi sollecita una valutazione di possibili interventi normativi e tecnologici in vista della conversione in legge del decreto liquidità e in prospettiva del preannunciato decreto rilancio
Secondo i dati raccolti da Mediocredito Centrale, al fondo di garanzia sono pervenute 138.604 domande ai sensi dei decreti “cura Italia” e “liquidità”
Secondo Confcommercio per molte imprese il rischio di azzeramento dei ricavi dovuto al calo della domanda e all'incidenza dei costi fissi sfiora il 54%.
Intanto, secondo gli ultimi dati raccolti da Mediocredito Centrale, tra il 17 marzo e il 10 maggio sono pervenute al fondo di garanzia 140.688 richieste per un importo superiore ai 7,2 miliardi di euro. Tra queste, più di 138mila sono relative alle misure introdotte con i decreti “cura Italia” e “liquidità”. In particolare, 116.923 domande riguardano i finanziamenti fino alla soglia massima di 25mila euro con una copertura al 100%, per un importo che sfiora i 2,5 miliardi di euro. Se si considera che venerdì 8 maggio si parlava di 105mila richieste, l'Abi sottolinea come nell'ultimo weekend il fondo di garanzia abbia continuato a raccogliere domande che “per numeri complessivi e importi in continua crescita – si legge in una nota – evidenziano il forte impegno delle banche e dei lavoratori bancari, pur nella prolungata emergenza da coronavirus”.

Confcommercio, a rischio chiusura 270mila imprese
Restano intanto allarmanti i dati di Confcommercio. Secondo l'ufficio studi, circa 270mila imprese del commercio e dei servizi potrebbero chiudere definitivamente qualora le condizioni economiche non conoscessero un “rapido miglioramento”, con una completa riapertura a ottobre. Un dato che potrebbe essere ancora più acuito se si considerasse, oltre alla sospensione delle attività, anche il rischio di azzeramento dei ricavi dovuto al calo della domanda e all'incidenza dei costi fissi, che in alcuni casi sfiora il 54%.
Risultano potenzialmente più colpite le micro imprese, per le quali la chiusura degli esercizi potrebbe essere la conseguenza di una riduzione pari a solo il 10% dei ricavi. A rischio, in particolare, ambulanti, negozi di abbigliamento, alberghi, bar, ristoranti e imprese di intrattenimento e cura della persona.