Tra i timori principali restano quelli legati all’incertezza economica del Paese, alla perdita del fatturato e agli effetti della pandemia sul proprio settore
Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad: “da un giusto mix tra lavoro agile e flessibilità per il miglioramento dei processi di lavoro passa la strada per l’aumento della produttività, fondamentale per il rilancio dell’economia”
Volgendo lo sguardo al passato, il 17% del primo gruppo dichiara che la difficoltà principale affrontata durante l’emergenza sanitaria sia stata quella di garantire la produttività assicurando i processi di lavoro, ma anche mantenere in funzione l’azienda (16%), prendersi cura dei rapporti con clienti e fornitori (14%) e investire nella sicurezza per porre al riparo la salute dei propri dipendenti (12%). Sul versante opposto, invece, il 72% delle imprese “professional” ha subito una riorganizzazione dei processi di lavoro, il 14% una chiusura temporanea e il 4% una riduzione dell’attività commerciale.
Tenendo conto infine dell’impatto dello shock pandemico sulla propria azienda e delle proprie stime sulla velocità di ripresa delle attività, il 23% delle imprese appartenenti alla divisione “staffing” e il 29% delle imprese “professional” ritengono che recupereranno completamente il volume d’affari registrato precedentemente allo scoppio della crisi nel primo trimestre del 2021.
“La ricerca conferma il forte impatto dell’emergenza covid sul business delle imprese italiane, ma offre anche un segnale di speranza per la ripresa con un terzo delle aziende che prevede un ritorno alla normalità già entro l’anno – commenta Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia – mentre i timori sul futuro sono soprattutto esterni al proprio business e legati allo scenario economico generale del Paese. In questo contesto, le imprese chiedono allo Stato di supportare la ripartenza con aiuti fiscali e un abbassamento del costo del lavoro, un appello di cui è necessario tenere conto nelle strategie economiche per il rilancio”.
Secondo Ceresa, in questo contesto lo smart working si è rivelato “un utile alleato”, ponendo le imprese di fronte alla possibilità di nuove “modalità di lavoro basate sulla responsabilizzazione e la fiducia”. Oggi, conclude, “proprio da un giusto mix tra lavoro agile e flessibilità per il miglioramento dei processi di lavoro passa la strada per l’aumento della produttività, fondamentale per il rilancio dell’economia”.