Pmi, l'accesso al credito resta un problema

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I prestiti bancari alle imprese non finanziarie hanno registrato un -6,4% sull'anno precedente, ovvero 45 miliardi di crediti in meno in 12 mesi

Diminuiscono le aziende in perdita: nel 2015 erano oltre 5.700, nel 2018 si aggirano attorno alle 3.200 (con un andamento previsto di aziende in utile 2018 attorno alle 41.000, dalle 38.000 del 2015)

Cresce il numero di Pmi che dimostrano un potenziale di crescita notevole, ma non sfruttato pienamente, che potrebbe beneficiare dall'ottenimento di un rating per accedere a condizioni più favorevoli per l'accesso al capitale di debito

L'accesso al credito resta una chimera. Il credit crunch resta il principale problema per le imprese. Secondo l'analisi di Mondofinace, la prima agenzia di rating FinTech in Europa (certificata Cra e Ecai da Esma nel 2015) effettuata su un campione di 50.000 piccole e medie imprese sottolinea come a giugno del 2019 i prestiti bancari alle imprese non finanziarie hanno registrato un -6,4% sull'anno precedente, ovvero 45 miliardi di crediti in meno in 12 mesi.
L'immutata tendenza negativa di flussi alle imprese ha caratterizzato in maniera stabile il periodo novembre 2011 - giugno 2019 e, adesso, si manifesta con modalità che rendono ancora più rigido l'accesso al credito per le attività di minori dimensioni.

A dare la misura della gravità della crisi è l'andamento dei finanziamenti a breve, degli utili alla liquidità, (-9% in 12 mesi), e quelli a cinque anni, per gli investimenti, che calano del 7%.

A confermare questo trend è anche uno degli ultimi rapporti di Unimpresa. In Italia, nel 2018, i prestiti alle piccole e medie imprese (Pmi)si sono infatti ridotti del 5% rispetto all'anno precedente. E la restrizione del credito bancario ha colpito con forza i 141 distretti industriali presenti nel territorio italiano che costituiscono circa un quarto del sistema produttivo del nostro Paese. Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2017, i finanziamenti alle imprese dei distretti italiani si sono ridotti complessivamente di 57 miliardi.

Il report sottolinea la presenza di Pmi, spesso ex microimprese, che dimostrano un potenziale di crescita notevole, ma non sfruttato pienamente, che potrebbero beneficiare dall'ottenimento di un Rating certificato (emesso da parte di Cra ed Ecai) al fine di assicurarsi condizioni più favorevoli per l'accesso al capitale di debito tradizionale o di finanza alternativa (factoring, invoice trading, private equity, crowdfunding, mini-bond).

La normativa Basilea III prevede, inoltre, che una banca, per emettere un finanziamento a una azienda priva di rating, debba accantonare il 100% dell'importo stesso a riserva di capitale; se, invece, il finanziamento viene erogato a una società con un rating ufficiale questo non è necessario. È evidente, quindi, come questo nuovo strumento risponda in modo efficace a una palese esigenza di sostegno alle imprese di piccole dimensioni nel mercato europeo e ancor di più in quello italiano: per un istituto finanziario poter avere a disposizione un rating così innovativo, immediato e democratico per la valutazione del rischio di credito di una Pmi rappresenta una svolta importante che potrebbe agevolare la riapertura delle linee di credito a favore delle imprese di più piccola dimensione maggiormente virtuose.

“La buona salute, con equilibrio e moderato ottimismo dei numeri, non trova sponda nelle difficoltà di accesso al credito da parte delle Pmi. Se da un lato il Fintech sta crescendo molto come alternativa alle fonti tradizionali, dall'altro il freno generale dell'economia reale non favorisce una ripresa piena e totale della circolazione di capitali”. Spiega Valentino Pediroda, Ad di Modefinance.  “C'è ancora molta strada da fare, soprattutto per quelle PMI che hanno tutte le carte in regola per crescere bene, ma non ne sono pienamente coscienti. Tra le opportunità che le nuove tecnologie hanno aperto alle imprese, una delle più evidenti è data dall'ampliamento delle modalità di finanziamento e accesso al credito grazie a un Rating certificato e accessibile in termini di tempistiche e costi”.

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