Pechino vara il piano quinquennale: gli effetti sulle pmi tricolori

Rita Annunziata
10.11.2020
Tempo di lettura: 3'
L'ex Celeste Impero si prepara a ripartire con il 14° piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Una roadmap che, secondo Gianpaolo Bruno di Ice Pechino, potrebbe aprire una finestra di opportunità per le pmi italiane “fornitrici sia di beni di consumo che di tecnologia avanzata”. Ma non solo

Il risultato sarà una sensibile crescita dei consumi da un lato e la necessità di promuovere energicamente l'innovazione del sistema manifatturiero dall'altro

L'impulso alla crescita dei consumi interni riguarderà un vasto spettro di segmenti, dall'agro-alimentare, alla moda, al design

Gianpaolo Bruno di Ice Pechino: “Il mantenimento dei vantaggi competitivi dipenderà molto dalla capacità di innovare sistematicamente prodotti e processi produttivi”

Nel mezzo delle turbolenze mondiali, dopo aver abbandonato alle proprie spalle le quarantene di massa, il partito comunista cinese ha formulato il 14° piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale dell'ex Celeste Impero. Una roadmap che punta sullo slogan della “doppia circolazione” (“shuang xun huan” in mandarino), in cui la domanda interna si prepara a scavalcare la manifattura diretta all'export. Cosa significherà per il made in Italy e in che modo le imprese tricolori potrebbero riuscire a mantenere un certo vantaggio competitivo rispetto alla controparte della Terra del Dragone? We Wealth ne ha parlato con Gianpaolo Bruno, direttore dell'Istituto nazionale per il commercio estero (Ice) di Pechino.

Quali potrebbero essere gli effetti del nuovo piano quinquennale cinese sulle imprese italiane, per loro natura export-oriented?


“Il nuovo paradigma di sviluppo della Cina che contempla una forte enfasi sullo sviluppo della domanda interna e, attraverso questa, l'alimentazione dello sviluppo del commercio internazionale, è destinato a conferire forte impulso al mercato interno e ai processi di modernizzazione dell'apparato industriale e delle catene di approvvigionamento. Di conseguenza, almeno nel medio periodo, il risultato sarà una sensibile crescita dei consumi, da un lato, e la necessità di promuovere energicamente l'innovazione del sistema manifatturiero dall'altro, generando un'ampia serie di opportunità per le imprese italiane fornitrici sia di beni di consumo che di tecnologia avanzata. Sarà quindi molto importante comprendere in maniera piena e profonda le trasformazioni del modello di sviluppo della Cina nei prossimi anni allo scopo di concepire, progettare e implementare opportune strategie di marketing per poter sfruttare le opportunità che si schiuderanno”.

E per quelle basate nella Terra del Dragone?


“Le imprese italiane presenti in Cina saranno coinvolte direttamente in queste dinamiche di sviluppo in quanto fortemente integrate nelle catene produttive e distributive della Cina e, di conseguenza, potranno essere in grado di intercettare e catturare direttamente le opportunità competitive e di mercato derivanti dallo sfruttamento del pieno potenziale dell'enorme mercato interno”.

Ma quali potrebbero essere i settori maggiormente coinvolti?


“L'impulso alla crescita dei consumi interni riguarderà un vasto spettro di segmenti, dall'agro-alimentare, alla moda, al design, mentre la crescita degli investimenti in innovazione tecnologica riguarderà le macchine utensili, la robotica industriale, l'informatica e le telecomunicazioni, i sistemi di logistica avanzata e i mezzi di trasporto elettrici, le attrezzature di protezione ambientale e le energie rinnovabili, la bio-farmaceutica e gli strumenti medicali, i nuovi materiali e le tecnologie digitali per le smart city”.

In che modo il made in Italy potrebbe riuscire a mantenere un certo vantaggio competitivo nei confronti delle aziende cinesi?


“In tale contesto, il mantenimento dei vantaggi competitivi dipenderà molto dalla capacità di innovare sistematicamente prodotti e processi produttivi, ponendo l'innovazione al centro delle strategie di impresa, investendo in ricerca e sviluppo ma anche creando opportune collaborazioni strategiche con aziende cinesi allo scopo di beneficiare degli enormi incentivi e investimenti pubblici e privati che ne traineranno lo sviluppo e di assorbirne il know how produttivo e di mercato. Occorrerà inoltre concentrarsi sui punti di forza storici delle nostre imprese, quali la flessibilità e la capacità di adattamento, la creatività nelle soluzioni progettuali personalizzate, la qualità dei prodotti e il know how altamente specializzato a presidio dei segmenti a maggior valore aggiunto delle catene del valore, formulando una chiara strategia di posizionamento sul mercato con una visione e una prospettiva di lungo periodo”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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