Liquidità, Bankitalia: l'azione del governo mette in salvo 42mila pmi

Grazie alle misure di sostegno varate dal governo tra marzo e agosto circa 42mila imprese potrebbero soddisfare il proprio fabbisogno di liquidità
Al primo posto in termini di contrazione del fatturato si posizionano i settori dell’alloggio e della ristorazione, seguiti dalle attività artistiche e di intrattenimento
Nell’ipotesi di un accesso al credito con garanzia statale, la probabilità di insolvenza crescerebbe di circa 0,6 punti percentuali, scivolando dal 2,4 al 3%
Liquidità: 142mila imprese a rischio
La metodologia di stima, precisa la banca centrale, si basa sulla proiezione dei flussi di cassa e dei profitti nel 2020, prendendo in considerazione le misure introdotte dai decreti “cura Italia”, “liquidità”, “rilancio” e “agosto”, come l'estensione della Cassa integrazione, il differimento degli oneri tributari, la moratoria sui prestiti, la garanzia pubblica sui finanziamenti e i trasferimenti a fondo perduto. Quello che è emerso è che, qualora tali sostegni non fossero stati dispiegati, il crollo del fatturato avrebbe generato un fabbisogno di liquidità complessivo di circa 48 miliardi per 142mila imprese, pari al 19% del totale del campione, ma anche una contrazione degli utili che “avrebbe reso sotto-patrimonializzate circa 100mila imprese” (il 13,9% del totale).
L'effetto sulla patrimonializzazione
Per quanto riguarda invece gli effetti della crisi epidemiologica sulla patrimonializzazione, secondo lo studio una mancata azione di governo avrebbe spinto verso lo stato di crisi 101mila imprese entro la fine dell'anno, con un deficit di 28 miliardi. Al contrario, le misure dispiegate hanno permesso di contrarre il campione a 88mila, pari al 12% del totale, per 27 miliardi di deficit patrimoniale. Inoltre, precisa Bankitalia, “quasi il 90% delle imprese che escono dallo stato di crisi grazie alle misure vi si trovava a causa dell'epidemia”. Anche in assenza del covid-19, infatti, 70mila aziende si stavano incamminando verso questa condizione, con un deficit di patrimonio di 23 miliardi. “La lettura congiunta di questi valori – si legge nello studio – indica che le misure adottate si sono concentrate sulle imprese più colpite dalla pandemia, le quali però avevano nel complesso necessità patrimoniali minori rispetto alle imprese che si sarebbero trovate comunque in stato di crisi. Ciononostante, tali misure non sarebbero sufficienti a riportare il numero delle imprese in situazione di insufficienza patrimoniale (e l'importo di tale deficit) al di sotto del livello che si sarebbe registrato in assenza della pandemia”.
Crollo del fatturato: primi alloggio e ristorazione
Al primo posto in termini di contrazione del fatturato, intanto, si posizionano i settori dell'alloggio e della ristorazione, ma anche le attività artistiche e di intrattenimento, l'energia, l'immobiliare e l'industria alimentare e tessile. Secondo lo studio, la redditività operativa, misurata dal rapporto tra margine operativo lordo e ricavi, potrebbe ridursi di oltre 1,7 punti percentuali. La redditività netta, invece, definita dal return on equity (roe), “si collocherà al 2,5%, quasi cinque punti percentuali al di sotto del valore del 2018”, spiega Bankitalia. La perdita economica attesa per la ristorazione è dunque di due miliardi, seguita dall'alberghiero con 1,7 miliardi e dalle agenzie di viaggio e tour operator con ulteriori 1,7 miliardi.