Le operazioni di M&A in Italia hanno generato un controvalore complessivo pari a 32 miliardi di euro, in calo del 15,4% rispetto ai 38 miliardi del 2018
Sono state 381 le operazioni finalizzate tra società italiane, con un incremento del 23% rispetto al dato di dodici mesi fa
Le Ipo registrate da inizio anno sono 25, un risultato in linea con quello registrato lo scorso anno (24)
Operazioni che a loro volta hanno generato un controvalore complessivo pari a 32 miliardi di euro, in calo del 15,4% rispetto ai 38 miliardi del 2018. Uno scenario quindi in controluce, che combina aspetti positivi e negativi e con i due principali indicatori – quello dei valori e quello dei volumi di attività – di segno opposto.
L’incremento del numero di operazioni, anche se di valore più contenuto, evidenzia l’incidenza delle Pmi nell’andamento del mercato M&A italiano. Kpmg invita a rilevare “positivamente” l’evidente accelerazione nel trend di utilizzo dell’M&A come leva di crescita da parte delle Pmi.
Per Kpmg il netto declino del mercato in termini di controvalori è dovuto principalmente alla riduzione dei cosiddetti big deal (grandi accordi) causata da elementi di instabilità del quadro geopolitico (in particolare la guerra dei dazi Usa-Cina e la mancanza di chiarezza sul tema Brexit) e dai segnali di rallentamento economico, provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Paesi storicamente trainanti come la Germania.
“Sottotraccia stiamo assistendo a un interessante fenomeno di consolidamento in parecchi settori del made in Italy. Si tratta spesso di operazioni di piccola taglia ma che denotano un atteggiamento imprenditoriale orientato alla crescita”, spiega Max Fiani, partner Kpmg e coordinatore del rapporto M&A.
“Gli imprenditori italiani – aggiunge Fiani – si stanno rendendo conto che la dimensione è una variabile strategica per la competitività e che l’M&A accelera i percorsi di crescita e di internazionalizzazione. Si tratta di una buona notizia anche in chiave difensiva, rispetto all’assalto delle multinazionali estere”.
Prevalgono le acquisizioni tra i confini domestici
Sono state 381 le operazioni finalizzate tra società italiane, con un incremento del 23% rispetto al dato di dodici mesi fa, che già rappresentava un record. Oltre al contributo delle Pmi, hanno contribuito a questo risultato alcuni dei serial acquirer: il gruppo Ima ha finalizzato quattro acquisizioni nel settore dei macchinari per il packaging; il gruppo informatico Zucchetti ne ha messe a segno ben 11 ed EssilorLuxottica ha acquisito Barberini, il più importante produttore al mondo di lenti da sole in vetro ottico, per 140 milioni di euro.
Cresce la propensione verso l’estero
Sono state invece 135 le acquisizioni di società estere da parte di soggetti italiani, contro le 112 dei primi 9 mesi del 2018, segnando un aumento del 20%. Ancora una volta è salita agli onori della cronaca Ferrero, che ha acquisito i business snack e biscotti del colosso americano Kellogg’s e la produttrice di biscotti danese Kelsen (rispettivamente per 1,2 miliardi e 270 milioni di euro).
Annunciati, ma non ancora finalizzati, l’acquisizione da parte di EssilorLuxottica del 76,72% del capitale della catena olandese GrandVision (per circa 5,5 miliardi di Euro) e l’accordo di condivisione delle torri in Italia tra Inwit e Vodafone (affare da complessivi 5 miliardi di euro).
Un incremento del 10% si è registrato anche nel numero di operazioni finalizzate in Italia da parte di investitori esteri: 225 contro le 204 del 2018, a parità però di controvalore complessivo pari a circa 13 miliardi.
Come avvenuto 12 mesi fa, gli investitori più attivi risultano quelli statunitensi (60 operazioni); francesi (42) e britannici (33). Restano indietro i cinesi (6), che hanno però fatto registrare una delle operazioni più importanti, con l’acquisizione dello storico produttore di elettrodomestici Candy, di proprietà della famiglia Fumagalli, da parte del gruppo Qingdao Haier (475 milioni di euro).
Ipo
Le Ipo registrate da inizio anno sono 25, un risultato in linea con quello registrato lo scorso anno (24). Il mercato alternativo (Aim) ha rappresentato la modalità più utilizzata per accedere al mercato dei capitali, con ben 23 quotazioni. Le 2 matricole sul Mta sono l’operatore fieristico riminese Italian Exhibition Group ed il colosso del settore dei pagamenti digitali Nexi, che ha raccolto oltre 2,3 miliardi di euro tra aumento di capitale e cessione di quote da parte degli azionisti.
Private equity
In crescita l’apporto dei private equity, che hanno investito oltre 8 miliardi di euro finalizzando 112 operazioni (erano state 85 un anno fa), di cui 68 riconducibili ad operatori italiani. Tra i più attivi, si segnalano Alto Partners, Wise e Idea Capital, con 3 operazioni ciascuno.
Le operazioni di maggior rilievo sono state tuttavia quelle condotte da fondi esteri: Ardian ha acquisito Celli, società leader nella produzione di impianti e accessori per la spillatura della birra, da Consilium con un’operazione di secondary buy-out.
Carlyle ha rilevato la società vicentina Forgital, specializzata nella produzione di anelli e altri componenti forgiati di grandi dimensioni, dalla famiglia Spezzapria e dal fondo italiano di investimento (oggi gestito da Neuberger Berman), che ne aveva acquisito una quota di minoranza nel 2013 e Kkr ha finanziato l’acquisizione di Magneti Marelli da parte della sua controllata giapponese Ck Holdings per circa 6 miliardi di euro.