Chiude Mosaicoon, startup siciliana simbolo del digitale italiano

4.7.2018
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Dopo quasi dieci anni, cala il sipario su Mosaicoon: la startup italiana non ha retto alla concorrenza dei colossi del web
Chiude Mosaicoon, pluripremiata startup italiana specializzata nella produzione e nella distribuzione di video per il web
L' azienda non ha retto il confronto con i colossi del web
Le parole del fondatore Ugo Parodi Giusino
Un pezzo di Silicon Valley in Sicilia. Veniva descritta così Mosaicoon, startup che per anni ha rappresentato un esempio per l'imprenditoria italiana. Qualcosa però è andato storto: dopo quasi dieci anni di attività, è arrivata il 3 luglio l'improvvisa notizia della chiusura della società. Fondata nel 2010 da Ugo Parodi Giusino, con quartier generale a Palermo e sedi in varie parti del mondo, Mosaicoon, tramite la creazione e la vendita di contenuti video per il web, è stata una delle prime società in Europa a sviluppare un modello integrato di campagne pubblicitarie virali online.
Scelta da top brand del calibro di Samsung e McDonald's, la “viral media company” (così si definiva) era motivo di orgoglio per l'innovazione nel Sud Italia. Nel corso degli anni la scaleup ( termine che viene usato per indicare le startup più grandi ) ha raccolto 12,2 milioni di euro di finanziamenti (TechCrunch). Dopo aver ottenuto nel 2010 un seed money dal fondo Vertis Venture che nel 2012 insieme ad Atlante Ventures – Intesa San Paolo ha finalizzato un round A da 2,4 milioni di euro, la società ha continuato a crescere riuscendo a chiudere, nel maggio del 2016, un round di serie B da 8 milioni di euro. Molti i traguardi raggiunti dall'azienda palermitana, vincitrice di innumerevoli premi, nominata per tre anni di fila l'azienda più innovativa d'Europa. Solo lo scorso anno era stata inserita dal Financial Times nella lista delle 1000 aziende europee che crescevano di più e meglio (1000 Europe's fastest-growing companies).
Ma nonostante i premi, nonostante i finanziamenti, nonostante il modello innovativo, e ce ne sarebbero ancora tanti di “nonostante”, la società non ce l'ha fatta. Gli sforzi non sono bastati a reggere il confronto con i colossi del web. Una concorrenza troppo grande, che ha spinto l'azienda a chiudere i battenti. Complice la mancanza di capitali, che l'azienda non è riuscita a trovare. Risorse necessarie per fronteggiare i grandi player e permettere a Mosaicoon di passare allo step successivo scalando ancora. “Il tutto è arrivato a scheggia, è stato repentino – ha spiegato Parodi Giusino in un'intervista a PalermoToday - Da un punto di vista formale andava seguito un iter. Dopo un primo momento di difficoltà, Mosaicoon non è riuscita a superare un'ulteriore fase di crescita. Dopo un primo percorso di investimenti e finanziamenti, dopo il sopravvento di moltissimi altri player come Facebook, abbiamo dovuto far fronte ad una scarsità di capitali”.
Anche se è risaputo che la stragrande maggioranza delle startup fallisce (9 startup su 10 non sopravvivono), questo fallimento rimane una pagina importante per l'innovazione italiana, una pagina su cui riflettere. È lo stesso Parodi Giusino in un'intervista ad Agi, a sottolineare l'importanza di “non lamentarsi sempre delle cose che non funzionano, che non si possono fare. E guardare a quello che si è fatto. Magari capendo gli errori per non ripeterli” e conclude “Mosaicoon è fallita ma non ha fallito, c'è una bella differenza”.
Scelta da top brand del calibro di Samsung e McDonald's, la “viral media company” (così si definiva) era motivo di orgoglio per l'innovazione nel Sud Italia. Nel corso degli anni la scaleup ( termine che viene usato per indicare le startup più grandi ) ha raccolto 12,2 milioni di euro di finanziamenti (TechCrunch). Dopo aver ottenuto nel 2010 un seed money dal fondo Vertis Venture che nel 2012 insieme ad Atlante Ventures – Intesa San Paolo ha finalizzato un round A da 2,4 milioni di euro, la società ha continuato a crescere riuscendo a chiudere, nel maggio del 2016, un round di serie B da 8 milioni di euro. Molti i traguardi raggiunti dall'azienda palermitana, vincitrice di innumerevoli premi, nominata per tre anni di fila l'azienda più innovativa d'Europa. Solo lo scorso anno era stata inserita dal Financial Times nella lista delle 1000 aziende europee che crescevano di più e meglio (1000 Europe's fastest-growing companies).
Ma nonostante i premi, nonostante i finanziamenti, nonostante il modello innovativo, e ce ne sarebbero ancora tanti di “nonostante”, la società non ce l'ha fatta. Gli sforzi non sono bastati a reggere il confronto con i colossi del web. Una concorrenza troppo grande, che ha spinto l'azienda a chiudere i battenti. Complice la mancanza di capitali, che l'azienda non è riuscita a trovare. Risorse necessarie per fronteggiare i grandi player e permettere a Mosaicoon di passare allo step successivo scalando ancora. “Il tutto è arrivato a scheggia, è stato repentino – ha spiegato Parodi Giusino in un'intervista a PalermoToday - Da un punto di vista formale andava seguito un iter. Dopo un primo momento di difficoltà, Mosaicoon non è riuscita a superare un'ulteriore fase di crescita. Dopo un primo percorso di investimenti e finanziamenti, dopo il sopravvento di moltissimi altri player come Facebook, abbiamo dovuto far fronte ad una scarsità di capitali”.
Anche se è risaputo che la stragrande maggioranza delle startup fallisce (9 startup su 10 non sopravvivono), questo fallimento rimane una pagina importante per l'innovazione italiana, una pagina su cui riflettere. È lo stesso Parodi Giusino in un'intervista ad Agi, a sottolineare l'importanza di “non lamentarsi sempre delle cose che non funzionano, che non si possono fare. E guardare a quello che si è fatto. Magari capendo gli errori per non ripeterli” e conclude “Mosaicoon è fallita ma non ha fallito, c'è una bella differenza”.