Per Mps una sorpresa positiva arriva però dal wealth management, che si conferma sostanzialmente stabile, in linea con le ultime trimestrali 2020 diramate in questi giorni dalle banche italiane
Possono spiegarlo vari fenomeni. La contrazione del business ha sortito un effetto di aumento della liquidità sui conti correnti. Le imprese hanno riscontrato una minore necessità di finanziarsi. Gli stessi clienti privati hanno accumulato giacenza sui propri conti a causa delle minori opportunità di consumo
Nelle ultime ore si è affacciato sul panorama Monte Paschi il fondo Apollo. Ma un fondo di private equity ha rendimenti attesi significativamente superiori agli asset bancari. Apollo in particolare non può realizzare sinergie con Mps. E allora perché tanto interesse per Siena?
Conseguentemente, «è aumentata significativamente la giacenza media sui conti correnti bancari», unitamente ai fondi arrivati grazie alle garanzie dello Stato. L’aumento dei depositi (a rendimento vicino allo zero e improduttivo per le banche) ha incentivato gli istituti di credito a promuovere presso i clienti «politiche di conversione dei depositi in prodotti del risparmio gestito». Così facendo, le banche hanno reso produttive le loro risorse, aumentano il margine nel segmento del wealth management. Il secondo fenomeno è legato alla liquidità riversatasi sui mercati per mancanza di alternative di spesa. «Un mini volano che ha spinto alcuni a reinvestire parte del proprio portafoglio in prodotti del risparmio gestito. Un vero e proprio trend, «come dimostrano i risultati record di raccolta – sia diretta che gestita – di questo periodo». In particolare, la gestita «ha beneficiato anche di un effetto mercato».
Fenomeno, quello della crescita del wealth management, trasversale rispetto a tutto il territorio: gli italiani hanno tenuto i propri soldi sui conti correnti convertendoli poi in prodotti di asset management per «un mix di precauzione e mancanza di possibilità di spesa».
Al di là del buon risultato del segmento wealth, nel corso del 2020 Mps ha visto indebolirsi la sua solidità patrimoniale (Cet1), scesa dal 14,7% di fine 2019 al 12,1% di fine 2020. Anche guardando al singolo trimestre, la banca ha chiuso con una perdita di 149,6 milioni di euro. Pesano sul risultato parziale costi operativi per 573 milioni, in crescita del 5,2% sul trimestre precedente e rettifiche non ordinarie su crediti per 48 milioni di euro. Nonostante 380 milioni di commissioni (miglior risultato della banca degli ultimi due anni) il risultato operativo lordo (144 milioni) è calato del 29% sul trimestre precedente.
I risultati di Mps si collocano in un contesto di sostanziale pausa sul versante acquisizioni, dice una fonte a We Wealth. «Il nuovo ad Andrea Orcel sarà operativo in Unicredit solo a fine aprile». In generale, gli assetti bancari «si stanno riconfigurando» e avranno bisogno di qualche mese per essere effettivi. Le combinazioni possibili sono molte. Nelle ultime ore si è affacciato sul panorama Monte Paschi il fondo Apollo. «Ma i fondi di private equity hanno rendimenti attesi significativamente superiori agli asset bancari», suggerisce la fonte. Il fondo Apollo inoltre «a differenza di Unicredit non può realizzare sinergie industriali con Mps». Stanti queste premesse, è «difficile formulare un prezzo appetibile», conferma l’analista. L’interesse del fondo potrebbe essere solo mirato «ad acquisire informazioni sulla target, per poi ambire a un’operazione di più ampio respiro», ipotizza un professionista del banking italiano. Quale? «Un’eventuale bad bank da scissione: questo potrebbe essere il vero obiettivo del fondo di pe, con la connessa gestione del portafoglio non performing».