Un nuovo sondaggio realizzato da Bva-Doxa per Invesco ha messo in luce le aspettative dei giovani italiani nei confronti della consulenza finanziaria
Per le due generazioni under 30 il denaro conta più dell'”autorealizzazione”, delle “relazioni” o dei “valori”, ma solo il 7% ritiene di avere competenze finanziarie “elevate”
Ad spianare la strada per la consulenza finanziaria, fra i giovani italiani è anche un altro dato politicamente scorretto. Nella scala di valori analizzata nell’indagine il denaro conta più di tutto il resto, per le due generazioni under 30, ancor più della stessa “autorealizzazione” e delle relazioni sociali. Imparare a gestire al meglio le proprie risorse finanziarie sembra la logica conseguenza di questa priorità, ma solo il 7% del campione ritiene di avere competenze “elevate” in materia. Ed è qui che la consulenza finanziaria può entrare in gioco.
Il ruolo che il consulente finanziario dovrebbe assumere, con larga maggioranza in tutto il campione, è quello di una “guida nel percorso di investimento”. Ai giovani, invece, non piace molto l’idea che l’advisor si incarichi di gestire e prendere decisioni finanziarie. Anche la funzione puramente educativa (“accrescere consapevolezza in ambito finanziario”; “farmi appassionare agli investimenti come fosse un gioco”) appare come secondaria fra le aspettative dei giovani. La semplificazione del linguaggio, però, sembra un fattore importante. Dal consulente i giovani si aspettano che sappia semplificare concetti finanziari complessi.
“Il consulente diviene quindi un mentore, in grado di essere allo stesso tempo un saggio e lungimirante ‘guru’ e una persona paziente, amichevole e dinamica”, afferma una nota diramata da Invesco, “e alla domanda su chi sarebbe il consulente perfetto, scelto tra personaggi famosi” i modelli hanno spaziato da Warren Buffett al Lupo di Wall Street Leonardo di Caprio all’accoppiata di Striscia la notizia composta da Gerry Scotti e Michelle Hunziker.
“Dalla ricerca emerge chiaramente come cambino le modalità di comunicazione, ma non i bisogni. I millennials infatti sono molto più attenti e consapevoli della necessità di investire per il proprio futuro di quanto potremmo immaginare”, ha dichiarato Giuliano D’Acunti, country head Italy di Invesco, “se, da un lato, sono ancorati a al bagaglio valoriale tipico della famiglia d’appartenenza, dall’altro guardano con interesse alle nuove tecnologie e alle nuove forme d’investimento. In questo contesto, la figura del consulente finanziario può rappresentare il perfetto punto d’incontro tra il passato e il futuro, un ponte tra generazioni solo apparentemente molto distanti, in grado di colmare il gap, scolastico e istituzionale, sull’educazione finanziaria, il cui peso è ancora troppo spesso sulle spalle delle famiglie italiane”.