La Commissione europea ha presentato le previsioni economiche di primavera. La crescita del pil reale nell’Ue è stata rivista al 2,7%: pesano guerra e inflazione
L’inflazione dovrebbe invece aumentare dal 2,9% nel 2021 al 6,8% nel 2022, per poi scendere al 3,2% nel 2023.
Espansione prolungata e sostenuta: prima che la Russia decidesse di invadere l’Ucraina erano queste le previsioni per l’economia dell’Unione Europea, appena ripresasi dall’urto della pandemia. Lo scoppio della guerra ha di fatto cambiato lo scenario, esacerbando i venti contrari alla crescita. Le materie prime costano di più, le supply chain sono sempre più intermittenti e l’incertezza è tornata a dominare economia e mercati. Risultato? La crescita, seppure positiva, sarà minore di quanto ci si aspettava e i prezzi più alti.
È quanto emerso dalle stime di primavera della Commissione europea, pubblicate lunedì. Secondo l’istituzione, grazie all’effetto combinato delle riaperture post-pandemia e della forte azione politica intrapresa per sostenere la crescita, anche nel 2022 l’economia europea crescerà. Ma meno di quanto previsto prima della guerra. La crescita del pil reale nell’Ue e nell’area dell’euro è ora prevista al 2,7% nel 2022 e al 2,3% nel 2023, in calo rispetto al 4,0% e al 2,8% (2,7% nell’area dell’euro). La maggior parte della revisione è da attribuirsi all’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche. Sebbene fossero già aumentati in modo sostanziale prima della guerra, l’incertezza sulle catene di approvvigionamento ha spinto i prezzi verso l’alto.
E così l’inflazione ha preso slancio dall’inizio del 2021. Dal 4,6% su base annua nell’ultimo trimestre del 2021 è passata è salita al 7,5% in aprile, il tasso più alto nella storia dell’Unione monetaria. La Commissione si aspetta un’inflazione nell’area euro del 6,1% nel 2022, prima di scendere al 2,7% nel 2023. Si tratta di una revisione significativa rispetto alle stime d’inverno del 3,5%. L’inflazione dovrebbe raggiungere un picco del 6,9% nel secondo trimestre di quest’anno per poi diminuire gradualmente. Per l’Unione Europea, l’inflazione dovrebbe aumentare dal 2,9% nel 2021 al 6,8% nel 2022, per poi scendere al 3,2% nel 2023.
L’andamento dell’attività economica e dell’inflazione ad ogni modo dipenderà fortemente dall’evoluzione della guerra, in particolare dal suo impatto sui mercati energetici. Se si dovesse andare in contro a un taglio totale delle forniture di gas dalla Russia, la Commissione prevede per il 2022 una crescita inferiore del 2,5% e un’inflazione superiore del 3% rispetto alle stime dello scenario centrale.
Le buone notizie arrivano invece dal mercato del lavoro e dai conti pubblici. Nel 2021 sono stati creati più di 5,2 milioni di posti di lavoro nell’economia dell’UE, che hanno attirato quasi 3,5 milioni di persone in più nel mercato del lavoro. Inoltre, il numero di disoccupati è diminuito di quasi 1,8 milioni di persone. I tassi di disoccupazione alla fine del 2021 sono scesi al di sotto dei precedenti minimi storici. Si prevede che l’occupazione nell’Ue crescerà dell’1,2% quest’anno e che i tassi di disoccupazione diminuiscano ulteriormente, fino al 6,7% quest’anno e al 6,5% nel 2023 nell’UE e al 7,3% e al 7,0% rispettivamente nel 2022 e nel 2023 nell’area dell’euro.
Infine, nonostante i costi delle misure per mitigare l’impatto dei prezzi elevati dell’energia e per sostenere le persone in fuga dall’Ucraina, il disavanzo pubblico aggregato nell’Ue è destinato a diminuire ulteriormente nel 2022 e nel 2023, grazie al continuo ritiro delle misure di sostegno messe in campo per fronteggiare il covid. Dal 4,7% del pil nel 2021, il disavanzo nell’Ue dovrebbe scendere al 3,6% del Pil nel 2022 e al 2,5% nel 2023, mentre invece il rapporto debito/pil dovrebbe scendere a circa l’87% nel 2022 e all’85% nel 2023.