Rialzo Fed da 75 punti base, Powell: proseguiremo

Secondo Jerome Powell gli Stati Uniti avranno necessità di un periodo di crescita più bassa della media se si vuole riportare l'inflazione sui target
Come indicato dalla maggioranza degli analisti, la Federal Reserve ha preferito evitare l'azzardo di un rialzo dei tassi da 100 punti base, mantenendo la rotta a quota 75. Resta comunque una mossa decisa, la terza consecutiva con questa stessa entità: ora il range dei tassi è a 3-3,25%, il più elevato dal 2008. Il voto del comitato è stato unanime.
Nonostante fosse l'esito largamente più atteso e fra i due possibili il meno severo, Wall Street è virata immediatamente in negativo, cancellando i guadagni e portandosi in ribasso dello 0,79%. Il ribasso ha avuto vita breve, con colpo di coda durante la conferenza di Powell.
Nel frattempo, il dollaro si è rafforzato ulteriormente sull'euro, con un +1,33% subito dopo la pubblicazione delle decisioni del Fomc, successivamente rientrato su un rialzo dello 0,7%.
I tassi al 2023 sono ora proiettati (secondo il dot plot) verso un punto conclusivo a quota 4,6% - segno che il ciclo di rialzi non è ancora vicino alla fine.
La scelta nella continuità
Il rialzo dei tassi, in questa riunione, era una scelta obbligata per il Fomc, dopo che ad agosto un nuovo dato sull'inflazione aveva superato le aspettative, con un rialzo mensile dello 0,1%, per il dato generale, e un aumento ancor più consistente per l'inflazione di fondo "core". Il rischio che le aspettative sull'inflazione futura potessero dare ancor più forza agli aumenti dei salari era stato in qualche modo ridimensionato dagli ultimi sondaggi dei consumatori. Questo potrebbe aver spinto il presidente Jerome Powell e i suoi colleghi a lasciare da parte il mega-rialzo da 100 punti base.
Nel grafico in basso è possibile osservare le previsioni aggiornate su Pil e inflazione - che la Fed ha rivisto in senso peggiorativo per l'anno in corso. Rispetto alle previsioni dello scorso giugno, la Fed si aspetta un Pil in rialzo dello 0,2% nel 2022 (decisamente più basso rispetto all'1,7% previsto tre mesi fa), un tasso di disoccupazione appena più elevato a 3,8% (contro il 3,7%), mentre l'inflazione Pce sarà al 4,5% (contro il 4,3% previsto a giugno).
Per il 2023 la Fed ora si aspetta una crescita decisamente più modesta e una disoccupazione più elevata. Allo stesso tempo, è stata alzata l'attesa sull'inflazione per il 2023 dal 2,7 al 3,1%. In tempi normali, una crescita più contenuta con maggior taddo di disoccupazione si accompagna ad un aumento dei prezzi più moderato. Ma la Fed, nell'aggiornare le sue stime, si è avvicinata un po' di più a uno scenario di tipo stagflattivo (termine da prendere in modo non letterale, dato che la banca centrale americana vede comunque una crescita superiore al punto percentuale nel prossimo anno).
Jerome Powell ha precisato che le previsioni sono figlie di un presente al di fuori dell'esperienza storica. In particolare, anche se nel 2023 l'inflazione scenderà rispetto a quest'anno, la disoccupazione sarà più elevata (ribaltando la relazione nota come curva di Phillips).
Nel comunicato, il Fomc ha dichiarato che "gli indicatori recenti indicano una crescita modesta della spesa e della produzione" e che "negli ultimi mesi la crescita dei posti di lavoro è stata robusta e il tasso di disoccupazione è rimasto basso". Sul fronte opposto, "l'inflazione rimane elevata, a causa degli squilibri della domanda e dell'offerta legati alla pandemia, all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia e a pressioni più ampie sui prezzi". Anche la guerra in Ucraina è esplicitamente citata fra le cause alla base della maggiore pressione inflazionistica.
La Fed quando fermerà i rialzi? Questa la domanda più ricorrente rivolta dai cronisti al presidente Powell, nel corso della conferenza stampa. La sua risposta non ha offerto agli osservatori cifre precise: la Fed si fermerà quando verrà raggiunto un tasso in grado di esercitare una "significativa pressione verso il basso sui prezzi", ha dichiarato il presidente della Fed.