Cottarelli: Italia? Speriamo no recessione Ue altrimenti crisi profonda

2.4.2019
Tempo di lettura: 3'
Le prospettive di crescita dell'Italia nel contesto europeo hanno bisogno “anche di un po' di fortuna”. Se ci saranno “scosse esterne” che mandano “l'Europa in recessione”, il Paese potrebbe andare incontro a una “crisi profonda”. L'intervento di Carlo Cottarelli al Salone del Risparmio 2019
Per Cottarelli “è in corso un rallentamento dell'economia” a livello globale e l'Italia deve “sperare che sia temporaneo”
Secondo l'economista il prossimo anno in Italia senza aumento dell'Iva si arriverà a un deficit del 3,5%
Per l'economista la crescita deve ripartire dal congelamento della spesa primaria da un aumento delle entrate tramite la crescita stessa
“A questo punto occorre anche essere fortunati. Bisogna contare anche sul fatto che ci sia un po' di fortuna, che non ci sia qualche scossa esterna che mandi l'Europa in recessione e che ci mandi in crisi profonda". Carlo Cottarelli inizia così, con uno sguardo realista in linea con il suo stile professionale e oratorio, la sua panoramica sulle prospettive di crescita dell'Italia nel contesto europeo. Nella sua lezione/intervento alla prima giornata della decima edizione del Salone del Risparmio 2019, l'economista ed ex commissario alla spending review del governo Monti, Cottarelli traccia un quadro a tinte grigie sulla salute del Paese. E avverte: "A livello globale è in corso un rallentamento dell'economia, dobbiamo sperare che sia temporaneo".
L'Italia crescerà “se va bene”, aggiunge sarcastico l'economista “dello 0,3% annuo. Confindustria e l'Ocse sono anche meno ottimisti, secondo me esagerano, però si parla di un valore non molto più alto dello 0”. Questo, secondo Cottarelli, ha effetto su conti pubblici: “Non credo che quest'anno sarà avviata una procedura per deficit per l'Italia, ci sono anche le elezioni. Tutto si gioca in autunno e sul bilancio del 2020. Se quest'anno il deficit arriverà al 2,4%, il prossimo anno senza aumento dell'Iva si partirà dal 3,5%. Non posso pensare che i mercati se ne stiano tranquilli di fronte a quel deficit, di fronte a un debito che è amentato quest'anno e con la prospettiva che aumenti ancora”, commenta Cottarelli.
L'economista ha chiamato poi in causa una parola temuta da mercati e investitori: crisi. “Le crisi - ha analizzato l'economista - sono fenomeni fortunatamente abbastanza rari, ma non impossibili. E se si verifica una crisi il costo è enorme. Spesso le crisi avvengono quando il debito, a un livello già alto, ricomincia a crescere. Se il debito riprende a crescere a un passo di 3-4 punti percentuali all'anno le cose potrebbero diventare pericolose. Potrebbe succedere se non si prendono misure di cambiamento o se l'Europa va in recessione. In questo caso saremmo i primi ad essere vulnerabili. Le variabili sono troppe, e gli economisti non hanno la sfera di cristallo, ma un Paese dovrebbe essere in grado di resistere a una recessione, mentre in Italia io temo che si trasformerebbe in una crisi con crollo del Pil del 3-4%. E questo può succedere perché il Paese è vulnerabile”.
Cottarelli - che individua in tassazione, burocrazia e lentezza del sistema della giustizia i peggiori mali del Paese - per un quadro più completo sulla situazione italiana “bisognerà vedere quale Governo ci sarà in autunno, dato che al momento il Governo attuale punta su strategia sbagliata per rilanciare Italia, basata su maggiore spesa pubblica”. “Non mi sembra che per ora abbia funzionato – precisa Cottarelli – e quando hanno provato a fare le cose in grande si sono scontrati con l'aumento dello spread. Quando hanno rivisto cose quest'anno spinta è stata minore. Riproporranno stessa strategia per prossimo anno? Io credo che i mercati non reggeranno a una riproposizione di questo genere. Credo che questa strategia non funzioni”.
Per l'economista la ricetta ‘vincente' della crescita deve ripartire dal congelamento della spesa primaria e da un aumento delle entrate tramite la crescita stessa. “Se fosse stato fatto così qualche anno fa, quest'anno avremmo il bilancio in pareggio e il debito si sarebbe ridotto in modo significativo. Questa è la cosa che non abbiamo fatto e ci troviamo con una vulnerabilità ancora piuttosto significativa sui conti”.
Secondo Cottarelli, anche il nome del futuro numero uno della Banca centrale europea avrà una certa rilevanza: “Non tanto per quanto riguarda la normale gestione della politica monetaria. Forse ci sarà un presidente della Bce che viene dal Nord e aumenterà tassi un po' più rapidamente di Draghi, ma non penso che ci saranno differenze fondamentali. Il futuro Draghi potrebbe però fare la differenza in uno scenario di crisi. Non siamo ancora in crisi, ma il rischio di cadere in una situazione come quella del 2011-12 è abbastanza significativo. Dobbiamo chiederci come l'Ita uscirebbe dalla crisi, al di là delle riforme”.
Per Cottarelli in caso di crisi “sarebbe necessario l'intervento - non dopo 9 mesi ma dopo 9 ore – un intervento della Bce per far scendere tassi di interesse. Certo, se l'Italia fa i propri compiti sulle riforme. E in quel caso la rapidità dipenderebbe in modo cruciale da chi è alla guida della Bce. Un ritardo sarebbe fatale. Dobbiamo chiederci se ci sarebbe qualcuno pronto ad agire rapidamente oppure che invece direbbe: ‘Italiani vi abbiamo dato 8 anni di tassi bassi, avete sprecato tempo e ora arrangiatevi'. Sarebbero due scenari completamente diversi”.
L'Italia crescerà “se va bene”, aggiunge sarcastico l'economista “dello 0,3% annuo. Confindustria e l'Ocse sono anche meno ottimisti, secondo me esagerano, però si parla di un valore non molto più alto dello 0”. Questo, secondo Cottarelli, ha effetto su conti pubblici: “Non credo che quest'anno sarà avviata una procedura per deficit per l'Italia, ci sono anche le elezioni. Tutto si gioca in autunno e sul bilancio del 2020. Se quest'anno il deficit arriverà al 2,4%, il prossimo anno senza aumento dell'Iva si partirà dal 3,5%. Non posso pensare che i mercati se ne stiano tranquilli di fronte a quel deficit, di fronte a un debito che è amentato quest'anno e con la prospettiva che aumenti ancora”, commenta Cottarelli.
L'economista ha chiamato poi in causa una parola temuta da mercati e investitori: crisi. “Le crisi - ha analizzato l'economista - sono fenomeni fortunatamente abbastanza rari, ma non impossibili. E se si verifica una crisi il costo è enorme. Spesso le crisi avvengono quando il debito, a un livello già alto, ricomincia a crescere. Se il debito riprende a crescere a un passo di 3-4 punti percentuali all'anno le cose potrebbero diventare pericolose. Potrebbe succedere se non si prendono misure di cambiamento o se l'Europa va in recessione. In questo caso saremmo i primi ad essere vulnerabili. Le variabili sono troppe, e gli economisti non hanno la sfera di cristallo, ma un Paese dovrebbe essere in grado di resistere a una recessione, mentre in Italia io temo che si trasformerebbe in una crisi con crollo del Pil del 3-4%. E questo può succedere perché il Paese è vulnerabile”.
Cottarelli - che individua in tassazione, burocrazia e lentezza del sistema della giustizia i peggiori mali del Paese - per un quadro più completo sulla situazione italiana “bisognerà vedere quale Governo ci sarà in autunno, dato che al momento il Governo attuale punta su strategia sbagliata per rilanciare Italia, basata su maggiore spesa pubblica”. “Non mi sembra che per ora abbia funzionato – precisa Cottarelli – e quando hanno provato a fare le cose in grande si sono scontrati con l'aumento dello spread. Quando hanno rivisto cose quest'anno spinta è stata minore. Riproporranno stessa strategia per prossimo anno? Io credo che i mercati non reggeranno a una riproposizione di questo genere. Credo che questa strategia non funzioni”.
Per l'economista la ricetta ‘vincente' della crescita deve ripartire dal congelamento della spesa primaria e da un aumento delle entrate tramite la crescita stessa. “Se fosse stato fatto così qualche anno fa, quest'anno avremmo il bilancio in pareggio e il debito si sarebbe ridotto in modo significativo. Questa è la cosa che non abbiamo fatto e ci troviamo con una vulnerabilità ancora piuttosto significativa sui conti”.
Secondo Cottarelli, anche il nome del futuro numero uno della Banca centrale europea avrà una certa rilevanza: “Non tanto per quanto riguarda la normale gestione della politica monetaria. Forse ci sarà un presidente della Bce che viene dal Nord e aumenterà tassi un po' più rapidamente di Draghi, ma non penso che ci saranno differenze fondamentali. Il futuro Draghi potrebbe però fare la differenza in uno scenario di crisi. Non siamo ancora in crisi, ma il rischio di cadere in una situazione come quella del 2011-12 è abbastanza significativo. Dobbiamo chiederci come l'Ita uscirebbe dalla crisi, al di là delle riforme”.
Per Cottarelli in caso di crisi “sarebbe necessario l'intervento - non dopo 9 mesi ma dopo 9 ore – un intervento della Bce per far scendere tassi di interesse. Certo, se l'Italia fa i propri compiti sulle riforme. E in quel caso la rapidità dipenderebbe in modo cruciale da chi è alla guida della Bce. Un ritardo sarebbe fatale. Dobbiamo chiederci se ci sarebbe qualcuno pronto ad agire rapidamente oppure che invece direbbe: ‘Italiani vi abbiamo dato 8 anni di tassi bassi, avete sprecato tempo e ora arrangiatevi'. Sarebbero due scenari completamente diversi”.