Le operazioni di M&A sono fondamentali perché in questo modo le banche potranno affrontare meglio la digitalizzazione del settore
M&A e innovazione tecnologica sono però sinonimo di tagli di posti di lavoro per gli istituti di credito che si troveranno coinvolti
Più aggregazione significa però dare il via ad una stagione di tagli del personale. E questo è inevitabile dato che si verranno a creare sovrapposizioni di figure professionali, dal momento che si parla di aggregazioni tra due o più società. Queste operazioni di M&A sono necessarie per la Perrazzelli dato che “banche più grandi e più efficienti sono verosimilmente in grado di sostenere con minori difficoltà gli ingenti investimenti richiesti per posizionarsi nel nuovo contesto di mercato determinato dalla digitalizzazione dell’offerta dei servizi finanziari”. Nel 2017 – si legge nel testo di un intervento – tra le imprese con un numero di addetti compreso tra 20 e 49 solo un quinto aveva adottato almeno una tecnologia avanzata (come le applicazioni della robotica e dell’intelligenza artificiale). La quota sale a un terzo tra quelle medie e supera la metà per quelle con 250 addetti o più. Perrazzelli aggiunge che in Italia non è limitato (solo) l’impiego di beni e servizi digitali da parte delle imprese, ma è anche bassa la loro produzione.
“La digitalizzazione del settore bancario è in corso ma è ancora lontano dall’essere completata” afferma Perrazzelli. La digitalizzazione risulta completa solo nel segmento degli strumenti di pagamento: su quasi 300 banche analizzate risulta che tutte consentono pagamenti online. Anche l’offerta di strumenti per la gestione del risparmio attraverso canali digitali è piuttosto diffusa ma “si registra un ritardo più generalizzato nell’offerta di prestiti online, in particolare alle imprese. In quest’ambito la tecnologia è utilizzata per offrire servizi di tipo informativo, quali la richiesta di preventivi, e raramente consente di perfezionare la sottoscrizione del contratto. “I progetti di sfruttamento di Big Data sono stati avviati da tutti gli intermediari più grandi e solo parzialmente dagli altri”. Progetti che hanno ad oggi “finalità prettamente commerciali” ma “risulta ancora molto limitato il loro utilizzo per la valutazione della rischiosità, il pricing e il monitoraggio dei clienti nell’ambito dell’attività di erogazione del credito”.
E dunque al carico della aggregazione si aggiunge anche la digitalizzazione. L’entrata di servizi sempre più digitali può iniziare a minare il personale delle banche. E a confermarlo è la stessa Perrazzelli, che durante l’evento ha aggiunto come la digitalizzazione potrà comportare ricadute negative sul mercato del lavoro, determinando la scomparsa di alcune mansioni. In prospettiva, tuttavia, se ne creeranno di nuove, che richiederanno abilità e competenze elevati. La rivoluzione digitale è già in corso e rappresenta un cambiamento dal quale non si può prescindere, ma che deve essere guidato e accompagnato con politiche che ne mitighino le ripercussioni negative di breve periodo.