Vontobel WM: “Siamo un private atipico, tra family business e startup”

Pieremilio Gadda
Pieremilio Gadda
20.6.2022
Tempo di lettura: 5'
Le due anime di Vontobel wealth management sim, la divisione dedicata ai grandi patrimoni del gruppo di Zurigo, coesistono e si integrano, nel racconto di Lorenzo Palleroni, ex Credit Suisse, da due anni alla guida della struttura milanese

A livello globale la divisione wealth del gruppo elvetico gestisce masse pari a 93 miliardi di euro.

Fiore all’occhiello dell’offerta sono le gestioni e la consulenza di portafoglio, ma con un “modello su tre livelli”.

Tradizione e reputazione. Decisioni rapide e anima digitale. È un po’ family business e un po’ startup la Vontobel WM sim lanciata in Italia nel 2020 dal gruppo finanziario elvetico, sotto la guida di Lorenzo Palleroni, ex Credit Suisse con una consolidata esperienza nei servizi dedicati ai grandi patrimoni. 

Una divisione che, a livello globale, gestisce masse pari a 95,8 miliardi di franchi svizzeri (93 miliardi di euro, dato al 31 dicembre 2021).

Vontobel wealth management, numeri e attività


“Vontobel è un cognome prima di essere un brand”, esordisce Palleroni. “Siamo un family business e questo significa che il nostro asset più importante è la reputazione, la stabilità: non è un caso se Zeno Staubamministratore delegato da 11 anni, ma è entrato in azienda addirittura 20 anni fa. 

Nel board siedono ancora due nipoti di Vontobel. Al tempo stesso, però – argomenta il top manager la sim che abbiamo lanciato incarna lo spirito della startup: il progetto è partito a inizio 2020 e abbiamo deciso di andare avanti nonostante la pandemia, perché il posizionamento in Italia, anche come wealth management, è strategica per il gruppo”.


La sim milanese ha 600 clienti, 25 professionisti, di cui 10 banker. L’obiettivo è di reclutarne 3-5 all’anno nei prossimi quattro, tra dipendenti e agenti, per arrivare a un team di al massimo 40 persone entro il 2025. Dimensioni da boutique, che resteranno tali.


La struttura manageriale è piatta. “La catena è corta, permette di prendere decisioni rapide: questo ci ha permesso di plasmare il progetto in modo artigianale, con spirito di squadra, partendo dalle nostre esperienze pregresse”, dice Palleroni. “Abbiamo optato per una piattaforma realmente aperta e i numeri lo confermano: tra consulenza e risparmio gestito, meno del 15% degli asset proviene da Vontobel, comprendendo fondi e anche certificati”.

La nascita di Vontobel wealth management


La scelta di aprire una Sim, autorizzata da Consob a marzo del 2020, anziché una semplice branch, riflette la volontà di un posizionamento forte, che richiede una serie di presidi, in termini di capitalizzazione e obblighi di compliance. Ma i processi operativi sono comunque più snelli rispetto a una banca. 


E a proposito di processi “abbiamo puntato fin da subito su un’operatività molto flessibile, via telefono, mail, attraverso il canale fisico e la piattaforma digitale. L’onboarding del cliente – precisa – è per scelta molto strutturato”. 


Il nucleo originario della sim italiana affonda le radici nel 2015, con la vendita della Finter Bank della famiglia Pesenti al gruppo di Zurigo. Un’operazione che prende forma dopo l’ultima delle voluntary disclosure, e porta in dote, quindi, capitali già interamente “sanati”. “C’è uno sforzo evidente di filtrare la clientela in ingresso”, dichiara il manager. Torna il tema della reputazione. Che, rivendica Palleroni, trova riscontro anche nella trasparenza sul pricing.

L’offerta di Vontobel nel private

 

Fiore all’occhiello dell’offerta sono le gestioni e la consulenza di portafoglio, ma con un “modello un po’ diverso rispetto agli altri player”, che si articola su tre livelli: la base è uno zoccolo duro, il portafoglio core, di asset allocation strategica, ampiamente diversificato. 


Su questo si impianta un secondo livello, “conviction”, dedicato agli investimenti nei confronti dei quali nutriamo una forte convinzione: qui trovano spazio temi come il gaming, lo smart farming, il clean tech, accanto ad aree più mainstream come la robotica e la cybersecurity, su cui si può costruire un posizioniamo anche attraverso i certificati emessi dal gruppo. 


Il terzo livello di alfa è focalizzato su una selezione mirata di singole azioni e opportunità tattiche di breve termine. “Siamo riconosciuti, tra l’altro, per la gestione azionaria del mercato svizzero, oggi particolarmente attraente per le connotazioni value e gli alti dividendi”, dice il manager. La logica è modulare: si può optare solo per la componente core o per uno degli altri livelli. Anche qui – conclude tradizione e innovazione si incontrano.

 

Direttore del magazine We wealth direttore editoriale della redazione di We Wealth. Nato a Brescia, giornalista professionista, è laureato in Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano. Nel passato ha coordinato la redazione di Forbes Italia e Collabora anche con l’Economia del Corriere della Sera e Milano Finanza.

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