Un traguardo che porterebbe l’industria ad aumentare il suo peso tra i canali distributivi fino a rappresentare un terzo della ricchezza investibile delle famiglie italiane.
Ma ricercare nuove opportunità di investimento significa anche creare cultura ed educazione finanziaria nei confronti di nuove tipologie di strumenti, che sono più illiquide rispetto a quelle del passato. Una necessità, ma anche un’opportunità per imprese e imprenditori da un lato e per investitori dall’altro.
Il ruolo della consulenza
L’appuntamento, organizzato annualmente da Aipb – Associazione italiana private banking e punto di riferimento per il settore del wealth management, è stato il momento per ribadire ed esaltare l’importanza della consulenza.
In uno scenario di tassi bassi, in alcuni casi negativi, quanto può essere importante – ci si è chiesti – una buona consulenza proprio per quelle famiglie che investendo correttamente i loro risparmi possono anche indirettamente essere d’aiuto alla ripresa e allo sviluppo del paese?
Può essere fondamentale, è la risposta unanime dei partecipanti. “La consulenza gioca un ruolo estremamente importante per il futuro del Paese”, ha dichiarato Andrea Boltho, emeritus fellow Magdlen College, Università di Oxford, spiegando che mentre in passato la consulenza finanziaria indirizzava il risparmio verso delle attività più o meno remunerative, oggi il suo ruolo è ancora più importante a causa di questo probabile livello di tassi di interesse zero o addirittura negativi. “In questo contesto, infatti, il risparmio delle famiglie, soprattutto in Italia, deve essere indirizzato verso investimenti produttivi e naturalmente verso investimenti che non abbiano tassi di interesse negativi”, ha precisato.
Il risparmio e il sentiment degli italiani
Si è invece focalizzato sul sentiment degli italiani Francesco Maietta, direttore di ricerca del Censis, che nel rapporto “Investire nel futuro dell’Italia”, realizzato insieme ad Aipb, ha detto che “il 66% degli italiani si dice profondamente in ansia per l’incertezza”: un’ansia esistenziale, che è risalita anche verso i ceti benestanti che tradizionalmente vivevano con maggior tranquillità.
A partire dalla grande crisi del 2008 gli italiani hanno reagito in tre modi:
1 – Aumentando il cash nei portafogli per far fronte a eventuali spese impreviste. La parte cash delle famiglie vale oggi circa 1.600 miliardi, pari al 34% del totale del portafoglio, in aumento dal 23% precedente la grande crisi. E anche i benestanti detengono attualmente circa 170 miliardi cash, pari al 10% della liquidità totale che c’è attualmente nei portafogli delle famiglie del nostro paese.
2 – Incrementando la propensione all’autotutela. Gli italiani sono consapevoli che lo Stato non potrà dare tutto a tutti, soprattutto finita l’emergenza, per cui hanno capito che occorre investire i propri soldi per costruire delle forme di autotutele.
3 – Infine, investendo nell’economia reale. Nell’ultimo anno, infatti, 120 miliardi di euro dei clienti del private banking sono andati verso l’economia reale; un valore destinato potenzialmente a crescere.
“Il fenomeno di eccesso di liquidità sui conti correnti non è solamente italiano ma è europeo – ha poi precisato il presidente di Assogestioni, Tommaso Corcos – Negli ultimi trimestri il tasso di risparmio delle famiglie, non solo quelle italiane ma nel contesto più allargato, è aumentato in maniera significativa, è quasi raddoppiato. E questo accade principalmente per due motivi – ha confermato – Il primo è legato all’incertezza della crisi e quindi in contesti così difficili chi può risparmia in modo significativo. Poi c’è un secondo elemento e riguarda i tassi d’interesse che sono quasi a zero. Quindi quella porzione di investimento che andava allocata sulle obbligazioni ha visto un ridimensionamento”. Secondo il presidente di Assogestioni, “oggi si stanno creando delle opportunità, ci sono dei settori e delle aziende che riescono a sistemarsi e adattarsi al nuovo scenario. Quindi, in momenti come questi, è importante approfittare anche delle volatilità che si vengono a realizzare tenendo presente quello che è l’obiettivo principale del proprio investimento”.
Maietta sì e poi focalizzato sul ruolo sociale del private banking e sulle caratteristiche che deve possedere, spiegando che “competenza, empatia, relazionalità e vicinanza descrivono la distintività del private banking rispetto ad altre forme di consulenze”. Mentre Gian Paolo Manzella, sottosegretario, ministero dello Sviluppo Economico, ha poi evidenziato l’importanza del ruolo degli esperti del settore. “È molto importante che ci siano degli esperti di private banking che vadano a fare scouting sulle opportunità di investimento. Secondo me è un ruolo essenziale – ha detto – Io nel mio lavoro vado in giro e vedo tante imprese, c’è una ricchezza nascosta e questa ricchezza italiana va fatta emergere e su di essa vanno concentrate le risorse italiane”.
Focus sulla protezione
Il mondo dei private banking gestisce più di un terzo della ricchezza degli italiani, una ricchezza che è stata messa a dura prova dalla pandemia. Nella fase più acuta, dopo un 2019 estremamente positivo, i portafogli private hanno perso il 9% nel primo trimestre del 2020. Poi c’è stato un recupero nel secondo semestre. In queste fasi quanto è importante la protezione e il valore della consulenza?
“Proteggere il patrimonio dei clienti è da sempre uno degli obiettivi centrali del private banking e farlo in questi momenti è ancora più difficile e più importante. Fino a qualche anno fa esistevano solo poche asset class di investimento, le azioni e le obbligazioni; oggi le classi di investimento sono molto più numerose e sono tra l’altro correlate tra di loro in modo meno stabile”, ha spiegato Andrea Ragaini, consigliere e membro del comitato direttivo Aipb, che poi ha proseguito dicendo che quando la strada diventa più tortuosa serve una guida che accompagni il cliente dentro al mondo degli investimenti e che sappia dargli i consigli giusti, magari riducendo quella emotività nelle scelte di investimento che spesso fa fare ai clienti le scelte sbagliate.
Il futuro del private banking
Si è soffermato, invece, sul futuro del private banking, Saverio Perissinotto, vicepresidente Aipb e ceo di Eurizon, che ha dichiarato: “Sono tre gli elementi importanti che mi sento di evidenziare per il futuro del private banking: 1. In un contesto di tassi negativi deve indirizzarsi su diverse asset allocation rispetto al passato e con un orizzonte d’investimento più lungo. Bisogna ragionare per “goal investing”, cioè sempre più per obiettivi del cliente. 2. Il risparmio dovrebbe diventare una materia di educazione anche tra le generazioni giovani. 3. Si deve creare un patto tra le istituzioni, la produzione di strumenti di risparmio gestito e la distribuzione, per favorire l’allungamento dell’orizzonte temporale con interventi fiscali da una parte e costi che scemano nel tempo dall’altra”.
Altre voci
La XVI edizione del Forum del private banking ha visto poi anche la partecipazione di Irene Tinagli (presidente commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo), Elena Goitini (consigliere, Aipb), Tiziana Togna (vicedirettore generale e responsabile della divisione intermediari, Consob), Davide Iacovoni (dirigente generale – direzione II debito pubblico, ministero dell’Economia e delle Finanze), Silvio Ruggiu (consigliere e membro del comitato direttivo, Aipb), Fabrizio Greco (consigliere e membro del comitato direttivo, Aipb), Federico Sella (consigliere e membro del comitato direttivo, Aipb), e Paolo Federici (vicepresidente, Aipb), ognuno dei quali ha fornito una propria fotografia dello scenario attuale e del private banking del futuro.