Secondo l’Aipb sarebbe utile semplificare i requisiti per la quotazione delle Pmi, ma anche adottare una modifica della Mifid II
Ciò consentirebbe arrivare a raccogliere tra i 450 e i 600 miliardi di euro che servono per sostenere la crescita delle aziende
Quando l’investimento in pmi è la strategia giusta per un investitore retail qualificato, le industrie della consulenza finanziaria e del risparmio gestito dovrebbero sostenerlo, congiuntamente alla legislazione che le indirizza e le controlla. Le pmi si confermano protagoniste della crescita economica, dell’occupazione, dell’innovazione e del gettito fiscale in Ue. I finanziamenti servono proprio per alimentare e accelerare la loro crescita, ma i mercati dei capitali pubblici dell’area (piatti dal 2014) mostrano un limite alla loro capacità di essere una fonte di finanziamento conveniente per questi attori. I mercati dei capitali pubblici forniscono sostanziali benefici sociali perché offrono la possibilità di allocare la ricchezza finanziaria in modo efficiente tra risparmio delle famiglie e imprese emittenti; e nel contempo di dare agli investitori una via d’uscita dall’investimento e permettere alle pmi di raccogliere fondi durante tutte le fasi della loro crescita.
Quando la quotazione è la strategia giusta per un’azienda per finanziare la propria crescita, i mercati dei capitali dell’Ue e la legislazione sottostante dovrebbero sostenerla. Invece, un rapporto Oxera fa osservare come il numero di quotazioni nell’Unione a 28 risulti in costante diminuzione (sceso del 12% a fronte di una crescita del Pil del 24% nel periodo 2010/2018). Per invertire questa tendenza, i benefici della quotazione devono superare i costi. Anche perché il mercato potenziale di imprese emittenti non manca: in Italia, il numero delle società non finanziarie con caratteristiche ampiamente idonee per l’accesso al listino di Borsa risulta attorno alle 2.200, secondo Banca d’Italia. Il private banking sostiene la diffusione di una cultura dell’investimento al servizio di una nuova sensibilità sociale per la governance del Paese e delle sue imprese. Perché l’accesso ai mercati pubblici offre benefici a lungo termine: per esempio, una quotazione azionaria dà a un’azienda una valutazione reale e azioni che possono essere usate come valuta per acquisire altre aziende, oltre ad attrarre, mantenere e premiare il personale in modo significativo. Può anche permettere ai fondatori di rimanere al controllo della loro azienda (per esempio, invece di venderla a un grande gruppo) e di accedere alla liquidità a lungo termine per la loro partecipazione. Porta un profilo più alto, credibilità e visibilità. Permette alle aziende di posizionarsi su una piattaforma globale. Affinché imprenditori, dipendenti e investitori possano beneficiare dell’avanzamento verso i capital market, ci sarebbero alcune azioni da promuovere per ridurre le barriere e i costi di quotazione.
Dalla semplificazione dei requisiti, alla modifica del Regolamento per la prevenzione e la gestione degli abusi di mercato (Mar) per ridurre i costi di conformità e ridurre l’esposizione ai rischi. Sarebbe urgente la revisione della Mifid II per dare accesso a investitori al dettaglio qualificati alle offerte primarie e secondarie di azioni e debito attualmente aperte solo a investitori professionali. E sarebbe opportuno promuovere il voto multiplo in Assemblea per aiutare i fondatori dell’impresa a mantenerne il controllo; oltre che introdurre standard Esg volontari. L’obiettivo per tutti è raccogliere tra i 450 e 600 miliardi di euro (in aggiunta ai 400 – 550 miliardi di euro già previsti sotto forma di afflusso di capitale pubblico e privato dalla Commissione europea), con la consapevolezza che oggi si parte da un capitale raccolto sui mercati pubblici nel 2020 di soli 77,4 miliardi.
Questo articolo è tratto dal numero del magazine We Wealth di febbraio