Portafogli private, troppo cash e pochi investimenti alternativi

“Non mi piace il denaro, rende le persone prudenti”: questa frase del noto giramondo Chris McCandless, che aveva deciso di vivere all'avventura facendo a meno dei soldi, sembra riflettere paradossalmente il comportamento degli investitori "private".
Anche se patrimoni più elevati potrebbero suggerire una gestione più ambiziosa dei rischi, infatti, i chief investment officer e i market strategist delle banche private globali faticano ad allineare i portafogli dei clienti a quelle che sarebbero, a loro giudizio, le scelte d'investimento più appropriate. In particolare, gli investimenti alternativi come private equity e hedge fund, non riescono a fare breccia e restano molto al di sotto delle raccomandazioni dei Cio, secondo i risultati dell'ottavo Global Asset Tracker, uno studio condotto da Professional Wealth Manager.
Nel dettaglio, la metà dei Cio intervistati sostiene che l'allocazione sul private equity adottata dai clienti private sia inferiore alle raccomandazioni; mentre il 46% e 43,6% affermano la stessa cosa per gli hedge fund e per il private debt. Nell'ambito degli investimenti alternativi è l'immobiliare, invece, a riscuotere un po' più successo: il 25% dei cio afferma di osservare un'allocazione superiore alle loro raccomandazioni, contro il 20% che ne osserva una minore esposizione.
Ma l'evidenza più macroscopica consiste nell'esposizione al cash, la cara vecchia liquidità piace anche ai clienti facoltosi: secondo i cio intervistati da Pwm, ben il 58,4% degli intervistati destina alla liquidità una percentuale superiore alle loro raccomandazioni.
La possibilità di tollerare orizzonti temporali più lunghi potrebbe far propendere gli investitori ad alto patrimonio a una maggiore esposizione ai mercati non quotati, il cui principale svantaggio è una minore liquidità. Non poter rientrare in possesso del proprio investimento in tempi brevi resta, per molti clienti private, un ostacolo difficile da accettare. Non basta, dunque, la promessa di ritorni a lungo termine mediamente più interessanti. Del resto, l'80% dei chief investment officer è convinto che gli investimenti alternativi possano incrementare i ritorni del portafoglio corretti per il rischio.
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Le private bank, comunque, sono entrate nel 2023 con una previsione meno ottimista sulle prospettive degli investimenti alternativi, rispetto a quello dell'anno precedente. A indicare un "sovrappeso tattico", ossia una maggiore esposizione agli alternativi è, allo scorso gennaio, il 37% delle private bank (con una media del 13% del totale di portafoglio) contro il 62% del 2022. L'orientamento sugli investimenti alternativi si è dunque fatto neutrale per il 57% dei cio delle private bank. Ad aver guadagnato terreno sugli alternativi sono state soprattutto le obbligazioni, che hanno ricominciato a offrire rendimenti nominali dopo anni di "letargo" forzato dai tassi d'interesse rasoterra.
"Anche se le obbligazioni sono tornate ad essere un elemento di diversificazione del portafoglio e una fonte di reddito", ha affermato a Pwm il global cio di Rothschild, Lars Kalbreier, "gli alternativi offrono agli investitori un rendimento più elevato nel lungo periodo, ma al costo di una minore liquidità, che alcuni clienti privati non riescono a digerire".