Barella (Bim): “tra i tanti temi che stanno innovando l’industria del private banking quelli che abbiamo valutato tra i più interessanti sono il passaggio alla consulenza olistica e l’interesse verso il segmento dei private markets”
“Spetta ai private banker il difficile compito di, non solo proporre, ma anche spiegare le scelte di investimento. La consulenza evoluta sta diventando il valore distintivo dei leader di settore”
Le scelte di portafoglio di Bim alla luce della rotazione settoriale e dei principali trend di mercato in atto
Quali sono i principali trend in atto nell’industria del private banking e come ha impattato la crisi pandemica?
Tra i tanti temi che stanno innovando l’industria del private banking quelli che abbiamo valutato tra i più interessanti sono il passaggio alla consulenza olistica e l’interesse verso il segmento dei private markets. Il passaggio alla consulenza olistica diventerà un “must have” e non più solo un “nice to have”. Viene oggi richiesto ai gestori patrimoniali di soddisfare una maggiore varietà di esigenze dei clienti al fine di preservare e far crescere le loro attività. I private markets potrebbero diventare, nel tempo, una estensione dell’allocazione alle tradizionali asset class; immobili e infrastrutture potrebbero diventare il “nuovo reddito fisso” e private equity/venture capital e debito privato potrebbero emergere come una estensione dell’allocazione azionaria. Lo scoppio della pandemia ha invece fatto da acceleratore per il tema già avviato dei servizi finanziari digitali. Il crescente interesse per le tecnologie digitali e i prodotti fintech dovrebbe continuare il suo slancio quest’anno, anche una volta che la pandemia si sarà placata.
Come si sono evoluti i bisogni della clientela negli ultimi anni?
Le conoscenze in campo finanziario dei clienti sono indubbiamente cresciute, l’industria nel suo complesso ha per lo più risposto con un aumento numerico dei prodotti offerti, rispondendo con la quantità dove i clienti chiedono qualità. Il cliente sembra dirci che è in grado di capire di più e meglio la finanza. Non è più sufficiente quindi offrirgli una scelta più ampia, ma è necessario offrirgli i prodotti giusti, aiutandolo a capire il motivo di quella scelta in termini di qualità. Spetta ai private banker questo difficile compito di, non solo proporre, ma anche spiegare le scelte di investimento. La consulenza evoluta sta diventando il valore distintivo dei leader di settore.
In che direzione sta andando Bim per andare incontro alle esigenze dei clienti?
Banca Intermobiliare da sempre si distingue per l’indipendenza e l’alto livello di conoscenza ed esperienza del proprio personale, abituato a soddisfare le esigenze di una clientela di elevato standing. In questo ultimo biennio la banca ha mantenuto e rafforzato la sua vocazione storica di porta di accesso ai mercati finanziari mondiali tramite la propria sala operativa di eccellenza, centro di raccolta ed esecuzione di ordini di investimento tra i più moderni ed evoluti del panorama finanziario italiano. Dove trader esperti supportano la clientela dalle 07:00 alle 22:00, e consentono investimenti sia in Asia quanto in America su tutti i tipi di prodotti, cash, bonds e derivatives, il tutto in tempo reale. Contestualmente Bim ha puntato sul tema della consulenza evoluta supportando i private banker con soluzioni personalizzate e innovative, veicolate tramite processi ad alto contenuto tecnologico. Nel contesto pandemico i gestori patrimoniali hanno potuto utilizzare delle asset allocation tattiche, dimostrando che c’è un grande valore in questa strategia che è più contrarian e stabile rispetto alla semplice riduzione del rischio nei momenti peggiori.
Alla luce della rotazione settoriale in atto, quali cambiamenti state apportando ai portafogli dei clienti?
Lo scenario di euforia per l’imminente accelerazione della crescita economica, le Banche Centrali che oppongono poca resistenza al rialzo dei rendimenti e una maggiore divergenza nella conduzione della politica monetaria tra i vari Paesi è certamente difficile per il mercato obbligazionario e gli spread sono a livelli troppo compressi per offrire protezione da movimenti avversi dei tassi. Per questo stiamo riducendo l’esposizione su asset class come i titoli di Stato dei Paesi periferici europei e il credito corporate, approfittando anche della rete di salvataggio della Bce. Sull’equity la rotazione verso i segmenti Value e i settori ciclici, che beneficiano del rialzo dei rendimenti obbligazionari, si sta mostrando sufficientemente forte da sostenere il mercato e a livello geografico crea le condizioni anche per un ritorno della sovraperformance dell’Europa. Infine il dollaro statunitense è probabilmente tornato ad essere il migliore bene rifugio e fornisce la migliore esposizione sul tema dell’eccezionalità dell’economia Usa, mentre l’appeal delle commodities come diversificatore del rischio di portafoglio è fortemente accresciuto, anche in ottica di un nuovo super-ciclo rialzista.
Secondo la vostra view, quali sono i principali temi da tenere d’occhio e come si traducono nelle vostre scelte di portafoglio?
I mercati si stanno posizionando sempre più verso il nuovo tema dominante della reflazione, legata all’ottimismo per la riapertura delle economie grazie all’implementazione della campagna di vaccinazione di massa e all’insediamento dell’amministrazione Biden. Tra questi spicca la differente “velocità di fuga” delle economie dalla pandemia e la rotazione dal maxi stimolo monetario, che ha prevenuto una crisi finanziaria su larga scala, al maxi stimolo fiscale per risanare le disuguaglianze acuite dalla pandemia. Per gli Usa si tratta del più grande esperimento di surriscaldamento dell’economia, i cui effetti finali sono difficili da decifrare per la scarsità di precedenti storici. Il mix degli stimoli di policy crea uno scenario complessivamente favorevole per le asset class rischiose, in particolare per l’azionario, e penalizzante per il mercato obbligazionario, mentre rende necessario aumentare l’esposizione su asset class meno tradizionali come valute e materie prime per proteggersi dagli scenari più estremi, come il ritorno dell’inflazione.
Con alcuni listini internazionali (dal Dax all’S&P 500) che hanno recentemente aggiornato i massimi storici, i mercati sono a rischio bolla?
Negli ultimi mesi sono aumentate le preoccupazioni per possibili bolle sui mercati finanziari: basti pensare che la parola “bolla finanziaria” è sempre più presente nei motori di ricerca sul web e che l’acronimo Fomo “Fear of missing out” cioè la paura degli investitori di rimanere fuori dal mercato, è stato il mantra dello scorso anno. Segnali della “Esuberanza irrazionale” citata nel libro di Robert Shiller sono evidenti per esempio nel recente rally del Bitcoin o nei titoli come Game Stop gettonati tra i retail trader americani sulle piattaforme Robin Hood e Reddit. Ma si tratta per il momento di sacche circoscritte del mercato che non rappresentano un rischio strutturale per l’intero sistema finanziario. L’esplosione della capitalizzazione di borsa dei Faang (Facebook, Alphabet, Amazon, Netflix, Google) è giustificata invece dal dirompente successo del business della tecnologia nei tempi moderni, esperienza già vissuta nella storia passata per esempio con lo sviluppo dell’automobile (General Motors), dell’elettrificazione (General Electric), dell’espansione petrolifera (Exxon Mobil), della telefonia (At&t) e del computer (Ibm).