I banker partono dall’auto-diagnosi della propria personalità finanziaria prevalente e oggi sono in grado di capire qual è il tipo di comunicazione più efficace da mettere in campo con i clienti
Le ricerche dicono che riducendo gli errori cognitivi, si genera un extra-rendimento, sino al 3% annuo, su un portafoglio bilanciato
Accorciare la duration dei titoli a reddito fisso. Amplificare la diversificazione valutaria. Mantenere un orientamento positivo a favore dell’equity, in termini relativi, rispetto ai bond. Grazie a queste scelte strategiche, impostate fin da inizio anno, “i nostri portafogli hanno dimostrato una migliore tenuta rispetto ad altre realtà, a parità di profilo di rischio rendimento, pur nell’ambito di performance negative sui mercati, da inizio anno”, dichiara Massimiliano Nannetti, responsabile della rete di private banking di Banca Aletti, che può contare su 270 banker.
Non potrebbe essere diversamente, quando azioni e bond cadono in simultanea, sotto i colpi della stretta monetaria e delle incertezze sulla traiettoria di crescita e inflazione, aggravate dallo scenario bellico.
La piattaforma di consulenza di Banca Aletti
Attutire il colpo è già un risultato. Che non è frutto di semplice “fiuto”, ma di disciplina. “E di una piattaforma di consulenza ben costruita”, argomenta Nannetti. “La nostra si articola da una solida base di moderna teoria di portafoglio, integrata con il modello Black-Litterman: si parte da una robusta view macro e da una mappa predittiva della volatilità e dei rendimenti attesi, per costruire l’asset allocation tattica e strategica, che viene declinata in modo diverso, nei portafogli, in base ai bisogni dei clienti e ai principi di finanza comportamentale applicata”.
Il processo d’investimento, cioè, si integra con gli obiettivi individuali e con la personalità finanziaria prevalente dell’investitore, che viene messa a fuoco attraverso un’indagine ad hoc, dal questionario Mifid all’analisi dei movimenti di portafoglio.
I banker sono pienamente ingaggiati? “Abbiamo completato un piano di formazione triennale, iniziato nel 2019 e proseguito in pieno lockdown e oltre. I banker partono dall’auto-diagnosi della propria personalità finanziaria prevalente e oggi sono in grado di capire qual è il tipo di comunicazione più efficace da mettere in campo con i clienti che hanno una diversa personalità finanziaria dominante. In questo modo, possono avere maggiore successo nel correggere gli errori cognitivi che spesso inducono i clienti a prendere decisioni sbagliate, dettate dall’emotività, e distruggere valore. La sensazione è che questo sistema stia funzionando in modo efficace.
Rispetto ai sell-off osservati a inizio 2020, i clienti hanno mostrato una maggiore consapevolezza negli ultimi mesi. In larga maggioranza, sono rimasti investiti, facendosi accompagnare in una revisione dei portafogli, funzionale ad interpretare meglio il nuovo scenario di mercato, senza cedere alla tentazione di vendere. Le ricerche dimostrano che riducendo gli errori cognitivi, si genera un extra-rendimento, sino al 3% annuo, su un portafoglio bilanciato”.
La rete di Banca Aletti sul territorio
Nel frattempo, racconta Nannetti, “abbiamo riorganizzato la rete sul territorio, puntando su una struttura per team. Ogni team è composto da tre o quattro professionisti, che seguono clienti appartenenti a diversi cluster, segmentati in funzione delle esigenze e del patrimonio.
“In questo modo, favoriamo una maggiore condivisione delle competenze, tra figure più senior e più junior, mettendo a disposizione della clientela più evoluta una squadra di professionisti. Ovviamente, c’è sempre la possibilità di portare al tavolo gli specialisti di portafoglio, dai gestori patrimoniali agli advisor, dagli specialisti di private markets ai fund selector o altri esperti a supporto della rete, che operano negli uffici centrali”.
Nei prossimi mesi, Banca Aletti punta a valorizzare su larga scala le sinergie di gruppo, a cavallo tra finanza ordinaria e straordinaria, a vantaggio della clientela imprenditoriale. “Il valore della relazione spesso si esprime ancora meglio nelle tematiche di natura non finanziaria. Quando siamo in grado di offrire risposte concrete e di qualità in termini di pianificazione patrimoniale, passaggio generazionale. Quando strutturiamo in modo efficace un’operazione di finanza straordinaria, in sinergia con il corporate e l’investment banking o aiutiamo il cliente a scrivere un contratto di escrow agreement, per una necessità specifica, attraverso la fiduciaria”.
L’inflazione è strutturale: come investire
E per la parte finanziaria? Quali sono oggi, gli indirizzi di asset allocation, da declinare poi in base ai bisogni e alla personalità finanziaria dei diversi clienti? “In un contesto di picco inflattivo quest’anno e di nuovi livelli di inflazione strutturale a partire dal 2023, la prima considerazione è di evitare la “non azione” e rivisitare i portafogli con logica di medio termine.
La componente di liquidità deve essere minima proprio per evitare l’erosione di valore reale. Nell’ambito obbligazionario suggeriamo rating elevati e duration contenute, con attenzione ad un graduale incremento dei tassi variabili in un contesto di elevata diversificazione geografica e valutaria.
Il cardine per la difesa del valore reale del portafoglio rimane l’esposizione azionaria, che nel medio-lungo termine può esprimere maggior valore con un approccio di ingresso graduale in ambito dividend e value, su aree geografiche a maggiore tenuta e senza dimenticare i temi di sostenibilità. I private market e le soluzioni assicurative sono un utilissimo complemento, quest’ultime in particolare, anche per ragioni di ottimizzazione fiscale”.
Articolo tratto da We Wealth di settembre, n°49