Un italiano su quattro è deciso a promuovere azioni per il cambiamento climatico mentre sei imprese su dieci ritengono che la sostenibilità ricopra un ruolo centrale
Eppure, il 46% degli istituti di credito non considera i criteri Esg sistematicamente nell’ambito della strategia di business
Gianluca Randazzo, Mediolanum: “Le banche svolgono un ruolo straordinario nel responsabilizzare la clientela”
Diverso è il caso di Banca Mediolanum, che ha scelto di mettere a diretto riporto dell’amministratore delegato green e innovazione. “Noi abbiamo iniziato a produrre il bilancio di sostenibilità anche prima del decreto legislativo che obbliga alla Dnf (Dichiarazione non finanziaria, ndr)”, spiega Gianluca Randazzo, head of sustainability dell’istituto. “Il tema è condividere il valore della sostenibilità, aiutando le aziende a comprenderne l’impatto, entrando nei loro meccanismi e accompagnandole nel percorso di trasformazione. L’imprenditore spesso ci chiede come fare in modo che il suo sistema produttivo possa restare in utile perché è diffusa l’ipotesi che intervenire sulla supply chain possa determinare un prezzo per i clienti e, conseguentemente, incidere sull’utile. Ma questo accade perché spesso i piccoli e medi imprenditori hanno un approccio rapido, mentre lo switch che stiamo vivendo richiede tempo”.
Secondo Randazzo, “le persone intimamente erano pronte da tempo alla sostenibilità” ma avevano “bisogno di una spinta”. E il tema regolamentare e normativo ha rappresentato una spinta importante, necessaria e che non deve arrestarsi. Le banche, conclude, “svolgono un ruolo straordinario nel responsabilizzare la clientela”. Mentre i regulator, aggiunge Barzaghi, “hanno acceso un faro molto importante su queste tematiche” e non cogliere questo trend rischia di determinare anche dei rilevanti “danni reputazionali”.
In questo contesto, però, bisogna fare attenzione a non chiudere completamente i rubinetti ai soggetti considerati “brown”, avverte la direttrice comunicazione e sostenibilità di illimity Isabella Falautano. “L’obiettivo delle banche deve essere quello di accompagnarli tutti nella transizione, sviluppando ogni lettera dell’acronimo. A partire dalla diversity. La diversity è un motore di energia, ma ovviamente va governata. E le banche sono particolarmente indietro in termini di diversità di genere, specie se si considerano le realtà non quotate, il management, i comitati di direzione e, in generale, chi partecipa ai tavoli decisionali. Ci troviamo di fronte a delle piramidi rovesciate, con tante donne che partono e poi non arrivano alla vetta. In questo modo, si rinuncia a del talento prezioso”.