Il soffitto di cristallo si è scalfito

Da Jane Fraser a Elena Patrizia Goitini, diverse donne hanno infranto il “soffitto di cristallo” nell'anno della crisi. Ma una piena uguaglianza di genere è ben lungi dall'essere raggiunta
Nella classifica di European women on boards, l'Italia vanta la percentuale più elevata in assoluto in termini di donne nei comitati di gestione e di controllo (45%)
Segre: “Vincolare l'azione del Comitato per l'attuazione dei principi di parità di trattamento e uguaglianza di opportunità tra lavoratori all'emissione di buone pratiche e codici di condotta”
Ma nonostante i positivi passi in avanti, una piena uguaglianza di genere è ben lungi dall'essere raggiunta. Secondo un recente studio di European women on boards, solo il 6% delle società quotate sull'indice Stoxx Europe 600 (su un campione di 668 aziende) vanta ai propri vertici una donna e unicamente il 19% riporta una professionista che ricopre almeno una di queste funzioni: chief executive officer, chief operating officer o chief financial officer. Per non dimenticare che unicamente il 28% dei ruoli dirigenziali e non dirigenziali è ricoperto da donne e, se all'interno dei Consigli di amministrazione la presenza femminile è contenuta intorno al 34%, per il piano esecutivo la percentuale scivola ancor più in basso (17%).
“Il dato italiano è incoraggiante, perché si pone poco sopra la media europea con un onorevole sesto posto e superando chi meno ci si aspetta, come la Spagna e la Germania. Vuol dire che sui livelli apicali si sta lavorando alacremente per una rappresentanza femminile coerente con la popolazione del Paese”, spiega Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation. “Ma le donne ceo sono solo il 4%, rispetto a una quota che supera il 20% nei paesi del Nord Europa. Le Nazioni Unite hanno fissato una scadenza per il 2030 per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere, ma gli studi indicano che nessun paese l'ha ancora gestita con lungimiranza da un punto di vista normativo e sociale, nonostante le buone intenzioni”.
Secondo Segre, anche le misure introdotte con la legge di bilancio 2021 (l'esonero contributivo al 100% per le assunzioni di giovani e donne) sono state dunque necessarie, a fronte di “una disoccupazione giovanile in crescita al 29,7% e una perdita nel 2020 di 440mila posti di lavoro”, di cui 312mila donne e 135mila giovani nella fascia sotto i 24 anni. Ma cosa può essere fatto ancora, dal punto di vista normativo, per sostenere la componente femminile della popolazione? “Dopo tante task force, bisognerebbe rafforzare e vincolare l'azione del Comitato per l'attuazione dei principi di parità di trattamento e uguaglianza di opportunità tra lavoratori e lavoratrici istituito nel 2006 all'emissione di buone pratiche e codici di condotta che portino a misure definitive, verso le imprese e il settore privato più in generale”.
Articolo tratto dal magazine We Wealth di marzo 2021