Parità di genere: oltre 8 cittadini su 10 la considerano una priorità

Rita Annunziata
18.10.2021
Tempo di lettura: 5'
L'84% dei cittadini ritiene che colmare il divario di genere e progettare una ripresa economica inclusiva rappresenti una priorità assoluta. Ma la crisi pandemica ha finito per rallentare il countdown dell'uguaglianza. I dati diffusi in occasione del Women's Forum G20 a Milano

Il Women’s Forum G20 Italy riunisce il 18 e il 19 ottobre al Politecnico di Milano i vertici di oltre 100 imprese e istituzioni nazionali e internazionali degli Stati membri

Il 35% della popolazione del G20 ritiene che nel proprio paese la parità di genere non sarà mai raggiunta, una percentuale che sale al 50% a livello globale

Che l'attuale crisi economica, sociale e sanitaria abbia esacerbato drasticamente le diseguaglianze preesistenti è un dato di fatto. Ma secondo Chiara Corazza, rappresentante speciale per il G7 e G20 del Women's Forum for the economy & society intervenuta in occasione del Women's Forum G20 Italy  che riunisce il 18 e il 19 ottobre al Politecnico di Milano i vertici di oltre 100 imprese e istituzioni nazionali e internazionali degli Stati membri e di cui HEC Paris è global partner, l'attuale pandemia “rappresenta un'occasione unica” per ridisegnare “le nostre economie e società”. Costruendo “un mondo migliore” a beneficio dell'umanità nel suo complesso. Un obiettivo che, nei dati raccolti da Ipsos per il nuovo Barometro sulla gender equality, ben si sposa anche con gli interessi degli stessi cittadini.
Lo studio ha coinvolto 9.500 soggetti appartenenti ai 19 paesi del G20. Ben l'84% degli intervistati (il 79% degli uomini e l'89% delle donne) ritiene infatti che colmare il divario di genere e progettare una ripresa economica inclusiva rappresenti una priorità assoluta. Ma, secondo Audrey Tcherkoff, managing director del Women's Forum for the economy & society, viviamo ancora in un mondo in cui, in ogni crisi che si presenti, i diritti delle donne vengono messi in gioco. “Abbiamo perso 136 anni in termini di uguaglianza di genere con la crisi pandemica”, spiega Tcherkoff. Al punto che il 35% della popolazione del G20 ritiene che nel proprio paese la parità di genere non sarà mai raggiunta, una percentuale che sale al 50% se considerano il mondo nel suo complesso.
“Queste cifre sono inaccettabili, è ora di agire. La popolazione è perfettamente consapevole della terribile situazione che stiamo vivendo. È un dato di fatto che misure obbligatorie come le quote rosa abbiano contribuito a ridurre drasticamente il divario di genere nei paesi che le hanno attuate. E fino all'86% degli intervistati si dichiara favorevole a questa tipologia di interventi”, racconta Tcherkoff. Senza dimenticare che per l'80% (si parla del 75% nel caso degli uomini) la società sarebbe un posto migliore se le donne avessero le stesse opportunità degli uomini.

Secondo Emma Marcegaglia, presidente del B20, “quando parliamo di women empowerment” bisogna adottare “un approccio sistemico”. Coinvolgendo tutte le parti in gioco, dalle società private ai governi. Ma il vero punto di partenza è quello di un cambiamento culturale. “Bisogna partire dalle famiglie, dalle scuole, dalle istituzioni. Quanto alle aziende, l'emancipazione femminile deve essere una mission del ceo, non del responsabile delle risorse umane. Infine, credo che una delle policy più importanti da attuare sia quella di un'eguale condivisione dei compiti familiari tra uomini e donne. Tutto ciò che può aiutare le donne a combinare carriera lavorativa e incombenze familiari, a partire dai congedi parentali, sono un aspetto fondamentale. Ora è il momento di agire”, conclude Marcegaglia.

“Il nostro obiettivo è quello di realizzare una She covery for all, una ripresa inclusiva e sostenibile che metta il ruolo delle donne al centro dell'Agenda del G20”, interviene Corazza. “Per questo presenteremo 10 proposte operative ai grandi del Pianeta riuniti a ottobre a Roma. E sempre per questo stiamo coinvolgendo i vertici delle maggiori imprese nazionali e internazionali affinché diventino i nostri Ceo Champions (i campioni dell'eguaglianza di genere, ndr) impegnandosi a firmare un patto per lo Zero gender gap. Abbiamo la responsabilità di dare risposte e soluzioni concrete, perché il ruolo centrale delle donne nella vita economica e sociale non è solo una questione di genere ma una sfida epocale”.

In questo contesto, ricordano infine gli esperti, si contano circa 224 milioni di donne imprenditrici nel mondo, che rappresentano il 35% delle aziende nell'economia globale. Donne che, tuttavia, si trovano a fronteggiare importanti disparità nell'accesso ai finanziamenti (solo il 2% dei finanziamenti privati o pubblici arriva nelle casse delle aziende al femminile a livello internazionale). Eppure, il 34% delle realtà guidate da donne sono state in grado di diversificare le proprie catene di fornitura, ottenendone un vantaggio in termini di performance. Stando ai dati del Barometro sulla gender equality, l'88% della popolazione nei paesi del G20 è dunque favorevole a politiche innovative che garantiscano una certa parità di accesso ai finanziamenti pubblici e privati e l'80% ritiene che, se le donne avessero le stesse opportunità degli uomini nella loro vita professionale, questo avrebbe delle conseguenze positive sull'intera società. “Dobbiamo offrire alle donne, soprattutto alle giovani, dei modelli da seguire e replicare. Ma, per portarle ai vertici, è necessario far sì che diventi un obiettivo aziendale. E tradurlo in una spinta, a partire dai bonus per la promozione di talenti femminili”, conclude Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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