Il piano industriale a cinque anni punta a superare quattro miliardi di euro di attivi in gestione e conseguire target di efficienza e profittabilità tra i più elevati del sistema bancario: cost income al 42% e Roae al 23%
Panfilo Tarantelli: “L’Italia è un paese ben bancarizzato. Ma pensiamo che ci sia spazio per una realtà che sappia migliorare il rapporto tra banca e impresa. Rendendolo più snello, efficiente e tecnologicamente avanzato”
Il piano industriale
Presentata nella cornice della Fondazione Feltrinelli di Milano, quella che viene definita dal top management come una “challenger bank” punta a superare i quattro miliardi di euro di attivi in gestione in cinque anni e a conseguire un cost income al 42% e un roae (return on average equity) al 23%. Il tutto, soddisfando le esigenze della piccola e media imprenditoria italiana, un segmento che conta circa 200mila aziende con un fatturato tra i 2 e i 100 milioni di euro e circa 5 milioni e mezzo di addetti. Responsabile, tra l’altro, del 35% del valore aggiunto in Italia.
Addio filiale
“L’Italia è un paese ben bancarizzato. Ma pensiamo che ci sia spazio per una realtà che sappia migliorare il rapporto tra banca e impresa. Rendendolo più snello, efficiente e tecnologicamente avanzato”, racconta Tarantelli. “L’erogazione del credito alle piccole e medie imprese può richiedere mesi”, aggiunge infatti De Francisco. “Motivo per cui essere in grado di fornire una risposta certa in tal senso in un mese rappresenta indubbiamente un fattore differenziante. Il sistema bancario italiano, negli ultimi 20 anni, è cresciuto e si è evoluto ma ha guardato poco a come dare credito alle aziende. Noi vogliamo creare valore concreto per le aziende, rispondendo al loro bisogno di liquidità in modo rapido, specializzato, flessibile. E soprattutto digitale”.
I servizi offerti
Banca CF+ offrirà infatti, attraverso una piattaforma tecnologica evoluta, tre soluzioni di finanziamento per l’impresa: factoring, finanziamenti garantiti e non da Mediocredito Centrale e Sace, e l’acquisto di crediti fiscali. Quanto all’offerta factoring, la cui area sarà guidata da Michele Ronchi e Alberico Potenza, guarderà sia alle aziende performing sia a quelle con un accesso limitato al credito tradizionale e potrà fare leva sulla fusione per incorporazione di Fifty (piattaforma fintech specializzata). L’area financing, capeggiata da Luca Reverberi, offrirà invece finanziamenti per esigenze strutturali e di liquidità ad aziende performing e reperforming e godrà della recente acquisizione di Fivesixty (boutique di advisory alle aziende sulle necessità di finanziamento). Chiude il cerchio la business line dedicata ai crediti fiscali, guidata da Andrea Feliciani e Marco Quaglierini, rafforzata invece con la partnership siglata a novembre 2018 con Be Finance (società attiva nell’area del tax credit) la cui acquisizione e integrazione sarà finalizzata nei prossimi mesi.
Il team
“Abbiamo costruito una squadra di manager, imprenditori e innovatori. Un elemento fondamentale per essere una banca a tutto tondo ma in modo innovativo. E il tema dell’innovazione per noi sarà fondamentale: se Apple riesce a produrre un nuovo smartphone all’anno, noi dobbiamo impegnarci a fare innovazione percepita dal cliente nell’accedere al credito, nel gestirlo e nel rifinanziarlo, su base annuale”, dichiara De Francisco. “Anche nel nuovo nome, l’eredità dei 120 anni di Credito Fondiario ci dà forza, ma il plus ci spinge verso il futuro. Un plus in termini di tempistiche, capacità di risposta e facilità d’uso. È questo il tipo di visione e ambizione che vogliamo trasmettere ai nostri clienti”.
La sostenibilità
Il nuovo gruppo bancario, che oggi è al 40% al femminile, punta inoltre a costruire un team di circa 200 professionisti in cinque anni. Senza dimenticare di lanciare uno sguardo anche alla sostenibilità. “Si tratta di un tema che nell’erogazione del credito (il nostro core) e in tutta la parte operativa sarà sempre presente”, racconta a We Wealth De Francisco. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza convoglia notevoli disponibilità verso un’evoluzione dell’azienda nella direzione che l’esg richiede. Credo che il ruolo della banca sia quello di facilitare l’accesso a questi fondi, far comprendere alle imprese che possono fare un passo in avanti in termini di sostenibilità utilizzando queste risorse, e poi guidarle e affiancarle in questo percorso. Questo è il ruolo che ci andremo a ritagliare”.