Oggi il nostro smartphone è diventato un oggetto indispensabile, tant’è che è sempre con noi e quando usciamo di casa è il primo oggetto che controlliamo avere in tasca; avremmo meno apprensione se dimenticassimo il portafoglio che il cellulare. D’altronde, con le app si può anche fare acquisti, mentre con il nostro portafoglio non potremmo telefonare…!
E se oggi, a trent’anni di distanza dagli anni Novanta, qualche amico ci dicesse: – Io non ho Whatsapp. E nemmeno il telefono mobile.
Molto probabilmente, ancora una volta, esclameremmo: – È uno scherzo, vero?
Il mondo è in continuo cambiamento. E il cambiamento è sempre più rapido. E quello che fino a trent’anni fa sembrava la normalità oggi non lo è più; quello che sembrava fantascienza, oggi è quotidianità.
E pensano: – Ho sempre fatto così, e ha sempre funzionato.
Forse avrà funzionato in passato. Ma oggi o tra qualche tempo potrebbe non funzionare più. E i risultati, al posto che essere stabili, peggioreranno. Perché il contesto nel frattempo sarà cambiato.
Nel mondo del lavoro solo l’1% delle persone “emerge” e si distingue dagli altri, diventando il numero uno del proprio settore o ambito professionale. Sono coloro che vanno fuori dagli schemi, coloro che per primi sanno leggere il cambiamento e cavalcarlo.
Gli altri, rimangono ancorati a una situazione di “normalità” perché faticano ad aggiornarsi e a raccogliere le nuove sfide che il mondo ci propone. D’altronde, il cambiamento è qualcosa che ci fa paura. E inconsciamente cerchiamo di continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, anche quando il nostro modo di procedere diventa obsoleto. È l’effetto della nota “zona di comfort”.
Quanti continuano a studiare e ad aggiornare le proprie conoscenze anche in settori lontani dal proprio?
– Questa è l’attività vinicola di mio nonno, siamo leader nel nostro mercato da tre generazioni e da tre generazioni abbiamo sempre fatto così…
Sì, ma quando il nonno aveva aperto l’attività, c’era internet? Il mondo era leggermente diverso e le conoscenze più ridotte.
L’unica vera abilità che conta per avere un successo solido è mettere continuamente in dubbio le credenze e le mentalità ereditate dal passato e confrontarsi costantemente con il presente, tenendo sempre un occhio su dove va il trend futuro. Se non ci si evolve, ci si avvita su se stessi.
A volte persone competenti nella loro disciplina, fanno fatica a usare i nuovi strumenti o informazioni e questo inevitabilmente li fa diminuire nella loro efficacia semplicemente perché gli altri sono andati avanti nello studio di queste novità.
Lo scrittore e docente universitario di storia Juval Noah Harari, nel suo libro “Homo Deus”, sostiene la teoria secondo la quale l’uomo è l’unico tra tutti gli esseri viventi del pianeta Terra che sia riuscito a “creare” e “inventare” e “sviluppare” conoscenze e tecnologie non perché il suo cervello sia in assoluto il più intelligente tra tutte le specie viventi (i delfini e le balene hanno cervelli addirittura più intelligenti, riguardo a determinate capacità, come ad esempio quella di riconoscere suoni) ma perché l’uomo è stata ed è l’unica specie terrestre che ha saputo comunicare con i suoi simili e condividere di generazione in generazione le conoscenze accumulate.
Molte aziende illuminate lo sanno. Questo è anche il motivo per cui preferiscono assumere persone con poca esperienza ma capaci di apprendere in breve tempo e soprattutto capaci di saper guardare “out of the box”, piuttosto che profili già formati ma poco motivati a rimettersi in gioco e modificare il loro modus operandi.
Restare aggiornati sui progressi in tutte le discipline accedendo al continuo accumulo di esperienze e conoscenze è fondamentale per la società nel suo insieme, come per il singolo individuo, come per l’imprenditore che vuole garantire alla sua impresa una crescita costante.
Il mio suggerimento è di consultare periodicamente alcune risorse su internet che ci premettono (senza dover fare grandi sforzi) di rimanere aggiornati su dove va il mondo. Tra queste: 1) conferenze TEDx; 2) testate divulgative online come Wired o BBC (sezione business e Science); 3) siti di crowdfunding come Indiegogo e Kickstarter.