Evolversi è la chiave del successo. Ma evolversi non è sempre cosa facile. Richiede di uscire dalla propria zona di comfort, mettersi in gioco, affinare nuove abilità, attingere a nuove risorse, sviluppare strategie alternative, imparare nuove competenze. Tutto questo viene più facile se sappiamo fare una cosa: inserire nuove abitudini nella nostra quotidianità.
Piccoli gesti quotidiani
Cosa si può fare per imparare a inserire nuove abitudini nel proprio operato quotidiano? Due cose sono importanti per evolvere accogliendo le nuove sfide che portano al cambiamento: la gradualità e la costanza. La gradualità permette di non fare il passo più lungo della gamba. La costanza permette di rimanere nel flusso del progresso continuo.
Meglio evolvere un passo per volta. Piccoli cambiamenti, eseguiti ripetutamente, finché diventano abitudini, alla fine creano rivoluzioni. Se ogni settimana dell’anno un individuo migliorasse solo dell’1% (piccolo cambiamento, sinonimo di gradualità) e lo facesse ogni settimana (costanza), ecco che alla fine dell’anno la sua performance sarebbe migliore del 50%.
Probabilmente sembrerà molto difficile risparmiare mille euro in un anno. Per molti equivale a mezza mensilità di stipendio. Eppure, se si pensasse di risparmiare solo 3 euro al giorno, per un anno, l’obiettivo sembrerebbe più semplice.
D’altronde, si tratterebbe solo di andare al lavoro un paio di volte alla settimana in bici piuttosto che in auto e risparmiare sul pieno benzina (il che farebbe bene anche al fisico…!).
Ebbene, 3 euro al giorno per 365 giorni fanno più di mille euro.
Le persone sopravvalutano quello che possono fare in un giorno e sottovalutano quello che possono fare in un anno.
Consapevolezza
Lavorare sulle abitudini significa innanzitutto essere consapevoli di quelle azioni quotidiane che compiamo, del perché le compiamo e di quali conseguenze esse portano nelle nostre vite, per poi cercare di mantenerle e incoraggiarle (se positive) o eliminarle e sostituirle (se non abbastanza funzionali).
Nel suo libro “Piccole abitudini per grandi cambiamenti”, James Clear affronta il tema e suggerisce, come primo passo, di stilare una lista puntuale delle azioni compiute durante la propria giornata. L’obiettivo è capire cosa compiamo abitualmente. A che ora ci alziamo? Come facciamo colazione? Come andiamo al lavoro? A che ora iniziamo a lavorare? Ogni quando prendiamo una pausa? E perché prendiamo una pausa? Beviamo il caffè? Fumiamo? Rispondiamo alle email ogni volta che arrivano? Abbiamo l’abitudine di essere distratti dalle notifiche del cellulare? Oppure lo teniamo silenzioso e lo controlliamo solo in precisi momenti della giornata?
Capire il motivo sottostante l’origine delle nostre abitudini può diventare un interessante viaggio dentro noi stessi per conoscerci sempre di più.
Infatti, ogni comportamento è dettato dal risolvere un problema. E le abitudini non sono altro che un modo meccanico, ormai automatizzato, di far fronte a quel problema o necessità.
Il suono della sveglia alla mattina è qualcosa che interrompe il piacere del sonno e del tepore sotto le coperte. Di fronte all’allarme molti sono tentati a posporre il timer di quindici minuti e alzarsi in ritardo. È una buona abitudine? Beh, se bisogno prendere il treno per andare al lavoro, probabilmente no, perché si rischia di perderlo. Per cambiare l’abitudine ad alzarsi in ritardo, occorre agire non tanto sull’azione in sé, ma sul desiderio che la motiva. Se ci si imponesse di alzarsi al suono della sveglia perché “bisogna” andare al lavoro, potrebbe essere un motivo momentaneamente meno “potente” della comodità del proprio materasso. Ma se si associasse il momento del risveglio a qualcosa di piacevole, come ad esempio una bella doccia calda o un caffè o la lettura del giornale, ecco che alzarsi per tempo sarà più facile. D’altronde, è capitato a tutti di doverci alzare molto, molto presto la mattina per recarci in aeroporto a prendere un volo per la destinazione delle vacanze. In quel frangente, la gratificazione era molto alta e la levataccia non ci è pesata.
Prendere coscienza di ciò che muove il nostro comportamento inconscio rende più facile guidare la propria vita, altrimenti sarà l’inconscio a guidarla al nostro posto.
Evolvere lavorando sulle abitudini
Per inserire una buona abitudine nella propria vita è importante che essa abbia alcune caratteristiche. In particolare, essa deve essere:
– evidente
– attraente
– facile
– soddisfacente (al momento presente!)
L’evidenza è relativa al contesto: l’ambiente in cui ci troviamo può incentivare o disincentivare la nostra abitudine. Se ad esempio si vuole leggere più spesso, si può fare in modo che sul proprio comodino ci sia sempre un libro.
Se si vuole mangiare più sano, è bene fare in modo che nel proprio frigo non manchi mai frutta e verdura. E via dicendo.
Attraente è invece quell’abitudine che fa divertire. Ad esempio, si può decidere di leggere il tuo libro in compagnia del proprio figlio, oppure di mettere su un po’ di musica mentre si cucina le verdure (quelle di cui si ha ormai il frigo pieno!).
Associare un’abitudine al divertimento fa in modo che il corpo rilasci dopamina e crei un legame piacevole, quasi “dipendente” da quella stessa abitudine.
È altrettanto importante che la nuova abitudine sia facile da eseguire. La luce in camera da letto è sufficiente per leggere bene? E soprattutto: leggere cinque pagine è più facile di leggerne venti (e a fine mese, avrai comunque finito un libro). Si hanno tutti gli attrezzi e le padelle per cucinare quella ricetta vegetariana? E soprattutto: fare una ricetta con pochi e semplici ingredienti è più facile che emulare l’ultimo piatto di Master Chef.
Infine – e questo è il punto forse più importante – ogni nuova abitudine deve essere soddisfacente im-me-dia-ta-men-te. Se le prime tre caratteristiche di un’abitudine si riferiscono al modus operandi, questa quarta e ultima qualità si riferisce alla ricompensa. Nessuno fa niente per nulla. Neanche il nostro cervello. Se non si prova soddisfazione a leggere (perché la storia nel libro è noiosa) o a mangiare una torta di zucchine (perché è insipida e poi io sono carnivora!), allora è molto difficile che l’abitudine diventi tale.
Come contro altare di quanto scritto sopra, ci sono anche quattro caratteristiche che rendono un comportamento difficile da trasformare in abitudine, ovvero:
– se è invisibile
– se non è gradevole
– se è difficile
– se non è soddisfacente
Questo è uno dei motivi per cui, ad esempio, le diete raramente funzionano. L’approccio che abbiamo verso la dieta è un “metterci a stecchetto” rivoluzionando completamente le nostre abitudini. Non è per nulla gratificante mangiare un’insalata scondita per pranzo. E può diventare anche molto difficile farlo se la tavola calda dove andiamo a mangiare con i colleghi dell’ufficio vende solo primi piatti e tramezzini. Tra l’altro, se tutti loro mangiano un piatto succulento e noi solo qualche vegetale, ci sentiremo pure a disagio, e questo renderà la cosa sgradevole.
Lavorando sui nostri comportamenti in modo cosciente e facendo in modo che essi abbiano le quattro caratteristiche positive che ci aiutano a trasformarli in routine, possiamo influenzare il nostro agire quotidiano.
Le nuove abitudini che inseriamo nella nostra vita e che sono funzionali al raggiungimento dei nostri obiettivi o semplicemente al miglioramento della nostra quotidianità hanno due grandi vantaggi. Il primo è che più ripetiamo un’abitudine, più essa viene automatizzata dal nostro inconscio e ci diventa sempre più facile da eseguire. Il che si traduce in un miglioramento della nostra performance.
Il secondo vantaggio e che quando un’abitudine è automatizzata, non costandoci più fatica eseguirla, possiamo concentrarci su altri compiti e sul miglioramento di altri aspetti della nostra giornata, magari valutando di inserire una seconda abitudine efficace. Abitudine dopo abitudine, ecco quindi che possiamo eliminare uno a uno i nostri comportamenti negativi ricorrenti e, allo stesso tempo, aggiungere sempre più abitudini positive e funzionali ai nostri scopi.