“Mi dimetterò da amministratore delegato non appena troverò qualcuno abbastanza sciocco da accettare il lavoro! Dopodiché, mi limiterò a gestire i team di software e server”. Elon Musk è stato costretto ad accettare, anche se con effetto non immediato, le conseguenze della sua sfida agli utenti di Twitter. Con una netta maggioranza del 57,5% il popolo del social network, acquistato da Musk per 44 miliardi di dollari lo scorso ottobre, si è espresso a favore delle sue dimissioni da ceo dell’azienda.
Un risultato non certo entusiastico per uno dei più celebrati capitani d’impresa del nuovo millennio. I dubbi sul fatto che quella di fare un passo indietro fosse una decisione già presa, da parte di Musk, serpeggiano fra i commenti. Ma non è la prima volta che Musk affida a un sondaggio Twitter decisioni di impatto miliardario. Il 6 novembre 2021 Musk si servì di un sondaggio per “decidere” se vendere o meno il 10% della sua partecipazione in Tesla: vinse il “sì” con oltre il 57% dei voti (oltre 3,5 milioni). Curiosamente, il titolo Tesla ha toccato il suo massimo storico il giorno prima di quel sondaggio e, da allora, ha perso il 63% del suo valore (dato aggiornato al 20 dicembre 2022).
Voluta o meno, la bocciatura inflitta a Musk dagli utenti della piattaforma da poco acquistata, ha tutta l’aria di una figuraccia. Nonostante il talento comunicativo e imprenditoriale, Elon Musk ha collezionato negli ultimi anni anche clamorosi fallimenti mediatici, spesso con ricadute finanziarie significative. Eccone altri quattro, ordinati in senso puramente cronologico.
La farsa del delisting di Tesla
Il 7 agosto 2018 Elon Musk twitta: “Sto considerando di rendere Tesla una private company a 420 dollari. Il funding è assicurato”. Si tratta di una notizia estremamente sensibile per il prezzo di quella che, allora come oggi, è un’azione quotata in Borsa. L’operazione, che avrebbe dovuto rimuovere il titolo Tesla da Wall Street, infatti, finisce nel nulla – ma costerà all’azienda e allo stesso Musk un’indagine della Securities and Exchange Commission, l’Autorità di vigilanza americana sul mercato. Nel dicembre del 2018, nel corso di un’intervista televisiva alla Cbs, Musk ammette candidamente che nessuno supervisiona i suoi tweet prima della pubblicazione, salvo quelli dal potenziale impatto di mercato. Lo scambio di battute successivo con la cronista si fa surreale: “[I revisori] come fanno a sapere se i tweet muoveranno i mercati se non li leggono tutti, prima della pubblicazione?”. La replica di Musk: “Immagino che tutti commettano degli errori”.
Quattro anni dopo, nell’aprile 2022, Musk e la stessa Tesla accettano di pagare, entrambi, una sanzione da 20 milioni di dollari per l’episodio del tweet sul “funding assicurato”. Secondo la Sec quella comunicazione avrebbe manipolato il mercato.
La distruzione del finestrino infrangibile
Il Cybertruck di Tesla doveva essere la risposta ipertecnologica al classico pickup da lavoro. L’esposizione mediatica del modello, dalle linee spigolose e fantascientifiche è partita con grande anticipo, se si tiene conto che, a quanto si prevede, la produzione non partirà prima della metà del 2023, con le prime consegne a partire dall’anno successivo. Il 22 novembre 2019, però, i tempi sono già maturi per sfoggiare le grandi doti di potenza e resistenza dell’automezzo, che vengono rivelate al pubblico in una presentazione guidata dallo stesso Elon Musk. Quando si fa il momento di testare il vetro infrangibile, Musk invita l’assistente a scagliare una sfera metallica contro il finestrino del Cybertruck: “Puoi cercare di rompere questo vetro per favore?”. “Sei sicuro?”. “Sì”. Il risultato, che ha fatto il giro dell’Internet, vale la visione del video. La coppia ci riprova tirando la sfera più piano, ma con lo stesso risultato. Reazione da situation comedy: “Beh, almeno non è passata”.
La speculazione sul Dogecoin
Per i meno esperti, Dogecoin non è altro che un’altra delle tante criptovalute in circolazione. In verità, si tratta di un esperimento nato per scherzo, una sorta di parodia, anche per questo la sua mascotte è il famoso meme del cagnolino. La comunità del social network Reddit, che a inizio 2021 era riuscita a mandare in crisi alcuni hedge fund speculando sul titolo di Game Stop, il 28 gennaio di quell’anno lancia un nuovo thread il cui obiettivo è “fare del Dogecoin una sensazione”. A partire da quel momento il valore del Dogecoin, fino ad allora ignorato dal mercato, va “sulla Luna” – come si dice nel gergo della comunità. Elon Musk, che già dal 2019 aveva twittato diverse volte a favore di questo cripto-scherzo, decide di cavalcare l’onda. Il 4 febbraio del 2021, circa una settimana dopo l’inizio della speculazione, Musk twitta: “Dogecoin è la criptovaluta del popolo”. E Dogecoin continua a salire in modo forsennato, fino a raggiungere il picco nel maggio di quell’anno. Nel corso del 2021 sono numerosi i tweet nei quali Musk insiste con gli endorsement al Dogecoin, suscitando polemiche di presunte manipolazioni. Questa volta, però, la Sec non è competente in materia – visto che le criptovalute non sono titoli regolamentati. Ogni volta che il ceo di Tesla cita Dogecoin, il prezzo reagisce di conseguenza.
L’aspetto curioso è che lo stesso co-fondatore del Dogecoin, Jackson Palmer, è coinvinto che la sua criptovaluta, così come tutte le altre, sia un esperimento tossico. Nel luglio 2021 Palmertwitta: “Dopo anni di studi, credo che la criptovaluta sia una tecnologia intrinsecamente di destra e iper-capitalistica costruita principalmente per amplificare la ricchezza dei suoi sostenitori attraverso una combinazione di evasione fiscale, diminuzione della supervisione normativa e scarsità artificialmente imposta”. Non la vede così, evidentemente, Elon Musk che, ancora il 19 giugno 2022, twitta: “Continuerò a supportare il Dogecoin”. Rispetto al suo picco del maggio 2021, il Dogecoin ha perso oltre l’88% del suo valore.
La boutade della Tesla acquistabile in Bitcoin
Il 24 marzo 2021 Elon Musk conferma via Twitter l’avvio di una nuova iniziativa: “Ora potete comprare una Tesla in Bitcoin”. Ancora una volta, l’avallo di Musk galvanizza il volubile mercato delle criptovalute, ma questa volta con una consapevolezza in più. Il mese precedente, infatti, Tesla avevacomunicato alla Sec di aver acquistato l’equivalente di 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin “per massimizzare i ritorni della propria liquidità”. In molti hanno interpretato la nuova opzione di acquisto in Bitcoin offerta da Tesla come il tentativo di sostenere la domanda e il valore del Bitcoin stesso. L’aspetto quantomeno naif della storia è che la possibilità di comprare Tesla nella moneta di Satoshi Nakamoto dura meno di due mesi. Il 13 maggio 2021, infatti, Musk sembra acquisire coscienza del fatto che la blockchain del Bitcoin consuma energia in quantità paragonabili a intere nazioni e twitta: “La criptovaluta è una buona idea su molti livelli… ma ciò non può essere alle spese dell’ambiente”. Eppure, a inizio marzo 2021, quando Musk ufficializza che le Tesla potranno essere acquistate in criptovaluta, l‘università di Cambridge aveva calcolato che la rete Bitcoin consumava già oltre 13 gigaWatt di energia ogni giorno. Arrivarci con quasi due mesi di ritardo è po’ tanto, anche per un genio visionario.