Ai vertici della top10 sulle migliori istituzioni finanziarie al mondo per parità di genere si posiziona Victorian funds management corporation, fondo sovrano australiano guidato dalla ceo Kate Galvin che vanta il 56% di donne nel board
Il 27% dei fondi sovrani ha migliorato il proprio punteggio quest’anno, una percentuale superiore a quella delle banche commerciali (22%), dei fondi pensione (16%) e delle banche centrali (8%)
Al ritmo attuale, secondo l’ultimo Gender balance index 2023 dell’Official monetary and financial institutions forum, ci vorrà oltre un secolo per raggiungere un equilibrio di genere ai vertici della finanza globale. Su un campione di 336 istituzioni analizzate (tra banche centrali, banche commerciali, fondi sovrani e fondi pensione), appena il 14% può contare infatti su una guida al femminile. Un dato certamente in crescita, seppur lievemente, dal 13,7% del 2022 e dal 13,3% del 2021; ma che contribuisce a scavare un profondo divario tra un settore e un altro.
Secondo un’elaborazione di We Wealth sui dati dell’Omfif, ai vertici della top10 delle migliori istituzioni finanziarie al mondo per parità di genere con un Gbi pari a 97 (dove con 100 si intende un’organizzazione che ha raggiunto un perfetto equilibrio di genere considerando la percentuale di donne e uomini che ricoprono posizioni dirigenziali o all’interno di consigli di amministrazione, attribuendo un valore maggiore ai gradi più alti come governatore e amministratore delegato, ndr) si posiziona la Victorian funds management corporation, fondo sovrano australiano guidato dalla ceo Kate Galvin che vanta il 56% di donne nel board. Sul podio anche la Federal Reserve Bank of Kansas con un Gbi pari a 96 e, a pari merito, la Central Bank of Tunisia, Federal Reserve Bank of Richmond, Canada pension plan investment board, Apg e California public employees’ retirement system con un Gbi di 94. Chiudono la classifica la Central bank of Seychelles (93), Bank of Cape Verde (90), Reserve bank of Australia (89), Ontario Teachers’ penion plan (89) e Texas Treasury Safekeeping Trust Comp (89). Si contano dunque sei banche centrali, quattro fondi pensione e due fondi sovrani; resta invece fuori dalla top10 delle realtà all’avanguardia sulla gender equality l’intero campione delle banche commerciali.
140 anni per colmare il gender gap della finanza
Stando ai calcoli dell’Omfif, come anticipato in apertura, ci vorranno complessivamente 140 anni per raggiungere la parità tra donne e uomini ai vertici della finanza. Tutti e quattro i gruppi analizzati (banche centrali, banche commerciali, fondi sovrani e fondi pensione) hanno migliorato i loro punteggi Gbi nell’ultimo anno di uno o due punti. I fondi pensione continuano a registrare i risultati migliori, con un punteggio Gbi aggregato di 50 su 100; banche centrali e banche commerciali non raggiungono i 40 punti, mentre i fondi sovrani sono fermi a 23 su 100. Ciononostante, il 27% dei fondi sovrani ha migliorato il proprio punteggio quest’anno, una percentuale superiore a quella delle banche commerciali (22%), dei fondi pensione (16%) e delle banche centrali (8%).
Fonte: Gender balance index 2023, Omfif
Banche centrali: solo 22 donne ai vertici
Il numero di donne alla guida di banche centrali (analizzando anche le banche regionali della Federal Reserve e della Banca centrale europea) è di 22, solo una in più rispetto al 2014. Tra le 32 banche centrali che hanno cambiato i loro dirigenti quest’anno, quattro hanno optato per una nomina al femminile. Tra l’altro, l’11% non ha neppure una donna in posizioni di responsabilità. Quasi tutte le banche centrali offrono politiche di lavoro flessibile e congedi parentali retribuiti; tuttavia, se il 59% offre da tre a sei mesi di congedo di maternità retribuito, la stragrande maggioranza (83%) offre tre mesi o meno di congedo di paternità retribuito.
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“Per la decima edizione del rapporto abbiamo intervistato 46 banche centrali sulle loro pratiche legate al genere”, spiega Nikhil Sanghani, managing director – research dell’Omfif. “Non è stato riscontrato un nesso di casualità diretto tra le varie politiche implementate e un miglior Gbi. Tuttavia, è stato notato che le banche centrali con punteggi peggiori rispetto al 2018 avevano meno probabilità di dedicare risorse all’equilibrio di genere, ai programmi di mentorship o alle politiche per garantire una parità retributiva”, aggiunge.
Donne ai vertici della finanza italiana
Quanto infine alle banche commerciali, a migliorare i propri punteggi sono unicamente gli istituti europei; tra questi, Standard Chartered, che guida la classifica con un punteggio di 77. Il numero di amministratori delegati è cresciuto di una sola unità, per un totale di otto, con la nomina di Paula Gomes Medeiros alla guida del Banco do Brasil. Più della metà delle banche incluse nell’indice riporta una c-suite interamente al maschile. L’Italia ottiene in generale cinque posti in classifica con:
- UniCredit (alla 18esima posizione del ranking sulle banche commerciali con un Gbi pari a 42);
- Banca d’Italia (alla 115esima posizione del ranking sulle banche centrali con un Gbi pari a 26);
- Cdp Equity (alla 30esima posizione del ranking sui fondi sovrani con un Gbi pari a 26);
- Cassa depositi e prestiti (alla 31esima posizione del ranking sui fondi sovrani con un Gbi di 26);
- e infine Intesa Sanpaolo (alla 44esima posizione del ranking sulle banche commerciali con un Gbi pari a 19).