Le donne rappresentano il 54% dell’intera popolazione aziendale di Intesa Sanpaolo
“Sono resilienti, preparate, pronte alle sfide, collaborative: la loro maggiore presenza nella vita d’impresa potrebbe realmente essere per il nostro Paese un booster per lo sviluppo economico e sociale”, commenta Stefano Barrese
Equità di genere, strumenti di welfare all’avanguardia e progetti per la disabilità: dopo essere stata inserita nel Bloomberg gender-equality index e aver guadagnato la seconda posizione nella top5 del Ftse Mib 40 nella classifica 2020 Gender equality in Spain, Italy and Greece, Intesa Sanpaolo si posiziona 76esima nel Diversity&inclusion index di Refinitiv che seleziona le 100 aziende quotate più inclusive e attente alla diversità a livello globale. L’istituto guidato da Carlo Messina ottiene così il titolo di unica banca italiana della classifica, che misura l’operato di oltre 9mila società sulla base di 24 metriche.
“L’inserimento nell’indice premia l’impegno di Intesa Sanpaolo verso i temi di equità, impegno che si esprime in misure concrete come l’inserimento di un kpi (obiettivo gestionale) specifico per premiare chi ha una gestione attenta all’equità di genere, strumenti di welfare all’avanguardia, progetti per la disabilità – ha commentato Messina – Un ambiente di lavoro inclusivo a ogni livello permette alle persone di esprimere al meglio le proprie competenze e rende il Gruppo sempre più solido e competitivo a livello internazionale”. All’interno dell’istituto, infatti,
le donne rappresentano il 54% dell’intera popolazione aziendale. Oltre al kpi, nel tempo sono stati introdotti programmi di accelerazione delle carriere femminili e percorsi di crescita professionale a favore della formazione e dell’inclusione, ma anche asili nido aziendali, permessi per la maternità e la paternità, smart working, part-time e orari flessibili in entrata e uscita a favore di una più adeguata gestione del tempo e un più appropriato equilibrio tra esigenze aziendali e personali.
Eppure, se si considera unicamente la diversità di genere, in Italia ancora molto resta da fare. Secondo il IV rapporto sull’imprenditoriale femminile diffuso lo scorso luglio da Unioncamere, le imprese guidate da donne rappresentano solo il 22% del totale. Sebbene siano cresciute a un ritmo più sostenuto rispetto a quelle maschili negli ultimi cinque anni, la resilienza e la propensione all’innovazione durante la pandemia si sono rivelate insufficienti, mostrandole più deboli e sensibili all’andamento economico. Tra aprile e giugno, infatti, sono state registrate 10mila iscrizioni in meno di aziende femminili rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Ma a valutare l’impatto dell’emergenza epidemiologica concorre anche
la Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo che ha coinvolto in un’indagine ad hoc le 91 imprese selezionate per il premio
Women value company, “esempi di eccellenza per le proprie politiche di sviluppo innovative e inclusive, per la capacità di valorizzare il talento femminile e il merito, e per lo sviluppo di soluzioni efficaci di welfare aziendale”, si legge in una nota. Il tasso di partecipazione, precisa l’istituto, è stato del 68% e il campione riporta una minore incidenza delle imprese più piccole rispetto al campione nazionale (secondo i dati del report
Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria covid-19 dell’Istat), una maggiore presenza di aziende del Mezzogiorno, e un sostanziale allineamento tra industria (30%) e servizi (70%). Condotta tra il 23 luglio e il 4 settembre, l’indagine ha rivelato che la quota di imprese in grado di rimanere “sempre attive” durante il
lockdown è quasi doppia rispetto al campione nazionale, con il 59,7% contro il 32,5%.
L’attuale contesto di fragilità, tuttavia, ha reso necessaria l’implementazione di soluzioni complesse, orientate al digitale e alla revisione dei processi. Il 61% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver adottato o di star valutando di adottare nel 2020 l’introduzione o il potenziamento di soluzioni digitali, ma anche la riorganizzazione di spazi di lavoro o commerciali (52%) e la modifica o l’ampliamento di canali di vendita (44%). Inoltre, lo smart working ha riguardato un lavoratore su tre durante il lockdown e si ritiene che si assesterà “nel 2021 su livelli superiori al pre-crisi”, spiega lo studio. Per rispondere agli shock, nel medio termine è stata individuata infine una particolare attenzione al capitale umano: la formazione aggiuntiva per il personale è stata considerata dal 42% delle intervistate, in particolare dalle imprese più piccole (40%) e da quelle con oltre 50 dipendenti (44%).
“In un momento tanto difficile per l’economia italiana e mondiale è ancora più importante puntare i riflettori sulle donne, sulle imprenditrici e lavoratrici, sulla loro forza e resilienza – spiega Lella Golfo, presidente della Fondazione Marisa Bellisario – La ripartenza che tutti vogliamo inizia da qui: dalle capitane coraggiose e dalle piccole e medie imprese che hanno scelto di investire sul capitale di talento e competenze delle donne”. Secondo Stefano Barrese, responsabile divisione banca dei territori di Intesa Sanpaolo, infine, “le donne sono resilienti, preparate, pronte alle sfide, collaborative: la loro maggiore presenza nella vita d’impresa potrebbe realmente essere per il nostro Paese un booster per lo sviluppo economico e sociale”. Poi conclude: “Oggi siamo di fronte all’opportunità di pensare a nuovi paradigmi d’impresa e il primo passo è proprio ripartire dalle donne, dal loro coraggio, dalla loro creatività, dal loro sapere e saper fare”.
Le donne rappresentano il 54% dell’intera popolazione aziendale di Intesa Sanpaolo“Sono resilienti, preparate, pronte alle sfide, collaborative: la loro maggiore presenza nella vita d’impresa potrebbe realmente essere per il nostro Paese un booster per lo sviluppo economico e sociale”, commenta Stef…