Cosa c'entra Credit Suisse con le sanzioni agli oligarchi russi

L’istituto elvetico avrebbe inviato una lettera a hedge fund e investitori chiedendo loro di distruggere i documenti relativi alla cartolarizzazione di prestiti garantiti da jet privati, yacht, immobili e altre attività finanziarie riconducibili a oligarchi russi clienti della banca
“Il diritto di Credit Suisse di chiedere agli investitori non partecipanti di distruggere i documenti relativi a questa transazione era, come è prassi di mercato, stipulato nell'ambito del Non-disclosure agreement”
I documenti condivisi con gli investitori, precisa, non contenevano nomi di clienti o riferimenti agli asset ma “statistiche di portafoglio e modellazioni di performance, modellizzazione relativa alle posizioni di bilancio sottostanti”. Tra l'altro, aggiunge l'istituto, quanto accaduto “non è in alcun modo legato alla recente implementazione di ulteriori sanzioni” alle quali Credit Suisse si dichiara “pienamente” conforme. “Ricordare alle parti di distruggere le informazioni riservate è una buona gestione e una buona igiene dei dati”, conclude la nota. “La transazione e la richiesta agli investitori non partecipanti di distruggere i dati riservati non hanno alcuna relazione con il conflitto in corso nell'Europa dell'Est”
Ricordiamo che un gruppo di giornali internazionali ha recentemente pubblicato una maxi inchiesta su Credit Suisse che riguarderebbe migliaia di conti correnti aperti negli scorsi decenni (in alcuni casi risalenti anche agli anni '40) da soggetti accusati di attività illecite, uomini d'affari colpiti da sanzioni internazionali ma anche ex dittatori o faccendieri. Denunce respinte dall'istituto elvetico, che le ha definite questioni “prevalentemente storiche” e basate su “informazioni parziali, imprecise o fuori contesto”.