La vigilanza Ocf
Le tempistica dell’iscrizione
La logistica per chi sia già iscritto all’Albo come consulente abilitato all’offerta fuori sede e voglia diventare autonomo
Oltre mille consulenti fee only mancano all’appello: dove si nascondono e perché?
- Un forte disincentivo è sicuramente la tempistica dell’iscrizione. “In media – prosegue Bedogni – per completare la pratica sono necessari 95 giorni per i consulenti e 109 per le società”.
- C’è poi un problema logistico per chi è già iscritto all’Albo come consulente abilitato all’offerta fuori sede. Il presidente di Consultique Cesare Armellini sottolinea: “È necessario semplificare il passaggio da una categoria all’altra: chiedere a un consulente di cancellarsi e poi ri iscriversi, aggiungendo ulteriore burocrazia, è troppo”.
- La vigilanza. Dall’1 dicembre Ocf è operativo anche per il controllo delle attività degli operatori.
Ad oggi sono stati realizzati 97 provvedimenti (tra cautelari e sanzionatori), e effettuate tre ispezioni. L’attività di consulenza è altamente professionale e non può funzionare senza un controllo delle regole di un soggetto terzo. L’obiettivo è tutelare il mercato e i risparmiatori ma vuole essere anche un messaggio positivo da passare alla clientela per contrastare la diffidenza di chi per la prima volta si rivolge alla consulenza autonoma.
C’è un sistema cartolare, preventivo. Richieste legate ad eventi specifici ma anche – e questo sembra essere motivo di grande preoccupazione tra i consulenti – accertamenti di tipo ispettivo in collaborazione con la Guardia di Finanza. Si tratta di interventi residuali, necessari solo quando con gli altri strumenti non si realizzi l’obiettivo. Si tratta di un accertamento condotto con un criterio di economicità, per questo per risparmiare tempo a volte prevede la presenza di oltre 10 persone. La procedura può creare disagio ma va sottolineato che la Gdf non acquisisce documentazione, e non analizza lo stato del pagamento delle imposte ma solo il rispetto del Tuf.
Il pagamento dell’Iva
Il presidente Armellini lancia un ulteriore spunto di riflessione. “Come professionisti troviamo normale l’applicazione del pagamento Iva alla prestazione. Vediamo però che il servizio ‘altrove’ non ha lo stesso trattamento”. Marco Tofanelli precisa: “Le banche sulla consulenza che viene fatta con gli incentivi non pagano l’Iva perché si tratta di intermediazione, sulla fee only anche loro sono soggetti allo stesso regime”. Però è vero che una disparità di trattamento c’è. “Dovremmo creare un campo di gioco paritario tra tutti gli attori dell’industria”, prosegue Armellini.
Conclude Massimo Scolari, segretario generale di AscoFind: “Come associazione abbiamo avviato un dialogo con l’Agenzia delle Entrate ma l’Iva è un’imposta europea, il legislatore italiano ha poche possibilità di modificare le norme. Abbiamo cercato di capire quali sono le caratteristiche del sevizio che potrebbero essere identificate come causali di non applicazione dell’imposta”.