Chi sono gli under 45 del Ftse Mib?

15.3.2021
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Secondo un'analisi di Heidrick & Struggles, il Ftse Mib conta oggi più di 40 giovani top manager. Il 18% dei quali sono donne. Da Stefano Tassone di Mediobanca a Valentina Frezza di Banca Generali, ecco gli under 45 del listino milanese
In Italia l'età media degli amministratori delegati è di 58 anni, lievemente superiore rispetto alla media globale di 56
Insufficiente ma in miglioramento la presenza delle donne, con una rappresentanza femminile ai vertici pari al 14%
Calabresi: “Ci aspettiamo cambi importanti per le nuove nomine di grandi gruppi societari, anche a partecipazione pubblica”
Sebbene la crisi pandemica abbia indotto le principali aziende quotate a imboccare il sentiero della prudenza, riducendo le nuove nomine e privilegiando un percorso di continuità, sempre più giovani (e, soprattutto, giovani donne) si fanno largo tra le posizioni di vertice. Secondo un'indagine condotta dalla società di executive search Heidrick & Struggles, infatti, sono oggi più di 40 i giovani top manager del Ftse Mib con meno di 45 anni. E non mancano anche i millennial.
Nel dettaglio, si rilevano sei top manager con un'età pari o inferiore ai 40 anni, Stefano Tassone di Mediobanca, Alessandro Zambotti di Azimut, Manuela Baudana di A2A, Enrica Marra di Atlantia, Laurent Sissmann di Leonardo e Alessandro Menna di Italgas. Tra i 41 e i 45 anni, invece, si contano altri 39 professionisti, tra cui quattro di Banca Generali (Antonio Bucci, Marco Bernardi, Riccardo Renna e Valentina Frezza), due di Banco Bpm (Luca Vanetti e Antonia Cosenz) e uno rispettivamente di Mediobanca (Paola Salvatori), Nexi (Alessia Carnavale), Unicredit (Stefano Porro) e Azimut (Giorgio Medda, ma si segnala anche Gabriele Blei, ndr).

Fonte: Heidrick & Struggles
Secondo i ricercatori, in Italia l'età media dei ceo è di 58 anni, lievemente superiore rispetto alla media planetaria di 56. Ma la Penisola supera il contesto internazionale quando si parla della percentuale di coloro che riescono a ottenere la posizione prima dei 45 anni (pari al 25%, tre punti in più). “La presenza di generazioni più giovani nei ruoli apicali più esposti al nuovo mercato, seppure non ancora in quelli di ceo, fanno presagire una possibile accelerazione imminente del ricambio generazionale e un'apertura sempre maggiore dei giovani nei vertici aziendali, considerato anche che il 65% delle posizioni di responsabilità viene reclutato proprio all'interno delle aziende”, si legge nello studio.
Insufficiente ma in miglioramento anche la presenza delle donne, con una rappresentanza femminile pari al 14% delle posizioni manageriali apicali delle società quotate (di cui il 18% under 45). Ma la percentuale tende a crollare man mano che si scalano i vertici, con la quota di ceo “rosa” al 5%, in linea con la media globale ma 10 punti percentuali indietro rispetto alla capolista Irlanda. A crescere è invece la presenza di nuovi ceo con esperienza all'estero (pari al 43% contro il 36% della media internazionale) e con un background di ruoli di governo in industrie differenti (23% contro il 17%). Un dato, quest'ultimo, che si rivela un requisito fondamentale specialmente per le aziende attive nel comparto tech, dove la percentuale di nuovi ceo che ha lavorato in realtà differenti sale al 26%.
Sempre più quote rosa tra i manager (ma non basta)
Insufficiente ma in miglioramento anche la presenza delle donne, con una rappresentanza femminile pari al 14% delle posizioni manageriali apicali delle società quotate (di cui il 18% under 45). Ma la percentuale tende a crollare man mano che si scalano i vertici, con la quota di ceo “rosa” al 5%, in linea con la media globale ma 10 punti percentuali indietro rispetto alla capolista Irlanda. A crescere è invece la presenza di nuovi ceo con esperienza all'estero (pari al 43% contro il 36% della media internazionale) e con un background di ruoli di governo in industrie differenti (23% contro il 17%). Un dato, quest'ultimo, che si rivela un requisito fondamentale specialmente per le aziende attive nel comparto tech, dove la percentuale di nuovi ceo che ha lavorato in realtà differenti sale al 26%.
“È questo il momento per investire in trasformazioni senza precedenti. Ci aspettiamo cambi importanti per le nuove nomine che interesseranno grandi gruppi societari, anche a partecipazione pubblica. Il periodo certo non ha favorito scelte trasformative ma, nonostante il percepito comune, i dati offrono un quadro di cambiamento positivo per l'Italia”, interviene Niccolò Calabresi, managing director di Heidrick & Struggles Italia, Portogallo e Spagna.
Considerando il contesto internazionale, l'analisi della società di executive search, Route to the top 2020, che ha coinvolto i ceo di 965 tra le più grandi società quotate in 20 mercati in tutto il mondo, ha rivelato inoltre come tra l'11 marzo e il 30 giugno 2020 siano stati nominati complessivamente 31 amministratori delegati. Il 63% ha ricoperto il ruolo di ceo in precedenza, rispetto al 44% delle nomine tra ottobre 2019 e marzo 2020. Inoltre, sempre più aziende hanno iniziato a rivolgersi all'esterno (57% contro il 35%), data la difficoltà di reperire professionisti in grado di afferrare rapidamente il timone in un contesto di crisi globale. Quanto infine ai candidati interni, risulta degno di nota come alcune imprese siano state comunque in grado di accelerare le tempistiche delle nomine: il tempo trascorso all'interno di un'azienda prima di essere promossi a ceo è diminuito di quasi un terzo, da 15,6 anni a 10,3 anni.
Il contesto internazionale: in calo il numero di ceo
Considerando il contesto internazionale, l'analisi della società di executive search, Route to the top 2020, che ha coinvolto i ceo di 965 tra le più grandi società quotate in 20 mercati in tutto il mondo, ha rivelato inoltre come tra l'11 marzo e il 30 giugno 2020 siano stati nominati complessivamente 31 amministratori delegati. Il 63% ha ricoperto il ruolo di ceo in precedenza, rispetto al 44% delle nomine tra ottobre 2019 e marzo 2020. Inoltre, sempre più aziende hanno iniziato a rivolgersi all'esterno (57% contro il 35%), data la difficoltà di reperire professionisti in grado di afferrare rapidamente il timone in un contesto di crisi globale. Quanto infine ai candidati interni, risulta degno di nota come alcune imprese siano state comunque in grado di accelerare le tempistiche delle nomine: il tempo trascorso all'interno di un'azienda prima di essere promossi a ceo è diminuito di quasi un terzo, da 15,6 anni a 10,3 anni.