Una nuova tegola potrebbe colpire gli azionisti delle banche europee, nonostante la prospettiva di migliori margini d’interesse per il settore. In vista di una recessione che potrebbe essere dannosa anche per la qualità degli asset (cioè aumentare i debitori in difficoltà e, dunque, le sofferenze) il ramo di vigilanza della Bce potrebbe invitare a rivedere le politiche di distribuzione di dividendi degli istituti. Di fatto, questo ridurrebbe il valore creato per gli azionisti – ragion per cui la Federazione bancaria europea starebbe affilando le armi.
Dividendi, l’avvertimento di Andrea Enria
Lunedì 7 novembre il capo della Vigilanza Bce, Andrea Enria, ha dichirarato che la banca centrale sta valutando con attenzione i piani di remunerazione degli azionisti delle banche europee, in relazione al deterioramento delle previsioni economiche. “Abbiamo raccolto le proiezioni patrimoniali aggiornate delle banche e abbiamo effettuato analisi approfondite in una serie di aree”, ha dichiarato Enria in un incontro con i ministri delle Finanze riuniti a Bruxelles, “stiamo valutando le potenziali vulnerabilità derivanti dal contesto attuale sulla base di queste proiezioni“.
Già nelle scorse settimane Enria aveva invitato le banche a mettere in conto un peggioramento delle condizioni economiche europee superiore a quello rappresentato dalle attuali previsioni, incoraggiando un incremento degli accantonamenti. Questi ultimi aumentano la stabilità finanziaria dell’istituto in caso di un futuro aumento delle sofferenze, ma vengono conteggiati come passività di bilancio – in altre parole, riducono gli utili e il valore per gli azionisti.
“Nel complesso, i rischi per il settore bancario sono aumentati e il contesto attuale è caratterizzato da una sostanziale incertezza”, ha dichiarato Enria, “le banche devono quindi rimanere prudenti, adeguare in modo proattivo le proprie strategie e pianificazioni e monitorare e gestire costantemente i rischi derivanti dall’attuale contesto”.
Dividendi e buyback, non si torna ai divieti dell’era-covid
Durante la fase più grave della pandemia covid-19 la distribuzione dei dividendi da parte delle banche era stata bloccata in modo universale, fino al 30 settembre 2021. Un divieto erga omnes di questo tipo non sarebbe ora sul tavolo, ha scritto il Sole 24 Ore, che però ha rilevato un’attività di persuasione informale da parte della Vigilanza Bce verso alcuni istituti cui piani di remunerazione sarebbero giudicati troppo generosi per i tempi che corrono. In questo ambito rientrano anche i piani di riacquisto di azioni proprie (buyback) promessi agli azionisti – un altro modo utilizzato per trasferire denaro dalla banca allo shareholder.
Alcuni dei contrasti fra Bce e banche commerciali è già venuto a galla. E’ il caso di Unicredit che è particolarmente presente in due economie fra le più esposte alla recessione, quella italiana e quella tedesca. Allo stesso tempo, il mercato aveva accolto con grande favore, lo scorso dicembre, il piano di remunerazione degli azionisti che avrebbe messo nelle loro tasche 16 miliardi di euro entro il 2024. Secondo fonti raggiunte dal Financial Times, intervenuto sul tema il 6 novembre, la Bce avrebbe contestato l’impegno di distribuzione fissato in termini assoluti. L’atteggiamento dell’ad di Unicredit, Andrea Orcel, sulla materia sarebbe stato poco incline al compromesso (una fonte ha descritto il suo pensiero in questi termini: “Ho ragione perché abbiamo tutto questo capitale a disposizione”). Il coefficiente di solidità patrimoniale di Unicredit, con un Cet 1 al 15,4% lascerebbe alla banca sufficienti margini di sicurezza anche nel caso in cui dividendi e buyback si verificassero nei termini previsti in uno scenario recessivo. La pubblicazione delle indiscrezioni avevano colpito il titolo Unicredit con un calo superiore al 3% in apertura di seduta lunedì 7 novembre, a indicare la sensibilità degli azionisti su quelle che potrebbero essere i ridimensionamenti dei piani di remunerazione.
A proposito di piani di buyback si è espresso l’ad del Gruppo Generali, Philippe Donnet: “Se entro fine piano, nel 2024, non avremo investito i 3 miliardi destinati all’M&A, torneremo a restituire il capitale ai soci”, ha dichiarato all’Insurance Summit del Sole 24 Ore, “abbiamo superato il 77% del primo buyback in Generali da 15 anni, un fatto positivo perché dimostra disciplina, chiarezza e trasparenza nella gestione del capitale”.