Banche in fuga: quasi 2mila sportelli chiusi in un anno

26.4.2022
Tempo di lettura: '
Gli sportelli bancari attivi sul territorio italiano sono passati da 23.481 nel 2020 a 21.650 nel 2021. Al Sud il credito alle aziende costa il 2% in più
Nel 2015 si contavano al Sud 30 sportelli bancari ogni 100mila abitanti diventati 23 nel 2021. Nel Nord Est si è passati da 69 a 49
Trento rappresenta la provincia col maggior numero di sportelli in rapporto alla popolazione (69 ogni 100mila abitanti)
Raffica di chiusure di sportelli bancari, specie al Sud. Secondo un nuovo rapporto di Manageritalia, la quota di filiali attive sul territorio italiano è scivolata dalle 23.481 unità del 2020 a 21.650 nel 2021. Un calo trainato da una molteplicità di fattori, a partire dallo sviluppo dell'home banking. E che si accompagna anche a un costo del credito più elevato per le imprese del Mezzogiorno.
Sportelli bancari più concentrati
Si parla dunque di ben 1.831 sportelli in meno in un anno. Senza dimenticare che 4.902 Comuni non ne hanno neppure uno all'interno del proprio territorio. Nel Meridione, in particolare, si contavano nel 2015 30 sportelli ogni 100mila abitanti diventati 23 nel 2021. In Italia, invece, dal 2015 al 2021 la presenza sul territorio degli istituti di credito è passata da 48 sportelli attivi ogni 100mila abitanti a 35 e nel Nord Est da 69 a 49. Trento rappresenta la provincia col maggior numero di sportelli in rapporto alla popolazione (69 ogni 100mila abitanti), seguito da Sondrio (68) e Cuneo (65). Agli ultimi tre posti in tal senso si posizionano invece Crotone (16 sportelli attivi ogni 100mila abitanti), Reggio Calabria (16) e Caserta (15). L'analisi regionale vede al primo posto il Trentino-Alto Adige con 66 sportelli ogni 100mila residenti, al secondo la Valle d'Aosta con 55 e al terzo il Friuli-Venezia Giulia con 50. Sul versante opposto Sicilia (23), Campania (20) e Calabria (18).
Quanto ai Comuni con almeno uno sportello, Nord-Est e Centro vantano la maggiore copertura del territorio (superiore all'80%). Si va oltre al 90% in Emilia Romagna (96%), Toscana (93%) e Trentino-Alto Adige (91%). Diverso è il caso del Sud, che vanta una media del 50% di Comuni coperti. In quest'ultimo caso spicca la Puglia con il 78%. In Molise, invece, i 27 sportelli attivi coprono solo il 21% dei Comuni, in Calabria appena 127 Comuni vantano almeno uno sportello bancario (pari al 31%) mentre in Valle d'Aosta si contano 24 Comuni serviti (per una copertura del 32%). In controtendenza rispetto alla propria area il Piemonte, con solo il 40% dei Comuni con almeno uno sportello, al di sotto della media italiana del 58%.
Tali divari si riflettono anche sul credito bancario. Nel Sud e nelle Isole, infatti, i costi medi di finanziamento della liquidità sono superiori di più del 2% rispetto al Nord e si registra anche una minore disponibilità di credito in rapporto all'occupazione. Il costo dei prestiti per esigenze di liquidità al Nord e al Centro risulta infatti inferiore al 3,5% del finanziamento, un dato che raggiunge il 7% nel Mezzogiorno. La differenza media tra i tassi richiesti nel Nord Est e nel Meridione ha superato lo scorso anno i 2 punti percentuali, con punte del 4% in Campania e Basilicata e del 7% in Calabria. Un gap, secondo i ricercatori, che si lega anche alla percezione di una maggiore rischiosità delle imprese del Meridione.
“Il credito bancario riveste una funzione essenziale nel finanziamento delle imprese, soprattutto all'inizio del loro ciclo vitale”, osserva Mario Mantovani, presidente di Manageritalia. “Un numero di sportelli ridotto e la scarsa presenza sul territorio degli istituti generano difficoltà di accesso al credito per le imprese e minori possibilità di creare un rapporto fiduciario forte e stabile tra banche e imprenditori. Anche il costo del credito al Sud è un concreto ostacolo alla crescita economica, proprio dove ce ne sarebbe più bisogno. Al Sud le banche alzano i tassi perché i rating aziendali sono bassi, ma le imprese affrontano costi troppo alti per i prestiti bancari e quindi hanno più difficoltà a investire”. Un circolo vizioso, conclude, che la dice lunga sulla difficoltà di fare impresa nel Mezzogiorno.
Credito bancario più caro nel Meridione
Tali divari si riflettono anche sul credito bancario. Nel Sud e nelle Isole, infatti, i costi medi di finanziamento della liquidità sono superiori di più del 2% rispetto al Nord e si registra anche una minore disponibilità di credito in rapporto all'occupazione. Il costo dei prestiti per esigenze di liquidità al Nord e al Centro risulta infatti inferiore al 3,5% del finanziamento, un dato che raggiunge il 7% nel Mezzogiorno. La differenza media tra i tassi richiesti nel Nord Est e nel Meridione ha superato lo scorso anno i 2 punti percentuali, con punte del 4% in Campania e Basilicata e del 7% in Calabria. Un gap, secondo i ricercatori, che si lega anche alla percezione di una maggiore rischiosità delle imprese del Meridione.
“Il credito bancario riveste una funzione essenziale nel finanziamento delle imprese, soprattutto all'inizio del loro ciclo vitale”, osserva Mario Mantovani, presidente di Manageritalia. “Un numero di sportelli ridotto e la scarsa presenza sul territorio degli istituti generano difficoltà di accesso al credito per le imprese e minori possibilità di creare un rapporto fiduciario forte e stabile tra banche e imprenditori. Anche il costo del credito al Sud è un concreto ostacolo alla crescita economica, proprio dove ce ne sarebbe più bisogno. Al Sud le banche alzano i tassi perché i rating aziendali sono bassi, ma le imprese affrontano costi troppo alti per i prestiti bancari e quindi hanno più difficoltà a investire”. Un circolo vizioso, conclude, che la dice lunga sulla difficoltà di fare impresa nel Mezzogiorno.