Le banche italiane hanno chiuso il 2022 con utili in forte crescita, grazie alla repentina crescita dei tassi d’interesse che ha riportato i margini sulle attività di credito su livelli che non si vedevano da anni. Le cinque maggiori banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps), hanno incrementato il proprio utile netto complessivo del 66% a 12,8 miliardi di euro. Gli investitori avevano ampiamente previsto che il vento avrebbe soffiato a favore del settore: nei sei mesi precedenti al 17 febbraio l’indice Ftse Italia Banche ha messo a segno una performance superiore al 66%, contro il 25% dell’indice Ftse Mib. Solo nell’ultimo mese, durante il quale sono stati divulgate le ultime trimestrali, la sovraperformance è stata altrettanto evidente: +19,1% contro +7,6% a favore dell’indice settoriale dei titoli finanziari.
I tassi d’interesse elevati più a lungo e un rallentamento economico meno grave del previsto potrebbero sostenere ancora i titoli bancari? Oppure è un buon momento per le prese di beneficio e alleggerire il portafoglio su queste azioni?
Il punto sulle azioni delle banche italiane
“Nella reporting season appena conclusa, gli utili delle banche e del settore finanziario nel suo complesso hanno sorpreso positivamente, grazie ad un aumento superiore alle attese dei ricavi (guidati soprattutto dal margine d’interesse) e minori accantonamenti. Le guidance 2023 fornite sono state fondamentali per l’andamento dei titoli, con un ulteriore prospettiva di miglioramento degli utili (guidati soprattutto dal margine d’interesse con costo del rischio sotto controllo) in parte compensato da maggiori costi per l’inflazione”, ha affermato a We Wealth Luigi De Bellis, co-head dell’ Ufficio studi di Equita. “Inoltre, in molti casi il Cet1 è migliorato sequenzialmente”, il che indica una maggiore solidità di bilancio in vista di possibili aumenti nelle insolvenze, “e sono stati annunciati dividendi/piani di buy-back che hanno ulteriormente sostenuto il settore” grazie alla promessa di generose remunerazioni per gli azionisti.
“A fare la parte del leone”, ha dichiarato a questo giornale il market analyst di eToro, Gabriel Debach, è “soprattutto la volontà di molte banche di voler proseguire sul percorso di acquisti di azioni proprie, grazie a bilanci solidi, stabilità del settore, margini operativi in crescita e flussi di cassa robusti”. Pertanto, ha aggiunto Debach, “prevale l’ottimismo sul futuro da parte dei titoli bancari italiani, sicuri di risultare coperti patrimonialmente e di poter sfruttare la maggiore redditività a favore degli azionisti”.
Nell’ultima tornata di risultati finanziari, la crescita media del fatturato nel 2022 è risultata pari al 6,86%, attestandosi a 52,366 milioni di eurDl ‘badwill’ relativo all’acquisizione di Carige”, ma anche FinecoBank, la quale chiude l’esercizio con un fatturato in crescita del 17,9%.
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Outlook banche: quali titoli preferire guardando oltre
Crediamo che il momento “felice” per il comparto bancario italiano possa durare per tutto il primo semestre del 2023, grazie al continuo aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali che contribuirà ad un marcato incremento dei ricavi e in particolare del margine di interesse”, ha dichiarato a We Wealth il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, citando gli imminenti rialzi dei tassi che alla Bce restano da effettuare, “i tassi di riferimento (quelli sulle operazioni di rifinanziamento principale) passerebbero dall’attuale 3% fino al 4% (quelli sui depositi dal 2,50% al 3%)”.
“Tra le banche le nostre preferite sono: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Mediobanca”, ha aggiunto Diodovich, “per tanti fattori non solamente per i piani di remunerazione degli azionisti ma anche per gli sforzi fatti nella pulizia dei propri bilanci, per i brillanti ratio patrimoniali e per gli obiettivi ambiziosi dei piani strategici (aspettative molto positive anche per l’imminente piano di Mediobanca e la probabile revisione al rialzo del piano di Banco Bpm come affermato dall’amministratore delegato Castagna).
“Altro elemento che potrebbe ulteriormente spingere le quotazioni dei titoli bancari è una nuova ondata di matrimoni nel comparto, un consolidamento necessario per aumentare ulteriormente la redditività. Non tanto Intesa Sanpaolo ma crediamo che Unicredit, Banco Bpm e Mediobanca possano essere coinvolte in significative operazioni straordinarie”, ha dichiarato lo strategist di IG Italia.
Secondo De Bellis, “dopo che sarà toccato il picco del ciclo di rialzi dei tassi da parte della Bce, saranno i volumi che guideranno un’ulteriore crescita dei ricavi, insieme alle commissioni (più legate all’andamento dei mercati finanziari)”. Sulle prospettive l’indicatore dell’andamento futuro del margine d’interesse per le banche, la curva forward dei tassi Euribor (a 3 mesi) “si mantiene su livelli interessanti e tale da non creare eccessive pressioni sul costo del rischio, proiettando per il 2023-2024 un livello di tassi medio al 3,4-3,3%, in aumento di circa 10-20 punti base rispetto a inizio anno”.
Se anche il rallentamento economico dovesse colpire i debitori delle banche, i bilanci appaiono meglio attrezzati a fronteggiare l’eventuale aumento dei non performing loans (Npl): “Le banche hanno ora buffer di capitale più ampi (maggiori di 500 punti base in media rispetto ai requisiti Srep)”, ha affermato De Bellis, “hanno migliorato la qualità degli attivi, e in alcuni casi hanno degli overlays (extra-accantonamenti) e una porzione di prestiti con garanzia pubblica”.
Detto questo, il rally di Borsa ha già fatto un bel tratto di strada e non è detto che lo slancio sia generalizzato su tutti i maggiori titoli bancari di qui in avanti. Secondo Debach, “potrebbero non stupire eventuali prese di profitto, in un percorso che resta tuttavia ancora ben posizionato a giovare del contesto macroeconomico e monetario”.
“Dopo la forte performance del settore, riteniamo che sia necessario essere maggiormente selettivi”, ha dichiarato l’esperto di Equita, “tra le banche tradizionali continuiamo ad avere una visione positiva su Unicredit, Credem, Banco Bpm, Intesa e Mediobanca, mentre tra gli asset gatherers su Fineco e Banca Mediolanum (che beneficiano del miglioramento della curva dei tassi e hanno una minor esposizione al costo del rischio). La nostra preferenza è per i titoli finanziari che hanno dei business model sostenibili, non hanno problemi di crediti deteriorati e una base di depositi ampia e più resiliente”.
Ad essere premiate dal mercato potranno essere quelle banche che si riveleranno in grado di mantenere una raccolta diretta di depositi sostenuta senza dover adeguare troppo la remunerazione del conto corrente al nuovo rialzo dei tassi evitando il ricorso “ai più costosi pronti contro termine o al funding istituzionale/retail (tramite l’emissione di obbligazioni bancarie)”.
Un tema destinato a creare interesse nei prossimi mesi, tenendo conto che da marzo avrà ufficialmente inizio la riduzione del bilancio della Bce (Quantitative tightening, Qt), sarà il possibile impatto di un aumento dello spread sui bilanci. Più che sulle vicissitudini politiche nazionali, ha concluso Debach, “i principali rischi restano incentrati prevalentemente su Francoforte, dove, oltre ad eventuali restrizioni ai margini patrimoniali, si potrebbero verificare apprensioni inerenti alla quota di debito italiano detenuto dalla Bce (ad oggi superiore al 30%) in un percorso di Qt. Non stupisce quindi la richiesta del premier Giorgia Meloni di sostenere la quota di debito detenuta dagli italiani. Sarà inoltre interessante monitorare l’evoluzione sulle modifiche dei Tltro, effettuate a fine ottobre, che hanno sostenuto l’intero comparto bancario”.