Ubi Pramerica batte il mercato e lancia tre nuovi fondi

Ad agosto, Ubi Pramerica Sgr ha superato i 60 miliardi di masse, realizzando una crescita del 3,6%, rispetto a una media di mercato che è salita dello 0,6%, quindi siamo cresciti oltre 6 volte la velocità di mercato
Andrea Ghidoni: “In questa situazione di grande complessità e di grande emotività, la gestione attiva risulterà vincitrice (sulla gestione passiva)”
Fabrizio Fiorini: “L'investitore non istituzionale avrà sempre più bisogno di un investitore sempre più specializzato che spieghi ai clienti cosa sta succedendo”
Andrea Sanguinetto: “Abbiamo lanciato tre nuovi fondi e a breve è atteso il lancio di nuove strategie”

Andamento dell'industria
Analizzando l'andamento del settore del risparmio gestito, Ghidoni ha precisato che cerca di vedere il mercato mezzo pieno. Nonostante tutto siamo, infatti, con una raccolta netta positiva. “In un anno molto complesso, l'industria continua a riuscire ad attirare nuovi clienti e nuovi capitali. Certo la colonnina di crescita è la più bassa degli ultimi anni, ma non bisogna scordarsi di quelle che avevano segno negativo (anni 2011 e 2012, ndr). Più si va avanti e più è difficile continuare a fare colonnine di crescita alte. Il vero punto di attenzione quest'anno per l'industry è l'effetto mercato, che è negativo, e non si vedeva da tanto tempo”, ha dichiarato l'ad della società.
A fine agosto, infatti, secondo i dati Assogestioni, gli asset under management si sono attestati a 2.049 miliardi di euro, in calo dell'1,9% rispetto a fine 2017, ma con flussi in crescita di 11 miliardi rispetto allo stesso periodo (anche se in contrazione dell'84% rispetto ad agosto dello scorso anno) e con un effetto mercato che è stato negativo per circa 52 miliardi.
Da rilevare che, in questo scenario, è cambiato il peso tra istituzionali e privati, con una crescita significativa del ruolo dei primi: se a fine agosto 2017 gli istituzionali avevano inciso per il 21%, ad agosto di quest'anno il dato è salito al 36%, con i privati scesi invece dal 79 al 64%.
“La tensione che c'è stata sui mercati finanziari, l'aumento della volatilità, l'incremento degli spread corporate e l'aumento dello spread Btp/Bund in generale ha creato una maggiore attenzione nel fare nuovi investimenti da parte dei risparmiatori – ha detto Ghidoni - Siamo sempre in flusso positivo, quindi la ricchezza è aumentata e vuol dire che le persone hanno dato fiducia, ma non con quell'impeto e quella forza degli anni passati”.
Le sfide per il futuro
“Premesso che sono positivo sulle prospettive dell'industry, ora più che mai - in una situazione come questa di grande complessità e di grande emotività – ritengo che la risposta sia la gestione attiva”, ha dichiarato l'ad e dg del 7° gestore italiano (10° a livello globale), aggiungendo che si vedrà, secondo lui, una inversione di tendenza tra gestione attiva e gestione passiva, rispetto a quello che è stato l'andamento degli ultimi anni, con la prima che ne uscirà ampiamente vincitrice. “In questo momento, dobbiamo essere ancora più chiari nel proporre i valori che la gestione professionale può dare”, ha poi proseguito.
Analizzando le complessità prospettiche dell'industria del risparmio gestito, al centro c'è la redditività.
Al primo posto ci sono i livelli di servizi sempre più alti. “È innegabile che tutte le reti distributive stanno chiedendo livelli di servizi sempre più ampi. Aspetto positivo, perché vuol dire che c'è sempre più attenzione verso il cliente, ma tutto questo, è inevitabile, che alla fine ha un costo”, ha precisato Ghidoni, che poi ha proseguito dicendo che gli altri aspetti di complessità riguardano la forza negoziale della distribuzione, la concentrazione del mercato della fornitura, i prodotti passivi e quelli semi passivi, i livelli dei tassi di interesse/yield (il fatto di non potere dare rendimenti nominali di un certo tipo porterà alla compressione della redditività) e infine la normativa (soprattutto la Mifid II).
Cosa fare per fronteggiare questa complessità?
“Analizzando il quadro complessivo, c'è una buona crescita economica a livello globale, perché ci sono tutti i paesi che hanno un buon ritmo, non ci sono squilibri all'interno dei singoli Stati e i paesi emergenti stanno dando un contributo sempre più importante a questa crescita. La globalizzazione, nel suo obiettivo di redistribuire la crescita, sta ottenendo successo”, ha risposto Fabrizio Fiorini, responsabile degli investimenti e vicedirettore generale di Ubi Pramerica Sgr, che ritiene che l'aspetto importante di oggi è l'emergere dell'inflazione. “L'inflazione che cresce e che finalmente torna a superare anche gli obiettivi del 2% è l'elemento nuovo, determinante e positivo di oggi – ha detto - La deflazione era il nostro problema. Oggi l'inflazione sta apparendo, meno di quanto ci si potesse aspettare ma tutto sommato siamo a un livello accettabile. L'inflazione è l'elemento che aiuta a controllare il debito. In Italia stiamo sperimentando un'altra via che è quella della spesa pubblica. Avendo a disposizione l'inflazione invece abbiamo a disposizione un elemento gratuito che consente di ridurre il debito. E ridurre il debito vuol dire permette di crescere perché il debito è un fardello che impedisce di correre. Quindi l'inflazione è la vera novità positiva di quest'ultimo periodo”.
Poi ci sono alcuni elementi di disturbo. “Uno di questo è dato dalla politica che nel 2018 sembra voler ridiventare protagonista. Per cui oggi ci troviamo in una situazione molto difficile per quanto riguarda le scelte di investimento perché eravamo abituati a scegliere in funzione di una analisi macroeconomica mentre dobbiamo iniziare a introdurre nel ragionamento delle variabili politiche, a cui non eravamo più abituati da tempo, e a calarle in un mondo globalizzato”, ha spiegato Fiorini.
Come ci si può muovere in questo contesto?
“La nostra scelta è chiara. Il privilegio dell'analisi macroeconomica deve rimanere, ponderando però l'influenza della politica”, ha risposto Fiorini, ricordando che, nell'immediato, la prima reazione dei mercati è quella di correggere e prendere profitto perché non se ne capiscono le dinamiche.
“L'investitore non istituzionale avrà quindi sempre più bisogno dell'investitore più specializzato che spieghi ai clienti cosa sta succedendo”, ha aggiunto, dettagliando poi che la loro scelta va in due direzioni. “Primo: essere molto chiari sull'idea di mercato e comunicarla in modo chiaro all'investitore. Secondo: aumentare la velocità di azione, passando da un mercato all'altro o da un investimento all'altro. E questo significa delega: ossia, il gestore deve avere più delega e il cliente deve dare più delega”, ha spiegato Fiorini, che ritiene che si giustificherà sempre meno la gestione passiva e che si andrà verso un maggiore servizio.
Cosa sta facendo Ubi Pramerica dal punto di vista della gamma dei prodotti?
“Stiamo lavorando per rafforzare l'area commerciale, sotto la mia responsabilità, e a breve è atteso l'annuncio di nuovi inserimenti, ha spiegato Andrea Sanguinetto, responsabile area commerciale e vicedirettore generale di Ubi Pramerica Sgr, che ha annunciato il lancio di nuovi prodotti. “Il primo è la strategia absolute return solution, che ha un obiettivo di dare un rendimento positivo nel medio termine a prescindere dalle condizioni di mercato e consente al gestore ampia libertà di scelta nella definizione degli strumenti finanziari e dei mercati in cui investire - ha dichiarato - Il secondo è il global infrastructure, un fondo che investe sulle infrastrutture e quindi entra nel mondo degli investimenti tematici. Il terzo è una strategia smart factor euro, ossia una gestione semi-passiva o semi-attiva con un approccio quantitativo”.
E in futuro? “A breve lanceremo in Italia nuove strategie, abbiamo già richiesto l'autorizzazione e stiamo attendendo il via libera”, ha concluso Sanguinetto.