Costi dei fondi, ancora grande confusione tra gli investitori

Alberto Battaglia
28.7.2021
Tempo di lettura: 5'
Rispetto ai costi di gestione, la maggioranza dei risparmiatori attribuisce molto più peso ad altri fattori nella scelta degli investimenti

Secondo un sondaggio condotto da State Street, il 47% dei risparmiatori americani è convinto che i costi di gestione collegati a fondi comuni ed Etf siano già compresi nelle tariffe retribuite al consulente finanziario o alla piattaforma d'investimento

Nella conoscenza dei costi collegati ai fondi, gli investitori autonomi dichiarano una maggiore padronanza di concetti come il l'expense ratio, rispetto alle controparti assistite da un consulente. I professionisti del settore, su questo, possono fare di più

L'attenzione sempre più elevata sulla trasparenza dei costi per gli investimenti, da parte delle autorità di regolamentazione, non ha sgomberato il campo dalla confusione che ancora regna nella mente dei risparmiatori su questo argomento. La maggioranza non dimostra una chiara percezione di quando un prodotto possa essere considerato low cost, ossia meno caro della media, e travisa il ruolo delle differenti “fee” che sono coinvolte nell'investimento. Lo ha rilevato un sondaggio condotto da State Street e A2B Planning su un campione rappresentativo della popolazione americana composto da 224 soggetti con asset investibili non inferiori ai 250mila dollari.

Quasi la metà degli intervistati (47%) è convinto, ad esempio, che i costi di gestione collegati a fondi comuni ed Etf siano già compresi nelle tariffe retribuite al consulente finanziario o alla piattaforma d'investimento. Tale erronea percezione è nettamente più elevata fra i soggetti assistiti da un consulente finanziario (60%) rispetto a chi gestisce i propri investimenti in autonomia (37%). Questo primo dato invita a riflette su come, almeno sotto il profilo dei costi, i consulenti non si siano spesi a sufficienza per istruire i propri clienti. Il fenomeno ha anche una rilevanza diversa fra le varie generazioni: il 71% Millennial tendono a travisare i costi nel modo sopra descritto, contro il 51% degli appartenenti alla GenX e il 36% dei Boomer.
"La comprensione delle commissioni dei prodotti d'investimento - e delle commissioni in generale - è bassa anche tra coloro che lavorano con un consulente. Questo sottolinea quanto lavoro il nostro settore deve fare quando si tratta di trasparenza dei prezzi e di educazione degli investitori", ha commentato sul tema Brie Williams, Head of Practice Management di State Street Global Advisors, "qui c'è una chiara opportunità per i consulenti per parlare ai clienti di ciò che possiedono, perché lo possiedono e di quanto costa loro".

La stessa disparità nelle competenze fra investitori fai-da-te e assistiti da un consulente si osserva anche quando si chiede loro di auto-valutare la propria conoscenza dei concetti di “expense ratio” e “punto base”. In generale gli intervistati dichiarano di conoscere a grandi linee le due nozioni, rispettivamente, nell'87 e nell'83% dei casi. A dirsi convinti di conoscerle a fondo sono, però, il 34% degli investitori autonomi, contro il 24% di quelli assistiti da un consulente, nel caso dell'expense ratio; e il 30% contro il 19% per quanto riguarda la padronanza dei punti base.
Alla luce di queste evidenze, non c'è da stupirsi se, alla fine, molti investitori non sappiano realmente valutare se e quanto un fondo d'investimento può essere giudicato low cost. Negli Stati Uniti, l'expense ratio medio è dello 0,51% per i fondi comuni e dello 0,20% per gli Etf. Ciononostante, gli intervistati che avevano dichiarato di conoscere l'expense ratio e/o i punti base ritiene che un prodotto smetta di essere low cost se le spese superano lo 0,61%. Un po' troppo alta come soglia, insomma, alla luce del contesto statunitense.

"Le differenze di costo variano drasticamente tra i fondi comuni e gli Etf. Dal punto di vista di un fornitore di Etf, si parla di low cost per i fondi con un rapporto di spesa dello 0,10% o inferiore – ovvero di sei volte più basso rispetto alla soglia degli investitori nel sondaggio", ha detto Williams.

D'altro canto, i costi collegati agli investimenti non sono fra i massimi fattori in grado di influenzare le scelte degli investitori. I due fattori decisivi per la maggioranza assoluta dei risparmiatori sono, invece, “il rischio rapportato ai ritorni” (lo afferma il 53%) e la “qualità delle azioni nel fondo” (51%). Seguono “la performance paragonata a quella delle controparti” (46%) e la “performance raffrontata al benchmark” (42%). I costi di gestione sono solo il quinto elemento citato (35%) davanti alle “performance passate del gestore” (28%), i “settori di mercato coperti dal fondo” (22%) e “l'efficacia in termini fiscali” (22%).
Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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