FinTech con la T maiuscola: al via la sandbox

Aldo Bisioli
Aldo Bisioli
9.8.2021
Tempo di lettura: '
Parte la sandbox regolamentare in ambito FinTech, in forza di un decreto ministeriale che fissa anche i criteri di partecipazione dei progetti innovativi. Sarà la volta buona? Nel frattempo ulteriori vantaggi fiscali per chi investe in startup e pmi innovative
Considerando la vetusta età media delle leggi italiane, “FinTech” è l'ultima parola che ci aspetteremmo di leggere in un testo normativo: evidentemente era destino che la digitalizzazione dell'economia (tema già approfondito da questa testata) irrompesse anche nella Gazzetta ufficiale, facendo capire, o quanto meno intuire, chi sarà il protagonista dello sviluppo economico dei prossimi anni.

Probabilmente c'è anche un pizzico di conformismo nel promuovere (e propagandare) il digitale, ma tant'è: il termine FinTech (con la t maiuscola) compare spesso nel decreto del ministero dell'Economia e delle finanze del 30 aprile 2021, che, in attuazione di quanto stabilito dal Dl n. 34/2019 (pre-covid), contiene il regolamento che attua la “disciplina del Comitato e della sperimentazione FinTech”.
Come sempre, si tratta di un passo intermedio nell'evoluzione della specie, che affonda le radici nell'iniziativa imprenditoriale italiana ed estera: è bene ricordare che prima della norma sono nate la sperimentazione e l'innovazione, come testimonia, ad esempio, l'inaugurazione tenuta dall'allora ministro dell'Economia e delle finanze Padoan del “Milan Fintech District” (all'epoca con la “t” minuscola, considerata la giovane età: correva l'anno 2017, e in quell'occasione, giustamente, il ministro dichiarava che “qui l'innovazione crea lavoro”).

Sempre per la cronaca, nel marzo del 2018 veniva istituito, in seno al ministero in questione, il Comitato per il coordinamento per il Fintech. Nasceva sotto i più alti auspici, posto che al battesimo erano presenti, come riportato in un protocollo d'intesa, oltre al ministero, la Banca d'Italia, la Consob, l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, l'Autorità garante della concorrenza, il Garante della privacy, l'Agenzia per l'Italia Digitale (oggi PagoPA) e l'Agenzia delle entrate.

Quindi, grazie al decreto in questione nasce oggi un nuovo Comitato FinTech (è lecito supporre che quello del 2018 sia implicitamente sciolto), e questa volta per volere del legislatore.

Viene da chiedersi se questa sia effettivamente la volta buona, tenuto conto che parlamento (e governo) hanno ancora 20 mesi di tempo (nel marzo 2023 scade la legislatura – peraltro 20 non son pochi, ma per l'orologio della burocrazia possono volare rapidamente).

In ogni caso occorre riconoscere che, in chiave retrospettiva, si tratta di un passo in avanti, al quale dovranno evidentemente seguirne molti altri.

Per fortuna la vera forza trainante, più che dai decreti, è data dalle idee e dalle iniziative, che anche in Italia non mancano certo; da noi non hlpiuttosto difettano i capitali ed un quadro normativo, soprattutto in ambito fiscale, ad hoc.
Per quanto riguarda i primi, creare un “ecosistema” che supporti un'area dove gli “unicorni” sono una rarità (per definizione), ed i fallimenti un prezzo inevitabile connesso alla sperimentazione, richiede tempo: certamente il legislatore può fare la sua parte – puntando, anche, sull'introduzione di norme fiscali favorevoli: da questo punto di vista occorre segnalare una norma di recentissima introduzione (articolo 14 del DL “Sostegni-bis”), che, previa autorizzazione della Commissione europea (ancora da ottenere), detassa completamente, a certe condizioni, le plusvalenze da capital gain realizzate da persone fisiche in sede di vendita di partecipazioni in start-up o PMI innovative. Tale norma prevede anche, a certe condizioni, la detassazione delle plusvalenze realizzate mediante cessione di partecipazioni da persone fisiche, a patto di reinvestire i relativi introiti in start-up o PMI innovative.

Per quanto riguarda il secondo (il quadro normativo), oltre al Comitato FinTech il Decreto del 30 aprile scorso vara (anche in questo caso, non per la prima volta – valgono le stesse considerazioni di cui sopra) una “sandbox regolamentare”, ovvero uno spazio protetto dedicato alla sperimentazione digitale nei settori bancario, finanziario e assicurativo.

Questo spazio di “gioco protetto” non è aperto a tutti: gli operatori dovranno presentare nelle prossime settimane dei progetti relativi a servizi, prodotti o processi innovativi nei settori in parola, che “arrecano benefici per gli utenti finali o contribuiscono all'efficienza del mercato” (così il comunicato stampa di Bankitalia); non solo, occorre che i progetti siano “in uno stato sufficientemente avanzato per la sperimentazione e sostenibili da un punto di vista economico e finanziario”.
Opinione personale dell’autore
Il presente articolo costituisce e riflette un’opinione e una valutazione personale esclusiva del suo Autore; esso non sostituisce e non si può ritenere equiparabile in alcun modo a una consulenza professionale sul tema oggetto dell'articolo.
WeWealth esercita sugli articoli presenti sul Sito un controllo esclusivamente formale; pertanto, WeWealth non garantisce in alcun modo la loro veridicità e/o accuratezza, e non potrà in alcun modo essere ritenuta responsabile delle opinioni e/o dei contenuti espressi negli articoli dagli Autori e/o delle conseguenze che potrebbero derivare dall’osservare le indicazioni ivi rappresentate.
Laureato in Economia aziendale con il massimo dei voti presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano, dal 1997 svolge l’attività presso lo studio Biscozzi Nobili, in qualità di socio dal 2003. È iscritto all’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Milano dal 1992. Revisore contabile dal 1999, ora Revisore Legale. Specializzato in fiscalità d’impresa.
La redazione vi consiglia altri articoli

Cosa vorresti fare?