Dalla seconda Rivoluzione Industriale, ovvero dall’invenzione del motore a scoppio, l’uomo ha adottato un modello produttivo ed uno stile di vita che hanno provocato, come “effetto collaterale”, il rilascio nell’atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica.
Se non si intervenisse tempestivamente per rallentare ed invertire questa progressione, le temperature medie aumenterebbero tra i 4 e i 5°C rispetto all’era preindustriale entro la fine del secolo, con conseguenze catastrofiche.
Ma qual è il nesso tra il rapporto uomo-natura, le temperature medie del pianeta e le scelte di allocazione del proprio patrimonio?
L’investimento finanziario è da sempre considerato un processo individuale e soggettivo, attraverso il quale il risparmiatore ricerca un rendimento adeguato in condizioni di rischio giudicate accettabili.
Tuttavia, fenomeni recenti come la pandemia ed il susseguirsi di eventi atmosferici estremi legati al cambiamento climatico hanno fatto emergere una forte interdipendenza tra persone, Paesi ed economie.
Di conseguenza, non è più sufficiente effettuare scelte d’investimento fermandosi alla valutazione del profilo rischio-rendimento delle diverse alternative, ma occorre prendere in considerazione una terza variabile: la sostenibilità.
La finanza sostenibile – c’è chi ne individua gli embrioni nei movimenti religiosi del XVIII° secolo e chi invece ne data la nascita nel 1928, quando venne lanciato il primo fondo etico, il Pioneer Fund di Boston – ha indubbiamente ricevuto negli ultimi anni un grande impulso, al punto che, in un’ottica di pianificazione finanziaria, non è più possibile prescindere dalla conoscenza degli strumenti di investimento sostenibile e dal loro utilizzo all’interno dei portafogli.
A livello globale, si sono infatti verificate in concomitanza 3 condizioni che ne stanno decretando il successo e che renderanno l’investimento sostenibile un pilastro delle scelte di allocazione patrimoniale dei risparmiatori.
- UN NUOVO ORIENTAMENTO CULTURALE.
La gravità assunta da eventi legati al cambiamento climatico, una maggior attenzione alla sfera sociale in seguito alle misure adottate per fronteggiare la pandemia, un nuovo paradigma culturale rappresentato dalle convinzioni delle nuove generazioni: sono tutti aspetti che hanno portato cittadini, governi e imprese a sviluppare una cultura della sostenibilità. Questo nuovo orientamento ha contribuito prima alla definizione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG’s), e successivamente all’individuazione della finanza quale centro nevralgico per amplificare gli sforzi di cittadini e imprese verso il loro raggiungimento.
- UN NUOVO APPROCCIO POLITICO.
Il 2015, oltre ad aver visto la nascita degli SDG’s, è stato anche l’anno in cui 190 Paesi hanno siglato l’Accordo di Parigi sul Clima, assumendo l’impegno di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
A partire da tale accordo, si sono susseguite numerose iniziative da parte dei diversi governi, per tener fede a tale impegno (Green Deal europeo, Net Zero
2050, Piano dell’amministrazione Biden per l’ambiente, ecc.) e quest’anno, alla conferenza di Glasgow COP26, si valuteranno i risultati ottenuti a distanza di 6 anni e le azioni da approntare per il prossimo futuro.
Il Commissario al Bilancio dell’Unione Europea, Johannes Hahn, ha dichiarato il 7 settembre scorso: “L’intenzione dell’UE di emettere fino a 250 miliardi di euro di green bond da qui alla fine del 2026 ci farà diventare il più grande emittente di green bond al mondo. Questo è anche un segno del nostro impegno a favore della sostenibilità e pone la finanza sostenibile al centro dello sforzo di ripresa dell’UE”.
- UN NUOVO IMPEGNO DA PARTE DELLA COMUNITÀ FINANZIARIA.
La comunità finanziaria ha dato vita negli ultimi anni a diverse iniziative spontanee, sotto l’egida delle Nazioni Unite (PRI nel 2006, PSI nel 2012 e PRB nel 2019), con lo scopo di promuovere lo sviluppo di un approccio sostenibile e responsabile in ambito rispettivamente finanziario, assicurativo e bancario. Negli ultimi due anni, il numero di società che hanno aderito a queste iniziative è aumentato considerevolmente.
Questo impegno dal lato dell’offerta ha contribuito a far crescere il numero di fondi classificati come sostenibili (nati come tali o da riconversione di fondi convenzionali), con una forte accelerazione dopo lo scoppio della pandemia. Come accade a molti fenomeni così repentini e dai numeri importanti, anche la moltiplicazione di fondi ESG ha portato con sé alcuni rischi, il più grave dei quali è rappresentato dal “greenwashing”, ovvero la pratica attraverso la quale, con una spennellata di verde in superficie, si vuol far passare per sostenibile ciò che sostenibile non è.
Lo scoppio della pandemia ha portato ad una forte accelerazione di un processo che si era già messo in moto alcuni anni prima e che ora è diventato centrale oltre che urgente. Tutti i piani di rilancio dei diversi Paesi sono stati elaborati in un quadro di attenzione alla sostenibilità.
L’investitore, di conseguenza, è chiamato a prendere in considerazione l’universo degli strumenti sostenibili quando si avvicina ad importanti scelte di investimento.
E, considerato il rapido sviluppo delle diverse soluzioni dietro le quali può nascondersi anche qualche insidia, e la forte specificità della materia, la decisione di affidarsi ad un consulente esperto e competente in tema di investimenti sostenibili rappresenta una scelta oculata e lungimirante per un’allocazione efficace ed efficiente del proprio patrimonio.