Resilienza e Antifragilità

2.11.2021
Tempo di lettura: 2'
Assistiamo spesso all'esaltazione della parola resilienza. Viene infilata in discorsi pubblici anche di dubbia profondità ed è arrivata perfino sul corpo di alcuni sotto forma di tatuaggi. Ma siamo sicuri sia poi un concetto così compreso?
Io ho spesso l'impressione che si tratti di una parola o un'attitudine di moda perché, a quanto pare, fa figo. In questo momento storico, poi, sembra che l'unico atteggiamento possibile sia resistere. La pandemia non ci ha insegnato proprio niente? Io sono dell'idea che, anche se ci troviamo in momenti poco favorevoli, è bene cercare il buono.
La resilienza è la capacità di assorbire un urto senza rompersi, secondo il dizionario. In psicologia si parla di affrontare e superare un evento traumatico. Come? Rimanendo sempre se stessi, però. Senza dubbio può sembrare un bene, in prima analisi. Ribaltiamo sui mercati e vediamo se l'esempio calza ancora. Un titolo che, storicamente, ha sempre conseguito ottimi risultati subisce pesanti perdite: un tonfo clamoroso, dovuto principalmente ai cambi al vertice, supponiamo.
Consigliereste ai clienti di mantenerlo in portafoglio o di acquistarlo ex novo? La risposta è dipende. C'è chi propenderebbe per l'acquisto e chi per la vendita. Magari si tratta di una cosa momentanea dovuta alla nuova dirigenza. Se fosse una nuova direzione che sta prendendo l'azienda le riflessioni cambierebbero.
E appena risale? Subito via dal portafoglio senza approfittare di ulteriori risalite come dice la storica frase 'vendi e pentiti'? Oppure, citando Borrelli, 'resistere, resistere, resistere'.
Introduco una parola meravigliosa che ho imparato da Taleb: antifragile. Per dirla in breve, se tira un vento pazzesco che impedisce di proseguire il cammino, il resiliente tenterà di resistervi e non spostarsi dalla propria posizione. Chi, invece, è antifragile, cercherà un modo nuovo di sfruttare quel vento per trarne vantaggio: costruirà una vela per spostarsi più velocemente, per esempio. In un mercato in burrasca è meglio trattenere e resistere o cercare strumenti alternativi per affrontare nuove sfide? Io non ho dubbi. La seconda via è la più difficile per tutti, come esseri umani siamo programmati per essere restii al cambiamento.
Anche per quanto riguarda i titoli su cui puntare ritengo questa dicotomia più attuale che mai. Ancor di più se parliamo di consulenza o, in generale, di rapporti umani. Di certo anche noi amiamo aver a che fare con persone che reagiscono positivamente ai risvolti inaspettati, specie se non dipendono da loro. E tutti siamo annoiati da chi, di fronte ad una novità, inizia ad esaltare il vecchio prodotto/modo di fare mantenendo granitica la propria posizione e avversione al cambiamento. Una vera scelta di vita.
Io ho spesso l'impressione che si tratti di una parola o un'attitudine di moda perché, a quanto pare, fa figo. In questo momento storico, poi, sembra che l'unico atteggiamento possibile sia resistere. La pandemia non ci ha insegnato proprio niente? Io sono dell'idea che, anche se ci troviamo in momenti poco favorevoli, è bene cercare il buono.
La resilienza è la capacità di assorbire un urto senza rompersi, secondo il dizionario. In psicologia si parla di affrontare e superare un evento traumatico. Come? Rimanendo sempre se stessi, però. Senza dubbio può sembrare un bene, in prima analisi. Ribaltiamo sui mercati e vediamo se l'esempio calza ancora. Un titolo che, storicamente, ha sempre conseguito ottimi risultati subisce pesanti perdite: un tonfo clamoroso, dovuto principalmente ai cambi al vertice, supponiamo.
Consigliereste ai clienti di mantenerlo in portafoglio o di acquistarlo ex novo? La risposta è dipende. C'è chi propenderebbe per l'acquisto e chi per la vendita. Magari si tratta di una cosa momentanea dovuta alla nuova dirigenza. Se fosse una nuova direzione che sta prendendo l'azienda le riflessioni cambierebbero.
E appena risale? Subito via dal portafoglio senza approfittare di ulteriori risalite come dice la storica frase 'vendi e pentiti'? Oppure, citando Borrelli, 'resistere, resistere, resistere'.
Introduco una parola meravigliosa che ho imparato da Taleb: antifragile. Per dirla in breve, se tira un vento pazzesco che impedisce di proseguire il cammino, il resiliente tenterà di resistervi e non spostarsi dalla propria posizione. Chi, invece, è antifragile, cercherà un modo nuovo di sfruttare quel vento per trarne vantaggio: costruirà una vela per spostarsi più velocemente, per esempio. In un mercato in burrasca è meglio trattenere e resistere o cercare strumenti alternativi per affrontare nuove sfide? Io non ho dubbi. La seconda via è la più difficile per tutti, come esseri umani siamo programmati per essere restii al cambiamento.
Anche per quanto riguarda i titoli su cui puntare ritengo questa dicotomia più attuale che mai. Ancor di più se parliamo di consulenza o, in generale, di rapporti umani. Di certo anche noi amiamo aver a che fare con persone che reagiscono positivamente ai risvolti inaspettati, specie se non dipendono da loro. E tutti siamo annoiati da chi, di fronte ad una novità, inizia ad esaltare il vecchio prodotto/modo di fare mantenendo granitica la propria posizione e avversione al cambiamento. Una vera scelta di vita.