Sempre più banche stanno tentando di scoraggiare i correntisti dal detenere eccessive quantità di liquidità sui conti correnti. Questo accade essenzialmente per una ragione: perché per gli istituti di credito i nostri soldi depositati sul conto corrente sono un costo. Un tempo il tasso overnight, cioè il tasso al quale le banche si prestano fra loro denaro per la durata massima di 24 ore, in genere proprio per la nottata era positivo. Il che significava che la banca per quel breve lasso di tempo “imprestava” i soldi presenti sui conti correnti, con un certo margine di guadagno. Oggi non è così: i tassi sono negativi, addirittura dello 0,50%, quindi gli istituti bancari, per depositare la liquidità in eccesso ci perdono invece di incassare degli interessi, facendo venir meno una delle fonti di guadagno di una banca. A queste condizioni la gestione della liquidità sui conti correnti non è più conveniente: per questo motivo le banche chiedono al cliente una compartecipazione dei costi.
Nella vicina Svizzera, per esempio, i tassi sono negativi già da diverso tempo e la compartecipazione è una realtà: se il cliente ha una certa disponibilità sul conto, paga per tenere lì il suo denaro. È come se la banca mettesse a disposizione una cassetta virtuale, nella quale garantisce il deposito del denaro dei correntisti, e questo rappresenta un costo. Una volta si trattava di tutelare fisicamente la sicurezza dei soldi perché in banca c’era il caveau con le guardie a vigilare: oggi l’attenzione maggiore è per la sicurezza informatica. Il denaro dei correntisti è sempre a rischio di attacchi hacker: le banche spendono miliardi per garantire la sicurezza, e se non possono recuperare qualcosa attraverso il sistema dei tassi è un problema.
C’è poi un altro aspetto da considerare: le banche oggi non riescono a ottenere un rendimento sufficiente dall’attività di prestito. L’unico settore in cui i margini sono interessanti è quello della gestione degli investimenti. Dati questi due fattori, i tassi negativi che creano una nuova fonte di costo e il fatto che tutti gli istituti che hanno una forte attività di gestione del risparmio sono in utile e gli altri no, appare evidente quale sia la direzione verso cui si stanno posizionando le banche. Per fare un esempio molto noto: negli ultimi anni UniCredit ha deciso di cedere la sua rete finanziaria e la divisione di asset management (Pioneer), mentre Intesa Sanpaolo ha fatto una scelta di segno opposto, mantenendo due reti di consulenti finanziari e due divisioni di gestione del risparmio (Eurizon e Fideuram) e facendole lavorare in sinergia. Una mossa che si è rivelata vincente.
Di recente ha fatto poi molto discutere la decisione della banca olandese ING, che dismetterà a partire dal primo luglio tutti gli Atm e le casse automatiche presenti in Italia. Quello che lascia perplessi è il fatto che l’istituto non si faccia carico per tutti i clienti dei costi connessi al prelievo di contanti presso gli sportelli Atm di altre banche. Banca Fideuram, che ha fatto della limitazione degli sportelli una fonte di reddito, perché consente di ridurre i costi fissi, permette a tutti i suoi clienti di prelevare gratuitamente in tutta l’area euro. In questo modo l’istituto ha creato a sue spese un servizio che gli consente di limitare il costo fisico di milioni di sportelli.
Date queste condizioni, per i risparmiatori potrebbe essere il momento giusto per investire. A livello politico si sta cercando di creare le condizioni per una ripresa e ci sono molte ragioni che supportano questa eventualità: sarebbe assurdo non coglierne i benefici investendo. Perché star fermi quando c’è un fiume in piena che sta andando verso la ripresa?
Sempre più banche stanno tentando di scoraggiare i correntisti dal detenere eccessive quantità di liquidità sui conti correnti. Questo accade essenzialmente per una ragione: perché per gli istituti di credito i nostri soldi depositati sul conto corrente sono un costo. Un tempo il tasso overnight, ci…
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