distribuite in circa 9.000 aziende in tutto il mondo per un totale di asset amministrati di 1,3 mila miliardi di dollari.
Creato nel 1996 e gestito dalla Banca Centrale della Norvegia, il fondo segue una strategia d’investimento molto semplice, nonostante le enormi masse gestite: diversificazione di portafoglio (più di 9.000 titoli), diversificazione geografica (73 paesi) e diversificazione di asset (azionario, obbligazionario e patrimonio immobiliare).
Diversificazione, decorrelazione e lungo periodo sono i tre pilastri d’investimento del fondo sovrano più grande al mondo.
Il ritorno medio annuo generato dal 1° gennaio 1998 al 31 dicembre 2019 è stato di 6,1% e nel 2020, nel pieno della pandemia, ha toccato l’11%!
Nel primo trimestre del 2021 il rendimento degli investimenti azionari del fondo è stato del 6,6% (l’investimento immobiliare ha dato un rendimento di 1,4% e l’obbligazionario ha perso il 3,2%).
Il Fondo Sovrano Norvegese rappresenta l’eccellenza in tantissimi settori.
Attraverso questo strumento la Norvegia sta costruendo una garanzia sempre più grande per le pensioni dei propri cittadini, ha un tesoro a disposizione in caso di necessità e alimenta anche parte delle imprese del Paese.
La sua storia parte dal lontano 1969, quando al largo della Norvegia viene scoperto uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo.
Il parlamento norvegese, con una lungimiranza che è estranea alla politica italiana, decise che i proventi del petrolio sarebbero stati utilizzati in modo responsabile con un orizzonte temporale di lungo periodo, salvaguardando l’economia del Paese.
Anche se i proventi della produzione di petrolio e gas sono stati trasferiti al fondo a partire dal 1996, attualmente questi depositi rappresentano solo il 50% del suo valore, il resto è stato guadagnato con investimenti in azioni e in parte in immobili dislocati in alcune delle città più importanti del mondo che generano reddito da locazione.
Affinché il fondo possa tutelare il maggior numero di persone possibile in futuro, viene speso solo il rendimento del fondo, lasciando il capitale intatto: in media finora i vari governi che si sono succeduti hanno impiegato solo il 3%, mentre il rendimento annuo netto del fondo è del 4,2%.
La lungimiranza scandinava consiste nel pensare che meno si spende oggi, meglio ci si troverà quando si dovranno affrontare le crisi future e infatti il governo norvegese si può permettere di spendere di più in periodi difficili e meno in periodi positivi.
Questa è la regola aurea del Fondo che dovrebbero imparare a seguire tutti i Paesi, Italia compresa.
Trovare un giacimento di petrolio è stata una fortuna, ma essere stati in grado di gestirlo e averlo integrato con investimenti finanziari in un’ottica di lungo periodo è un merito che pochi paesi hanno.
La virtuosa Norvegia è riuscita inoltre ad ottenere risultati eccellenti senza rinunciare alla sostenibilità.
Questo perché il fondo non investe – o addirittura disinveste- in società che danneggiano l’ambiente e il cui business ha ripercussioni sociali.
Nella pagina della Banca Centrale Norvegese dedicata agli investimenti del Fondo si chiarisce che “le aziende in cui la Norvegia investe debbano avere obiettivi in linea con quelli di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu, che rispettino i diritti umani e dei bambini, che abbiano una governance trasparente in materia di tasse e che siano attente al cambiamento climatico e alle risorse idriche”.
Il Fondo inoltre non può investire in aziende che producono armi, coltivano o vendono tabacco o hanno un modello di business basato sul carbone.
Tutto ciò dimostra che guadagnare seguendo un’etica è possibile.
Cosa ci insegna la Norvegia?
- La diversificazione è l’arma migliore per eliminare i rischi degli investimenti;
- Investire in un’ottica di lungo periodo permette agli investimenti di crescere, non curandosi delle oscillazioni di breve periodo;
- Mantenere grandi scorte di liquidità fa perdere occasioni importanti nel campo degli investimenti.
C’è un’enorme differenza tra l’Italia e la Norvegia: la prima ha sempre investito sul debito, con i risultati che sono davanti agli occhi di tutti, mentre la seconda ha sempre investito sulla crescita e sulle imprese.
Mi auguro che il nostro Belpaese impari presto la lezione di questo paese scandinavo.
Ho sempre amato la Norvegia per la sua attenzione al sociale e all’ambiente, per la sua architettura, per i suoi magnifici paesaggi e per avermi regalato la mia prima Aurora Boreale, per giunta il giorno del mio compleanno, quindi ero già ben disposta nei confronti di questo splendido paese, ma scoprire che un tale feeling includesse anche lo stesso approccio che porto avanti da anni ai temi degli investimenti è stata certamente una bella sorpresa!