Occorre fare degli investimenti seri e permanenti se si vuole creare una nuova classe di financial advisors moderni
I membri più esperti potranno avvalersi di talenti motivati e affermati
Di solito le nuove leve sono figli d’arte. Molto meno frequenti i casi di avvicinamento spontaneo.
Quando ottenni la laurea in economia, in effetti, fui l’unico tra i compagni a valutare il percorso di consulente finanziario. Nessuno conosceva tale figura.
Oggi, a distanza di 26 anni, la situazione non è cambiata.
Perché?
Attualmente nelle scuole superiori è raro che si tengano corsi di educazione finanziaria, e nelle Università mancano, salvo limitati casi, esami specifici relativi alla professione.
Sarebbe assolutamente necessario prevedere il corso di Laurea in Consulenza Finanziaria, una classe di laurea che ad oggi risulta esistere, secondo le mie conoscenze, soltanto presso l’Universita’ degli studi di Teramo.
Finché la nostra professione non avrà un forte sex appeal, difficilmente attirerà i migliori talenti.
La consapevolezza della rilevanza sociale di questo lavoro cresce in modo direttamente proporzionale alla diffusione della cultura finanziaria nel panorama italiano.
Infatti, mano a mano che il consulente finanziario sarà considerato al pari di qualsiasi altro professionista, come il commercialista e l’avvocato, sempre più la nostra attività sarà percepita come un’opzione professionale credibile, utile e prestigiosa.
Fondamentale in tale percorso è anche l’approccio delle mandanti. I giovani talenti vanno incentivati e supportati sotto il profilo operativo, formativo ed economico.
Occorre fare degli investimenti seri e permanenti se si vuole creare una nuova classe di financial advisors moderni, proiettati verso il futuro della consulenza.
Il sorgere, in diverse reti e con varie sfumature, dei Progetti Team sembra indicare la road map corretta.
In attesa di avere la possibilità di costituirsi in società, come già avviene in diversi Paesi europei e non, l’idea di creare una sorta di studio associato all’interno dell’azienda appare un’opzione interessante.
Lo sharing delle competenze a livello orizzontale (tra consulenti finanziari con analoga seniority) e l’integrazione verticale nel team di giovani promettenti, garantisce la creazione di valore nell’advisory al cliente finale.
Un family office homemade, in cui anche il neofita può ritagliarsi un suo spazio offrendo competenze, energie, idee commerciali innovative, facendo leva sui nuovi linguaggi di comunicazione, veicolati anche attraverso i social network. Un ruolo attivo quello del giovane professionista, il quale ha la possibilità di porre in essere iniziative innovative su clienti e prospect, agevolate dalla propria capacità di rapportarsi alla clientela under 30.
I membri più esperti potranno avvalersi di talenti motivati e affermati, e allo stesso tempo le nuove leve cresceranno con gradualità e supporti adeguati.
Credo ci voglia un atto di coraggio da parte delle Direzioni delle reti. Ricordandoci che nella Silicon Valley l’età media degli imprenditori è molto bassa.
Il talento c’è e dobbiamo creare le condizioni affinché i migliori si avvicinino con curiosità e passione alla nostra professione.
Abbiamo bisogno di grandi professionisti per il futuro.
Ci sono enormi sfide da cogliere, e non possono essere i cinquantenni di oggi i protagonisti delle prossime decadi.
#peoplehunter