Come il rialzo dei tassi può condizionare il mercato obbligazionario

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Il rialzo dei tassi di interesse: effetti sull’inflazione e sul mercato obbligazionario

Il rialzo dei tassi di interesse è diventato un tema centrale nel panorama economicofinanziario. 

Ma quali sono concretamente le conseguenze sul nostro portafoglio e sui nostri investimenti (soprattutto quelli obbligazionari)?


I primi effetti si vedono senz’altro sugli investimenti, specie nel mercato obbligazionario. Nel 2022 si è registrata una delle peggiori performance nella storia di questo settore, con perdite in doppia cifra. 

Secondo la tesi che più frequentemente rimbalza su tutte le fonti di informazione l’aumento dei tassi è una strategia per combattere l’inflazione crescente. 

 Ma proviamo a entrare un po’ di più nel merito e analizziamo i punti principali.

Cosa sono i tassi di interesse?

Perché aumentano?

La relazione inversa tra i tassi e i prezzi delle obbligazioni 

Il concetto di durata e la sua importanza nel calcolo del rischio

L’aumento del rischio di insolvenza per le imprese emittenti

L’importanza della diversificazione del portafoglio

La consulenza finanziaria come strumento per gestire il rischio


Cosa sono i tassi di interesse e come incidono concretamente sulla nostra vita?


Partiamo dall’inizio. Cosa sono esattamente i tassi di interesse e perché sono così importanti?

Diciamo che i tassi di interesse rappresentano il costo del denaro.

Rappresentano cioè il “prezzo” che paghiamo quando prendiamo in prestito del denaro o, viceversa, il guadagno che otteniamo quando siamo noi a prestare (o investire) del denaro.

Per esempio: i tassi di interesse aumentano? La nostra rata del mutuo cresce. Diminuiscono? La rata scende. Un altro esempio: i tassi di interesse sono alti? È il momento di acquistare un titolo obbligazionario, poiché il rendimento sarà maggiore. I tassi sono bassi? Il rendimento sarà minore.


Perché i tassi aumentano? Il ruolo delle banche centrali 


I tassi di interesse sono determinati dalle politiche monetarie delle banche centrali, come la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Banca Centrale Europea in Europa.

Secondo quali criteri le banche variano i tassi?

Abbassando i tassi di interesse si incentivano sia i privati che le aziende a contrarre più prestiti, perché il costo del denaro è più conveniente. L’effetto è quello di uno stimolo alla spesa, il che a sua volta favorisce la ripresa economica.

Al contrario, alzando i tassi, sale anche il costo del denaro, il che rende meno conveniente sia contrarre debiti che spendere. In questo caso abbiamo l’economia rallenta.

In pratica, variando opportunamente i tassi, le banche centrali bilanciano la crescita economica e il controllo dell’inflazione dell’intera area monetaria.


La relazione inversa tra i tassi e i prezzi delle obbligazioni


I tassi di interesse influenzano anche il valore degli investimenti. Scopriamo in che modo.

Quando i tassi di interesse aumentano, gli investitori vedono le proprie obbligazioni perdere di valore, il che li spinge a cercare opportunità di investimento capaci di tassi di interesse più alti.

Così facendo, le obbligazioni in essere diventano meno attraenti, la loro domanda diminuisce e di conseguenza cala anche il loro prezzo.

                                       


Al contrario, quando i tassi di interesse diminuiscono, le obbligazioni che si andranno a sottoscrivere avranno tassi di interesse più bassi rispetto alle obbligazioni in essere. In questo caso sono quest’ultime a essere più attraenti, la loro domanda aumenta e anche il loro prezzo.


Il concetto di durata e la sua importanza nel calcolo del rischio


Esistono diverse tipologie di obbligazioni sui mercati finanziari, ma tutte sono accumunate dalla cosiddetta duration (durata). 

La durata ci dà un’idea di quanto tempo ci vorrà per recuperare il nostro investimento iniziale.


Facciamo un esempio 


Consideriamo due opzioni di investimento in Buoni del Tesoro Poliennali (BTP): uno a 10 anni con cedola del 3,50% e l’altro a 30 anni con cedola del 4,50%. La duration indica quanto tempo occorre, mediamente, per recuperare l’investimento e gli interessi. 

 Nel BTP a 10 anni, per ogni 1.000 € investiti, si maturano 35 € all’anno. Nel BTP a 30 anni, per ogni 1.000 € investiti, si maturano 45 € all’anno. In entrambi i casi alla fine si recuperano i 1.000 € iniziali.




La duration del BTP a 10 anni è inferiore rispetto a quella del BTP a 30 anni, il che lo rende un investimento meno rischioso e meno suscettibile alle variazioni dei tassi di interesse. Tuttavia, il BTP a 30 anni offre un rendimento annuale più elevato (4,50%) rispetto al BTP a 10 anni (3,50%).


Per chi investe, capire la durata consente di gestire al meglio il rischio del proprio portafoglio di obbligazioni. 

Perché?

Perché se i tassi di interesse aumentano, le obbligazioni che durano di più possono perdere più valore rispetto a quelle che durano di meno. Viceversa, quando i tassi di interesse diminuiscono, le obbligazioni più lunghe possono rendere di più.


L’aumento del rischio di insolvenza per le imprese emittenti


Con il rialzo dei tassi di interesse, oltre alla diminuzione del prezzo dei titoli, aumenta anche il rischio di insolvenza da parte di chi il titolo lo emette, cioè dei soggetti (Stati o aziende che siano) a cui abbiamo prestato il nostro denaro in cambio di un rendimento.

Quando e perché può succedere?

Può succedere quando chi ha emesso il titolo non è più in grado di pagare i debiti e gli interessi sulle obbligazioni che ha emesso. Il problema è che quando i tassi di interesse aumentano, aumenta anche il costo del debito. È un tema importante, poiché l’insolvenza dell’emittente significa una perdita per chi ne detiene le obbligazioni.

Quando si investe, è opportuno valutare la solidità finanziaria del soggetto a cui vogliamo dare fiducia, e analizzarne attentamente il rischio di insolvenza.

Un modo per farlo è controllare il rating creditizio, una qualifica assegnata da agenzie specializzate che misura la capacità di onorare i propri debiti.


L’importanza della diversificazione del portafoglio


Diversificare il portafoglio significa evitare di concentrare tutto il capitale su un unico strumento finanziario, ma ripartirlo piuttosto su diverse tipologie di strumenti, per esempio azioni, obbligazioni, fondi comuni e materie prime.

Questo consente di bilanciare un eventuale andamento infelice di uno strumento con i risultati positivi dell’altro.

La diversificazione è una specie di rete di protezione, soprattutto con l’alzarsi dei tassi di interesse.

Per esempio, ci sono imprese le cui azioni beneficiano dell’aumento dei tassi di interesse, poiché nel contesto in cui operano ciò implica una maggiore domanda dei loro prodotti o servizi.

In breve, investire in obbligazioni dalla durata diversificata e protette da solidi rating creditizi permette di bilanciare il rischio associato al rialzo dei tassi.


La consulenza finanziaria come strumento per gestire il rischio


Quando il mercato è incerto o tende al rialzo dei tassi di interesse, la consulenza finanziaria diventa uno strumento ancora più importante per gestire il rischio.

Il consulente sa aiutare gli investitori a sfruttare al meglio la variazione dei tassi, a identificare le opportunità di investimento più adatte alle loro esigenze e a correggere la rotta con gli opportuni aggiustamenti quando necessario.

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