Syms (Invesco): alternative ai Btp ci sono, con l’aggiunta della diversificazione
Il ritorno dei rendimenti a livelli che non si vedevano da tre lustri ha aperto le porte a interessanti opportunità nel reddito fisso, ma non bisogna tralasciare il fattore volatilità, con l’attuale scenario incerto che richiede delle asset allocation più dinamiche e granulari. La cautela è quindi d’obbligo, anche se l’avvicinarsi della fine del percorso di stretta sui tassi di interesse da parte delle banche centrali invita a guardare con crescente attenzione alle duration più lunghe. Ne abbiamo parlato con Paul Syms, head of Emea Etf fixed income and commodity product management di Invesco, a margine di un evento tenutosi a Milano nei giorni scorsi.
Guardando alla restante parte del 2023, le scadenze brevi potrebbero ancora attrarre flussi o è ora di posizionarsi con decisione su bond più a lunga scadenza già pensando al futuro cambio di rotta da parte di Fed & co.?
Stiamo arrivando a un momento di svolta sui tassi, ma rimaniamo ancora prudenti su duration troppo lunghe. Abbiamo visto che negli Stati Uniti è scesa l’inflazione e lo stesso sta succedendo in Europa e nel Regno Unito. I tassi di interesse sono ormai prossimi ai massimi, probabilmente in Europa ci aspettano ancora un paio di rialzi e anche in Gran Bretagna la banca centrale potrebbe intervenire con una stretta ulteriore visto che gli ultimi dati sull’inflazione sono stati superiori al previsto. Negli Stati Uniti abbiamo visto che inflazione è scesa sotto il 5% e la Fed ha applicato più rialzi rispetto alla Bce, magari potrà esserci ancora un rialzo ma non oltre.
In questo scenario ha senso iniziare a posizionarsi sui bond con duration maggiore per quanto riguarda i titoli di Stato, mentre sul credito è preferibile stare su una duration più breve.
Soft landing o hard landing, la grande domanda in questo momento. Cosa cambia nelle scelte di asset allocation con l'uno o l'altro scenario?
Al momento i mercati stanno prezzando un soft landing, si ritiene che le banche centrali abbiamo fatto il loro lavoro per abbassare l’inflazione e l’economia sembra in grado di assorbire il colpo senza scossoni eccessivi. Ciò non toglie che circolano ancora diverse incognite negli Stati Uniti, su quello che farà la Russia, oltre alla crisi bancaria che ha portato in dote una certa volatilità.
In caso di hard landing la situazione cambierebbe in quanto le banche centrali andrebbero a tagliare i tassi e allora sarebbe il caso di posizionarsi con maggiore decisione sui titoli di Stato con maggiore esposizione alla duration. Ed è per questo motivo che il consiglio è posizionarsi sul credito con duration più breve proprio perché in tal modo di riduce il rischio creditizio senza tagliarsi tutte le possibilità legate a questo segmento.
Si parla sempre di più di 'grande boom' in arrivo per gli ETF obbligazionari, quali i fattori trainanti?
Indubbiamente veniamo da anni caratterizzati da bruschi cali dei rendimenti nell’obbligazionario, se non azzeramento, adesso siamo tornati nuovamente a rendimenti simili a quelli precedenti la grande crisi finanziaria del 2008. Contemporaneamente nell’ultimo decennio sono arrivati tantissimi nuovi Etf obbligazionari, si può disporre di un’ampia scelta e adesso che i rendimenti sono tornati interessanti a mio avviso si vedrà un aumento delle allocazioni obbligazionarie tramite Etf.
Innovazione di prodotto ed Etf fixed income, cosa aspettarsi per il prossimo futuro?
C’è già un’ampia scelta per quanto riguarda gli Etf obbligazionari su governativi, corporale bond e high yield. Quello che penso potrebbe evolvere è l’offerta di prodotti incentrati sul fixed income ESG, in particolare quelli specifici sulla transizione ecologica. Un’altra cosa che potrebbe svilupparsi maggiormente nel tempo sono gli obbligazionari a gestione attiva e smart beta, magari congegnati per scopi specifici.
In Invesco ci siamo messi a tavolino per lavorare con nostro team dedicato allo sviluppo di nuove strategie e stiamo guardando a soluzioni su credito multifattoriale per i fattori Esg e a un prodotto in euro per la transizione green, anche se attualmente non ci sono abbastanza green bond per pervenire alla soluzione che noi vorremmo.
Quali alternative ai Btp per avere rendimento abbinato a basso rischio?
E’ abbastanza difficile proporre alternative convincenti pensando a quanto è più alto il rendimento dei titoli di Stato italiani rispetto al resto d’Europa. Si può dire che una diversificazione efficace può essere fatta nel credito investment grade, in tal modo si può avere un rischio comunque contenuto e ben diversificato su centinaia di emittenti anziché limitarsi allo Stato italiano che comunque agli occhi degli investitori stranieri non è proprio l’emblema della sicurezza.
Altre opportunità da cogliere nel fixed income?
Gli AT1, a nostro avviso, sono al momento molto attraenti in termini di rendimenti su una duration abbastanza corta, intorno ai due anni. Il rapporto rischio/rendimento è a nostro avviso interessante. Non ritengo possibile che a una banca dell’eurozona possa succedere quello che successo con Credit Suisse. Dopo un primo scossone post Credit Suisse, il mercato si è decisamente stabilizzato grazie anche alla Bce e Boe che subito hanno fatto dichiarazioni esplicitamente a sostegno degli AT1 che infatti registrano nuovamente ottimi livelli di scambi e offrono valore.