Piattaforme digitali e pac innescano il boom degli Etf tra i giovani
Le piattaforme d’investimento digitali si stanno dimostrando come potentissimi facilitatori della diffusione degli etf tra gli investitori retail europei, contribuendo a far fare i primi passi nel mondo degli investimenti alle generazioni più giovani. Dallo scoppio della pandemia in avanti, sta aumentando in particolare l'interesse verso strumenti semplici da capire quali i pac in etf che permettono di abbinare risparmio e investimenti in un'ottica di lungo periodo.
Giovani in prima linea
Un recente survey di YouGov, commissionato da BlackRock, indica che la generazione Z e i millennial si candidano ad essere la forza trainante per la crescita del mercato europeo degli etf. Un ruolo chiave lo giocheranno le piattaforme di investimento online. In Europa, il mercato digitale vanta già asset in gestione di quasi 2.000 miliardi di dollari in totale. “Prevediamo che, nel corso del 2023, gli investitori di età compresa tra i 18 e i 34 anni rappresenteranno il 54% dei nuovi investitori in etf - afferma Jane Sloan, EMEA Head of iShares & Index Investments - . Secondo le previsioni, il 41% di questi sarà costituito da investitori esordienti che hanno imparato a conoscere gli investimenti attraverso queste piattaforme e che apprezzano la semplicità e il basso costo degli etf”. Guardando all’Italia, il numero di investitori in etf è atteso crescere del 39% nei prossimi 12 mesi, ossia oltre 800.000 nuovi investitori.
La rapida evoluzione della distribuzione digitale sta giocando un ruolo chiave. “Benvenuta rivoluzione digitale – taglia corto Alessandro Saldutti, country manager per l’Italia di Scalable Capital, interpellato da We Wealth - le persone oggi possono informarsi facilmente, in particolare i giovani vedono opportunità di investire in strumenti che al contrario dei fondi sono estremamente trasparenti e hanno commissioni decisamente più basse”. “Le piattaforme digitali hanno preso la rivoluzione etf e l’hanno messa al centro della propria offerta principalmente attraverso i piani di risparmio che permettono di investire mese dopo mese togliendo emotività e tenendo i costi bassi”, aggiunge Saldutti soffermandosi anche su un altro elemento che gioca a favore delle nuove generazioni: “I giovani non hanno tanti capitali a disposizione, ma hanno il tempo. Se voglio arrivare a 150.000 euro, con 20 anni di tempo, per arrivarci dovrei investire 300 euro al mese, su un arco di 30 anni mi bastano 107 euro, su 40 anni solo 40 euro circa. Allungando l’orizzonte d’investimento la cifra da mettere da parte mensilmente si va così a ridurre di quasi 8 volte”.
Ma cosa rende i pac in etf uno strumento così apprezzato dai nuovi investitori digital? “Il Covid e la volatilità degli ultimi anni hanno portato sempre più persone a interessarsi dei propri risparmi e il mondo digitale crea nelle persone una maggiore voglia di protagonismo in prima persona rispetto al passato, gestendo i risparmi anche in maniera programmata con dei pac in etf”, sottolinea Vincenzo Tedeschi, amministratore delegato di Directa Sim, che nel 2021 era stata la prima in Italia a proporre pac in etf senza commissioni.
Oltre alla semplicità e ai bassi costi (molti saving plan non presentano commissioni), un elemento chiave è l’accessibilità anche con capitali esigui. “Il pac calza a pennello per i giovani che hanno una buona propensione al risparmio e allo stesso tempo devono fare i conti con disponibilità limitate - spiega Pietro Di Lorenzo, analista e fondatore di SosTrader - . Questa sorta di investimento 'a rate’ permette tramite versamenti mensili di spalmare il rischio sul lungo periodo e superare i limiti del market timing che statisticamente porta il 90% dei retail a perdere soldi”.
Un esempio lampante è quanto successo nel 2022 con mercati ribassisti che hanno indotto molti investitori a tirare i remi in barca. “Nel 2022 tutto è andato giù e tante persone sono uscite dagli investimenti - argomenta Saldutti di Scalable Capital - mentre i nostri clienti che avevano impostato un pac hanno continuato a investire e ora con mercati ripartiti queste persone stanno beneficiando di aver preso posizione senza farsi spaventare". "Il pac ti dà disciplina evitando di essere divorati dalle dalle sirene".
Più consapevolezza
L’Italia è uno dei mercati con costi di accesso ai prodotti d’investimento tra i più alti d’Europa. Sui pac è fondamentale che tali costi siano ridotti al minimo in quanto vengono sovente investite piccole cifre. Su un investimento di 50 euro, una commissione standard di 5 euro va a bruciare il 10% dell’investimento.
Costi che vanno a impattare non poco sui rendimenti soprattutto quando si guarda al lungo periodo. “La gestione attiva ha un costo importante in Italia, in media il 2% all'anno sull'azionario rispetto allo 0,3% di costo medio annuo di un etf – rimarca Emanuele Agueci, country manager di Trade Republic - una differenza di costo abissale che ha un impatto concreto sul valore dei risparmi nel lungo periodo”. “Troppi italiani si fidano ciecamente delle soluzioni a gestione attiva, ma questo è conseguenza della purtroppo ancora bassa educazione finanziaria”, aggiunge l’esponente della fintech tedesca che in Italia vede oltre la metà dei propri clienti con un pac attivo (percentuale che sale se si considerano gli under 35).
Dai dati riferiti a We Wealth da Scalable Capital e da Trade Republic, entrambe le piattaforme vedono una larga fetta di giovani tra i propri clienti. Nella selezione degli Etf da inserire nei pac le esposizioni predilette sono quelle allargate a indici quali l’Msci World, S&P 500 o MSCI Emerging Markets. La preferenza delle nuove generazioni va per l'azionario, ma non mancano le esposizioni all'obbligazionario globale.
I protagonisti della digital revolution
La digital revolution ha attecchito in particolare modo in Germania in scia alla diffusione dei piani di risparmio in etf e di portafogli modello anche per i retail. La Germania è così diventando il più grande mercato etf in Europa con una quota del 27% (dati Blackwater Search & Advisory) e oltre 4 milioni di pac in etf sottoscritti. Il boom tedesco e l’appeal dei saving plan stanno portando gli emittenti di etf a guardare alla distribuzione digitale come un canale chiave per intercettare gli investitori retail. BlackRock a inizio anno ha stretto un accordo con il neobroker olandese Bux per lanciare saving plan in etf in otto paesi europei, compresa l’Italia. La stessa BlackRock dal 2017 ha partecipato a più round di finanziamento di Scalable Capital, neobroker che ha superato il muro del milione di piani di risparmio in Europa e ha superato i 10 mld di euro di asset.
Anche player da poco entrati nel mercato etf come Axa IM intendono stringere accordi con neobroker e robo-advisor per distribuire i propri etf. Una strada differente è invece quella che sta seguendo Vanguard con il lancio lo scorso anno di un servizio di portafogli modello per gli investitori retail tedeschi.
Tornando al mondo delle fintech, ultima in ordine di tempo ad aprire le porte ai cloni è Revolut che lo scorso mese ha stretto un accordo con la tedesca Upvest per offrire ai propri clienti 155 etf azionari, obbligazionari e su materie prime. Anche i giocatori tradizionalmente non fortemente coinvolti negli etf si stanno posizionando. M&G Wealth si è recentemente alleata con Moneyfarm lanciando &me, una piattaforma di investimento con sei portafogli a base di etf.