Anno dopo anno gli Etf continuano ad erodere quote di mercato ai fondi comuni attivi, principalmente a vantaggio degli approcci passivi. Parallelamente negli ultimi anni sta assumendo dimensioni rilevanti la quota di flussi verso gli Etf attivi, ossia fondi quotati in borsa che non si limitano a replicare passivamente un determinato indice, ma prevedono la presenza di un gestore o team di gestione che investe su un portafoglio di titoli seguendo un criterio di selezione indicato nel prospetto informativo.
Sono ben 1.878 gli Etf gestiti attivamente quotati a livello globale.
L’aumento dell’offerta, avvenuto soprattutto negli ultimi tre anni, ha dato agli investitori una maggiore consapevolezza della possibilità di avere un approccio attivo anche nel campo degli Etf, giovandosi di costi inferiori rispetto a quelli dei fondi attivi classici. La forte espansione degli Etf attivi si spiega anche con il brusco cambio di politica monetaria da parte della Fed e delle altre banche centrali che ha scatenato la volatilità in tutte le asset class, aumentando l’attrattiva delle strategie attive. Nel 2022 circa il 62% dei cosiddetti fondi core attivi a grande capitalizzazione ha sovraperformato l’S&P 500, la percentuale più alta dal 2005.
Sponda al boom degli Etf attivi arriva dal fenomeno delle conversioni: l’anno scorso negli Stati Uniti ben 13 diversi emittenti hanno eseguito più di 20 miliardi di dollari in conversioni da fondi comuni a Etf e quest’anno si stima che altri 15 emittenti dovrebbero completare delle conversioni da fondi a Etf per complessivi 20 miliardi di dollari.
Il trend di crescita appare destinato a continuare di pari passo con una offerta sempre più varia. Secondo Bryon Lake, global head of Etf Solutions di JP Morgan, entro 5 anni gli Etf attivi arriveranno a masse gestite pari a 3.000 miliardi di dollari, ossia oltre otto volte quelle attuali.
Il boom oltreoceano
Il successo dei cloni a gestione attiva è evidente soprattutto negli Stati Uniti dove il 14% degli 620 miliardi di dollari di afflussi sugli Etf nel 2022 è andato verso prodotti a gestione attiva e in questo inizio di 2023 questa tendenza si è accentuata. Addirittura a febbraio gli Etf gestiti attivamente hanno registrato afflussi netti per circa 9 miliardi negli Usa, complice anche la discesa in campo di Morgan Stanley, mentre le loro controparti gestite passivamente hanno registrato deflussi netti per 6,5 miliardi secondo i dati Morningstar che evidenziano come quattro player – Dimensional, JP Morgan Asset Management, Avantis Investors e Capital Group – stanno catalizzando il 79 per cento dei flussi sui prodotti quotati a gestione attiva negli ultimi 12 mesi.
Al veloce diffondersi degli Etf attivi si è accompagnato anche un differente mix: se nel 2017 l’obbligazionario faceva la parte del leone tra gli Etf attivi, nel corso degli anni gli azionari hanno recuperato arrivando al sorpasso nel 2022 con 164 mld di dollari di AuM rispetto ai 139 mld degli Etf attivi obbligazionari (dati ISS Market Intelligence).
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Non mancano le incognite
I numeri dimostrano anche come sia sbagliato aspettarsi che gli Etf attivi vadano a controbilanciare in toto i deflussi da fondi comuni attivi. Gli esperti di ISS Market Intelligence sottolineano come per gli Etf attivi si profilano ostacoli simili a quelli dei prodotti a gestione attiva in generale. “I gestori di Etf attivi senza risultati a lungo termine nel quartile superiore e commissioni nel quartile inferiore faranno fatica ad attrarre asset, proprio come hanno fatto nell’arena dei fondi comuni – asseriscono Christopher Davis e Alan Hess di ISS MI – e in aggiunta affronteranno nuove sfide. Competere come Etf renderà ancora più esplicito il confronto con gli Etf passivi a basso costo”.
In aggiunta, i gestori attivi andranno incontro ad una forte concorrenza e questo porterà alla necessità di attaccare il mercato con le idee su cui sono più convinti. Pertanto, distinguersi come Etf potrebbe benissimo diventare più difficile, non più facile.
In Europa la diffusione degli Etf attivi è al momento meno impetuosa ma sta avanzando di pari passo con un’offerta crescente. Ai 2,23 mld di dollari di net inflow nel 2022 si sono aggiunti 917,7 mln nei primi due mesi del 2023 (dati Morningstar). “Ci sono indicazioni che gli investitori in Europa stanno iniziando a guardare più da vicino agli Etf attivi, in quanto possono offrire il meglio sia del mondo passivo che di quello attivo”, afferma Fabrizio Zumbo, director European Asset & Wealth Management research and consulting presso Cerulli Associates.
“Le strategie Etf attive – aggiunge Zumbo – sono particolarmente adatte ad aiutare gli investitori a costruire la parte core dei loro portafogli e alcuni dei più grandi nomi del risparmio gestito sono entrati nello spazio europeo negli ultimi anni nel tentativo per trovare una differenziazione più attraente per le loro proposte di valore”.
Anche in Italia i numeri sono relativamente piccoli, ma le masse gestite crescono a ritmo elevato: Etf attivi sono arrivati ad avere AuM pari a circa 3,6 mld nel 2022 dai 2,3 mld del 2021, con numero Etf attivi passato da 52 a 65. E negli ultimi mesi sono arrivati nuovi player focalizzati sui replicanti a gestione attiva come Axa IM e Investlinx, mentre colossi quali JP Morgan stanno allargando a spron battuto la gamma di Etf attivi.