Doppia imposizione, come funziona in Italia?

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L’Italia prevede la possibilità di attenuare il fenomeno della doppia imposizione internazionale con un meccanismo noto come “netto frontiera”. Di cosa si tratta e come vengono tassati i dividendi esteri? Intervista a Riccardo Ubaldini, partner di BonelliErede.

In che modo vengono tassati i dividendi esteri?

“I dividendi percepiti da un soggetto residente in Italia al di fuori di un esercizio di impresa, sono tassati al 26% a prescindere dall’entità della partecipazione, senza distinguere tra qualificata e non qualificata. Tuttavia, deve comunque trattarsi di una partecipazione che dà luogo a dividendi, vale a dire una partecipazione al capitale o al patrimonio di un soggetto estero. Inoltre, la remunerazione deve essere totalmente indeducibile nelle mani del soggetto emittente che la eroga. La tassazione del 26% a titolo d’imposta che preleva lo Stato italiano solitamente si coniuga con l’imposizione alla fonte che preleva lo Stato di residenza della società emittente, la ritenuta alla fonte. Questo crea il fenomeno della doppia imposizione internazionale, che consiste nel tassare lo stesso reddito due volte, da parte di due Stati diversi, nelle mani dello stesso soggetto. Lo Stato di residenza deve dunque fare qualcosa per rimuovere un fenomeno che altrimenti scoraggerebbe l’investimento all’estero”.

Cosa fare in caso di doppia imposizione?

“I trattati contro le doppie imposizioni che legano l’Italia con i diversi paesi dove può essere diretto l’investimento dei propri residenti, prevedono la riduzione dell’aliquota che può essere prelevata sui dividendi corrisposti ai propri soggetti residenti. Questo è già un primo modo per alleviare, ma non rimuovere del tutto, la doppia imposizione. In altre parole, la ritenuta d’imposta prevista dalla legislazione dello Stato della società emittente deve essere ridotta in ossequio al dettato convenzionale siglato con l’Italia. Quest’ultima, unilateralmente, prevede la possibilità di attenuare la doppia imposizione con un meccanismo noto come netto frontiera. Questo consente all’intermediario residente che interviene nella riscossione del provento di applicare l’imposta secca del 26% su un importo – quello del dividendo percepito – al netto delle imposte prelevate dallo Stato di residenza dell’emittente. Ovviamente, essendo un meccanismo che coincide con una deduzione delle imposte estere dalla base imponibile su cui insiste l’imposta italiana, rimuove parzialmente la doppia imposizione. La rimozione completa comporterebbe la concorrenza del dividendo alla formazione della base imponibile del soggetto residente e la fruizione di un credito d’imposta pieno”.

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